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Cronaca | 11 marzo 2025, 19:17

Aggressione omofoba in Cuneo Vecchia: condannato l'assalitore che prese a calci e pugni un ragazzo

Il giudice nella sentenza parla di violenza per l'orientamento sessuale della vittima. Di contro, l'imputato tramite il legale si difende prendendo le distanze: "Non è un soggetto omofobo"

Immagine di repertorio

Immagine di repertorio

Era il 19 febbraio 2023 e, quella sera, Dimitri e un gruppo di altre tredici persone era stato invitato a festeggiare il compleanno di un’amica. Il tema scelto per la festa, che prevedeva anche il dress code, era “Anni Novanta e unicorni”. 

Nel gruppo c'era chi indossava una tuta da unicorno, con parrucca colorata e sopra il corno, mentre Dimitri aveva un cerchietto bianco con sopra un corno e le orecchie. 
Assieme a loro, in un altro tavolo di un locale in Cuneo Vecchia, era seduto da solo un ragazzo con le cuffiette alle orecchie. DImitri racconta di aver ricevuto della lementele da uno dei suoi amici, perché quel ragazzo aveva fatto qualche commento sul suo abbigliamento: lui non lo conosceva e non lo aveva mai visto prima. 

Dopo la mezzanotte, parte della comitiva si spostò in un altro locale e il programma prevedeva che Dimitri, rimasto lì insieme ad altri amici, li avrebbe raggiunti più tardi. Poco dopo, il gruppo si alzò e mentre una di loro stava pagando alla cassa, il ragazzo, all’esterno del locale iniziò ad essere preso a parole da quel ragazzo con le cuffiette. 

Gli urlò "Ricchione!” e Dimitri a sua volta rispose: “Sì, sono ricchione. Hai qualche problema?”. A quel punto il trentenne si avvicinò e continuò a prenderlo in giro. Dimitri gli disse di non toccarlo e lui lo colpì con un pugno sulla spalla buttandolo a terra. Venne preso a calci sulla schiena e a pugni, tanto che la prognosi fu di 15 giorni. Mentre veniva picchiato, il suo aggressore urlava anche delle parole che però, il ragazzo oggi non ricorda.  

Al riconoscimento dell'aggressore, che fu poi denunciato, si arrivò tramite il suo profilo social: Sofian Bouaki, di origini marocchine classe 1992. 

Rinviato a giudizio in tribunale a Cuneo con l’accusa di lesioni aggravat, è stato processato con rito abbreviato. Bouaki, assistito dall’avvocato torinese Antonino Laganà, è stato condannato a 10 mesi di reclusione oltre al risarcimento danni di 6.000 euro in favore della vittima, che ha deciso di costituirsi parte civile con il legale del foro di Alessandria Sergio Favretto.  

Il giudice Emanuela Doufur, in sentenza, ha definito il gesto “aggravato per essere stato commesso per futili motivi, atteso che l’imputato ha pronunciato frasi chiaramente denigratorie dell’orientamento sessuale della persona offesa, che indicano la finalità discriminatoria dell’aggressione”.

“Nel caso in esame - commenta il legale Favretto-, si hanno frasi denigratorie, critiche e sarcastiche, offensive della dignità della persona, frasi che costituiscono le premesse e il contesto motivazionale per le violenze, lesioni, contusioni e percosse gravi e severe poi inferte al Dimitri. Va sottolineato come ad oggi, anche dopo il decreto legislativo 1 marzo 2018 n. 21, sono ancora penalmente irrilevanti le condotte discriminatorie basate sull’orientamento sessuale o sulla identità di genere, a meno che queste condotte concretizzino fattispecie penalmente rilevanti come minaccia, lesioni, percosse, violenza privata, omicidio e rapina e altro. Manca oggi una tutela penale specifica, rafforzata, come invece esiste in vari paesi europei. Abbiamo solo ipotesi di aggravamento delle fattispecie”. 

Tramite il suo avvocato, Bouaki fa sapere di prendere le distanze da ogni inclinazione omofoba. “Stiamo valutando di  proporre appello contro la sentenza - spiega Laganà raggiunto telefonicamente - Ci sono alcuni aspetti che non rientrano. Il mio cliente non si sente un soggetto omofobo, anzi prende le distanze da quelle situazioni. È l’origine dei fatti che ci lasci perplessi”. 

A sostegno di Dimitri, è intervenuto anche l'Arcigay Grandaqueer LGBT+, che fa sapere tramite un comunicato di aver contribuito alla comunicazione tra l'aggredito, istituzioni sanitarie e la Questura. 

"Come associazione e persone LGBT+ siamo felici di vedere come questi servizi si dimostrino ricettivi ed efficienti, quando la persona ha la forza e la possibilità di denunciare, accedendovi - scrive il direttivo- [...]. Questo episodio ha dimostrato che oltre la violenza c'è il sostegno, morale e materiale, per liberarsene: Dimitri ha dato un esempio, che vogliamo veder seguito da più persone.  Denunciate, chiedete aiuto, cogliete l’opportunità di liberarvi dalla vergogna e dal peso della discriminazione: noi saremo sempre presenti ad accogliere e facilitare, a offrire quegli strumenti di cui noi stess+, in alcuni momenti delle nostre vite, abbiamo avuto disperatamente bisogno". 
 

CharB.

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