E’ stato sufficiente attraversare il Circolo Polare Artico per entrare in “altro mondo”. Non so se quando un allievo di Aristotele, intorno al 200 a.C. tracciò per primo i paralleli e i meridiani avesse la contezza che quello del Circolo Polare a 66°33’49’’ di latitudine nord segnasse un confine non solo immaginario o disegnato sulle carte geografiche ma l’ingresso in un regno dove tutto si trasforma.
“Abbiamo voluto fare questa premessa perché fino a quel punto di neve ne abbiamo vista molto poca, anzi la pioggia con effetto gelicidio era la costante, ma da quel punto, nell’arco di pochissimi km tutto è cambiato, la neve ricopre ogni cosa, il freddo la incolla ai rami là dove sembra impossibile che dei cristalli possano attecchire, eppure qui succede, “nonno gelo” qui impone le sue regole e non teme nessuno, noi umani possiamo solo adattarci e rispettarlo”.
Così Teresio Panzera racconta l’ingresso nel regno del Grande Nord, ma per Giovanni, cicloviaggiatore cuneese che sta compiendo la sua ennesima grande avventura con l’obiettivo di raggiungere il mitico Capo Nord in inverno a bordo della sua bicicletta la storia è ben diversa.
“Pensavo che il cambiamento climatico avesse condizionato anche queste terre estreme ma come ha detto Teresio da quando ho superato il Circolo Polare Artico sono entrato in un territorio dove le strade sono un nastro ghiacciato e solo grazie alle ruote con pneumatici chiodati posso procedere, altrimenti sarebbe impossibile.
Per essere onesto oggi (3 marzo) dopo due giorni di nevicate pensavo di dover affrontare una strada perlomeno con un leggero strato di neve così da avere una maggiore aderenza, invece mi sono trovato a dover affrontare un nastro completamente ghiacciato dove precedere richiede moltissima attenzione specie su queste strade che sono caratterizzate da continui saliscendi quasi sempre ripidi.
Di mettere piede a terra non se ne parla perché è talmente scivoloso che non ci si regge in piedi e quindi è più sicuro fare affidamento ai chiodi delle mie ruote.
Ho dovuto abbassare notevolmente la pressione dei copertoni per far si che i chiodi abbiano la massima aderenza, e poi guidare con la massima attenzione senza fare bruschi movimenti così da mantenere in equilibrio la bicicletta. Mi rendo conto che oltre alla preparazione fisica in questo caso è importantissima la preparazione mentale, perché pedalare e guidare la bicicletta su questo tipo di terreno richiede una altissima concentrazione.
Se devo essere sincero oggi era stato decretato un allarme di pericolo proprio per le condizioni molto pericolose e mi era stato consigliato di non partire ma con molta attenzione ed equilibrio sono riuscito concludere la tappa”, stanco non solo fisicamente ma anche mentalmente.
A parte queste condizioni ambientali che Giovanni sapeva di dover incontrare l’ambiente aspro, severo ma estremamente affascinante regala al cicloviaggiatore cuneese emozioni uniche. E lui stesso a raccontarle: “Pedalo in un ambiente unico che mi rapisce, metro dopo metro, km dopo km. Il silenzio è estremo, rotto soltanto dal vento che fa cadere dagli alberi un po' di neve, leggerissima, impalpabile. Il freddo certo la fa sempre da padrone e ora pedalo costantemente a una temperatura di 10° sotto zero però l’abbigliamento che indosso, frutto di molti anni di esperienza maturata in questi territori del Grande Nord, mi permette di affrontarlo con una certa sicurezza, non sono qui ha sfidare “nonno gelo” ma a dimostrare che un sogno come quello che sto affrontando, con la giusta preparazione e con una grande esperienza e tanta forza di volontà si può realizzare. Del resto il progetto “Pedalando tra le aquile” che sto portando avanti dal 2019 è proprio questo: una grandiosa idea che da un sogno ha raggiunto orizzonti incredibili.
Percorrendo la strada che mi porta verso Capo Nord attraverso la Finlandia, di grandi centri abitati non ne incontro,, sono perlopiù piccoli paesini con poche case in cui abitano persone molto accoglienti e disponibili, sempre pronte a aiutarmi e regalarmi un sorrido o un gesto di saluto mentre spalano la neve dalle loro case, altri nei momenti di sosta mi chiedono prima di tutto da dove vengo, poi il desiderio di fare un selfie ricordo e dove possono seguire la mia avventura, poi una pacca sulle spalle e riparto. Queste sono cose che riempiono il cuore e mi danno sempre più forza e coraggio per continuare in questa nuova grande avventura”.
“Poi è la vicinanza dei miei storici “compagni di viaggio”: la Famiglia Merlo, l’ATL del Cuneese, la famiglia Tardivo della CBT Italia, la famiglia Ricca della THOR, il Comune di Cuneo “Città Alpina” che pur non essendo fisicamente con me, da sempre collaborano affinché questo progetto si possa compiere senza dimenticare le moltissime persone che attraverso i social mi sono accanto con una parola di incoraggiamento e sostegno”.
L’ago della bussola punta verso Nord proseguendo il viaggio inoltrandomi sempre più nel cuore gelido della Finlandia per pedalare verso il mitico Capo Nord.