Non solo brividi, anche tanta simpatia con lo scrittore di noir Gino Marchitelli, ospite d’eccezione al Caffè letterario di Albedo nella serata di giovedì 13 marzo, presso la sala di BrArte, a Bra.
Il dibattito, moderato dalla giornalista Silvia Gullino e dal fiduciario di Slow Food Bra, Gianni Milanesio, si è sviluppato lungo le pagine del libro “Milano incidente mortale”, ispirato ad una storia vera.
Con il suo carisma di autore fuori dagli schemi, Gino Marchitelli è riuscito a sorprendere la platea, dimostrando vivacità intellettuale e una speciale capacità di entrare nelle pieghe della società moderna, svelandone contraddizioni e punti di rottura.
La splendida cornice della location, arricchita dalle opere esposte dell’artista Marta Valls, ha reso magica la serata che si è svolta alla presenza di un pubblico fortemente coinvolto, tra cui alcuni dei nomi più interessanti dell’attuale panorama narrativo locale come Ivana Gianmoena, Pino Berrino e Mauro Rivetti.
Tutto si è svolto in un’atmosfera piacevole a sfondo culturale con l’impeccabile lettura della pittrice Maura Boccato, tratta dal romanzo dello scrittore milanese, oltre agli interventi di Flavia Barberis, presidente di Albedo e di Agata Comandè, presidente di BrArte.
Gli applausi, i tanti sorrisi di consenso e gli abbracci finali, hanno premiato un format ben congegnato nei tempi e nei contenuti. Restate sintonizzati per i prossimi appuntamenti!
TRE DOMANDE (PIÙ 1) A GINO MARCHITELLI
Com’è iniziata la tua avventura di scrittore?
«In modo assolutamente casuale. Vittorio Agnoletto, medico del lavoro nella stessa azienda ENI per la quale lavoravo, mi propose di scrivere la triste storia degli operai delle piattaforme petrolifere. All’inizio, rifiutai la richiesta, ma di fronte alle sue insistenze, decisi di accettare per dimostrargli che non ne ero capace. Invece, nel 2011 realizzai il primo noir “Morte nel trullo” che parla dell’indagine del commissario Lorenzi e della giornalista Cristina per scovare un killer di pedofili. Da allora non mi sono più fermato, scoprendo che aveva ragione Agnoletto. Dovevo scrivere!».
Pagine grondanti di sangue, intrighi e colpi di scena, le malefatte della ‘Ndrangheta, perché piace tanto questo genere di storie?
«Il noir è diventato un genere letterario molto seguito, perché nel nostro Paese il delitto e l’indagine stuzzicano la fantasia e forse l’autoidentificazione del lettore nella ricerca di giustizia in un mondo che non eccelle certo per dare risposte positive ai drammi che si vivono da un po’ di anni a questa parte. Tuttavia, da noi si legge troppo poco e bisognerebbe incentivare la ripresa della lettura dei libri anche come momento di formazione personale e costruzione di nuove generazioni colte e dotate di senso critico personale, partendo dalle scuole».
Che cos’è un giallo per la gente?
«Il giallo in sé non è una categoria reale di letteratura, nasce con il “giallo Mondadori” delle copertine. All’interno del mondo dell’indagine, le categorie sono molte e ben definite: c’è il noir, il thriller, l’hard-boiled, il polar e lo spy-story. Per quanto riguarda il noir, in modo particolare quello di scuola italiana, possiamo dire che è contraddistinto dal delitto che accade nelle prime trenta pagine del romanzo, si conosce l’assassino da subito e la narrazione segue le indagini di colui che cercherà di risolvere il caso. Diciamo che il noir mette il lettore a fianco dell’investigatore, quasi fosse un suo collaboratore e “insieme” vanno alla ricerca di movente e criminale».
Che cosa bisogna aver fatto, letto, vissuto per scrivere libri così ricchi di intrecci e pathos?
«Le mie storie nascono osservando e studiando i fenomeni e gli accadimenti che abbiamo intorno, dalla vita della persona semplice, alla follia, al femminicidio, alla generosità, alla voglia di un mondo migliore. Come una spugna, ascolto spesso le conversazioni tra le persone, le testimonianze che sempre più spesso diversi individui mi vengono a raccontare, il lavoro di comitati contro i “mali” che ci affliggono (morti di amianto, corruzione, violenza) e li trasformo in romanzi per fare in modo che i lettori possano riflettere insieme a me e far crescere dentro una maggiore attenzione a ciò che ci circonda. Magari anche per cambiare le cose».
Un po’ di biografia
Luigi Pietro Romano Marchitelli, detto “Gino”, è milanese classe 1959. Ha lavorato per molti anni sulle piattaforme petrolifere della Saipem, come tecnico elettronico, oltre che nel campo delle energie rinnovabili e dell’impiantistica elettrica. Militante nella CGIL e in Democrazia Proletaria ha partecipato alle lotte dei lavoratori delle piattaforme petrolifere in mare. È membro del direttivo ANPI di San Giuliano Milanese, presidente dell’Associazione Culturale Il Picchio nonché organizzatore di diversi festival letterari. Ha ideato le figure del commissario Matteo Lorenzi e Cristina giornalista di Radio Popolare, protagonisti di libri di successo, come “Milano incidente mortale”, “Panico a Milano”, “Lago nero” e altri. Inoltre, è autore di romanzi noir che prendono spunto da episodi della 2ª Guerra Mondiale e dalle lotte operaie e studentesche degli anni ‘60, ‘70 e ‘80. Vanta decine di premi letterari internazionali. Come cantautore è stato premiato per una canzone dedicata a Peppino Impastato, una a Pino Pinelli e una per i 7 lavoratori morti alla Thyssen-Krupp.