Due anni per il primo imputato, un operaio classe 1964, residente a Bra, difeso dall’avvocato Giorgia Montanara. Due anni e due mesi di reclusione per il secondo, un collega del primo, classe 1986, residente a Cherasco, difeso dall’avvocato Roberto Ponzio.
Sono le richieste di condanna che il pubblico ministero Davide Lucignani ha chiesto nei confronti dei due soggetti imputati nel procedimento in corso in Tribunale ad Asti – giudice Beatrice Bonisoli – per indebite appropriazioni di beni secondo la stessa Procura i commesse presso nuovo ospedale di Verduno.
La richiesta è arrivata ieri (martedì 4 marzo), nell’ultima udienza del procedimento con giudizio abbreviato tenuta presso il palazzo di giustizia astigiano.
Nei confronti del primo imputato pesano due capi imputazione: per peculato, in quanto nel febbraio 2023 avrebbe sottratto dal complesso del nuovo ospedale due televisori da 24 pollici di marca Samsung, una lavastoviglie, due water con copri-water e il rubinetto di lavandino; la seconda imputazione è per truffa, in quanto nel maggio 2022 sarebbe stato sorpreso a "bollare" per prendere servizio, salvo poi allontanarsi a bordo dell’auto di servizio, andando prima a casa sua, quindi in un bar, poi presso una ferramenta, per scopi estranei alle necessità di servizio.
Medesime imputazioni – cui si aggiunge quella di falso – per il 39enne cheraschese. Anche lui è accusato di aver sottratto beni (nel suo caso tre televisori 24 pollici Samsung, uno scaffale con 25 piani e un condizionatore LG dotato di motore e relativo split) e pure di aver abbandonato il luogo di lavoro a bordo dell’auto di servizio, recandosi ad Alba, prima presso un bar e poi presso l’abitazione di un altro soggetto, non provvedendo a "sbollatura" e senza darne atto nell’apposito registro, al fine di effettuare commissioni private. L’accusa di falso riguarda invece l’aver omesso di essere stato sottoposto a un precedente procedimento penale, allorquando compilò la domanda del concorso pubblico col quale sarebbe stato poi assunto dall’azienda sanitaria.
Il procedimento è stato aggiornato per repliche all’udienza fissata al prossimo 15 aprile.
"Secondo noi – dichiara l’avvocato albese Roberto Ponzio, difensore di uno degli imputati – non può sussistere il reato di peculato perché quei beni non possedevano alcun valore economico. Erano destinati a una procedura di messa in fuori uso e accatastati in un’area per lo smaltimento. Va anche rimarcato come la denuncia come non provenga dall’Asl, ma da soggetti con cui c’erano forti tensioni lavorative e gravi inimicizie".