Attualità - 26 febbraio 2025, 08:26

Moscato d'Asti, Cia Cuneo, Asti e Alessandria: "Contrari all'estensione della zona d'origine"

Il giudizio è maturato al termine di un affollatissimo incontro con le aziende e gli operatori del settore promosso ieri sera da Cia Agricoltori italiani nella propria sede interzonale di Castelnuovo Calcea

Cia Agricoltori italiani delle province di Cuneo, Asti e Alessandria, insieme a Cia Piemonte, esprimono parere negativo alla richiesta di allargamento della zona d’origine del Moscato d’Asti avanzata dal Comune di Asti e che verrà discussa nella prossima assemblea del Consorzio di tutela del Moscato d’Asti martedì 4 marzo.

Il giudizio è maturato al termine di un affollatissimo incontro con le aziende e gli operatori del settore promosso ieri sera da Cia Agricoltori italiani nella propria sede interzonale di Castelnuovo Calcea.

"È emerso, pressoché all’unanimità – sintetizza il presidente regionale di Cia Piemonte, Gabriele Carenini -, che non c’è al momento nessuna necessità di allargare l’area di origine del Moscato d’Asti, sia perché non lo richiede il mercato, sia perché mettere mano ad una modifica di questo genere significherebbe creare un precedente dalle conseguenze difficilmente controllabili, tenendo conto delle successive richieste che potrebbero manifestarsi da parte di altre realtà analoghe".

Il presidente provinciale di Cia Alessandria Asti, Daniela Ferrando, il direttore provinciale di Cia Alessandria Asti, Paolo Viarenghi e il direttore provinciale di Cia Cuneo, Igor Varrone osservano come i produttori abbiano manifestato serie preoccupazioni sul futuro del comparto nel caso venissero scardinate le fondamenta del Consorzio, non tanto per la cinquantina di ettari in ballo con l’eventuale estensione della zona di origine, quanto per l’“effetto domino” che potrebbe derivarne, non ultimo sul piano delle “tentazioni” che potrebbero generarsi sul mercato dei terreni, con effetti imprevedibili.

Prima di allargare l’area, è stato detto, qualora il mercato auspicabilmente lo richieda, si pensi piuttosto ad aumentare il prezzo delle uve, oppure ad utilizzare i molti terreni non vitati o a gerbido nel territorio del Consorzio.

Il “no” alla richiesta del Comune di Asti, ha spiegato l’avvocato Saverio Biscaldi, consulente Cia nel settore vitivinicolo, non può  comportare né l’eliminazione del nome Asti dalla denominazione del Moscato, né un “vulnus” giuridico passibile di ricorso, peraltro già respinto dalla sentenza del Consiglio di Stato nel 2015.

Chiuse le porte all’estensione dell’area di origine, è stata comunque ribadita la necessità di richiamare l’attenzione sulla situazione del comparto, rilanciando la proposta di organizzare gli Stati generali del Moscato d’Asti, un’occasione che permetterebbe di ragionare non solo sui problemi contingenti, ma soprattutto sulla programmazione, con tutti gli attori protagonisti del settore, dalla produzione, all’industria, alla politica.

"Ci sono temi come l’imbottigliamento fuori regione, la valorizzazione dei vigneti eroici, la costituzione di nuovi tavoli di filiera, l’attenzione ai prodotti a basso tasso alcolico – ha detto Varrone -, che richiedono un confronto urgente a tutti i livelli, perché le decisioni, come le non decisioni di oggi, impatteranno fortemente sul futuro del comparto".

c.s.