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Agricoltura | 14 marzo 2025, 18:53

I dazi Usa sui grandi vini piemontesi: per il barolista Claudio Conterno "una minaccia che può diventare opportunità"

Il presidente provinciale della Confederazione Italiana Agricoltori non si scompone: "Abbiamo affrontato tante crisi, dobbiamo imparare ad ampliare gli orizzonti e a raccontarci meglio"

L’export del vino piemontese si trova di fronte a una nuova sfida. Il presidente USA Donald Trump ha annunciato l’intenzione di applicare un dazio del 200% sui vini e prodotti alcolici europei, in risposta alle misure dell’Unione Europea sul whisky americano. Una prospettiva che rischia di mettere sotto pressione un settore già alle prese con un rallentamento nei mercati esteri.

Secondo i dati dell’Anteprima vendemmia 2024 dei Vignaioli Piemontesi, il Piemonte si conferma la seconda regione italiana per valore del vino esportato, con un fatturato estero di 1.248 milioni di euro, pari al 14% dell’export vitivinicolo nazionale. Circa il 60% della produzione viene destinata all’estero, con il 70% delle vendite rivolte ai paesi comunitari e il 30% al di fuori dell’UE. Tra questi, gli Stati Uniti rappresentano uno dei mercati più strategici.

L’ipotesi di nuovi dazi preoccupa gli operatori del settore, ma per Claudio Conterno, produttore di Barolo e presidente della CIA Agricoltori Italiani di Cuneo, è necessario mantenere la calma. “Non è ancora il momento di fasciarci la testa, perché mettere i dazi non è così facile come si vuol far credere e non è da escludere che si tratti di una mossa per ottenere qualcos’altro”, afferma Conterno. “Di certo, però, una tariffa del genere danneggerebbe non solo noi produttori, ma anche gli importatori americani, che si troverebbero costretti a rivedere le loro strategie di acquisto. Parliamo di un mercato che negli ultimi anni si è consolidato, ma che pesa comunque solo il 6% del nostro export. Sarebbe un colpo, ma non ci metterebbe in ginocchio. Se gli Stati Uniti si chiudono, il mondo è grande, e bisogna sapersi muovere”.

Conterno sottolinea anche come il settore del vino abbia affrontato difficoltà non solo economiche, ma anche psicologiche, a causa di normative sempre più stringenti sul consumo di alcol. “Negli ultimi mesi abbiamo visto come l’inasprimento dei controlli e la paura di sanzioni abbiano modificato le abitudini dei consumatori. Per due mesi, in Italia, la gente ha avuto paura di bere un bicchiere di vino al ristorante perché ovunque c’erano pattuglie a controllare. Questo crea insicurezza nei consumatori e va ad aggiungersi alle difficoltà di mercato”.

Ma secondo il presidente della CIA, questa fase può essere anche un’occasione di crescita. “Dobbiamo imparare a comunicare meglio il nostro vino e il nostro territorio. Non basta dire che il vino lo facevano i nostri nonni: dobbiamo raccontare tutto ciò che c’è dietro, dalla tradizione al lavoro in vigna, fino al valore culturale ed economico del nostro settore”.

Il barolista evidenzia anche il ruolo della politica in questo scenario: “Il mondo agricolo e vitivinicolo ha bisogno di una politica più vicina alla realtà quotidiana. I nostri rappresentanti spesso vivono lontani dai problemi concreti di chi lavora la terra, ed è fondamentale che capiscano le dinamiche del nostro settore per tutelarlo nel modo giusto”.

L’incertezza sui dazi si aggiunge a una fase già complessa per l’export del vino piemontese. Nei primi nove mesi del 2024, il settore ha registrato un leggero calo a valore (-0,4%), dopo che il 2023 aveva segnato una flessione più marcata, con un -6% nelle vendite oltre confine. Tuttavia, Conterno invita a guardare oltre: “Se da un lato il mercato americano è fondamentale, dall’altro il mondo è grande e i produttori devono tornare a esplorare nuove destinazioni. Il nostro vino ha un’identità forte, e questa è la nostra vera forza. Abbiamo passato crisi più difficili di questa. Serve sangue freddo e capacità di adattamento”.

Daniele Vaira

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