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Cronaca | 18 marzo 2025, 18:41

Morto Chiruzzi, il bandito che porta con sé nella tomba i misteri del “caso Damiano”

Autore di numerose rapine era stato condannato a 14 anni – sentenza passata in giudicato - per omicidio preterintenzionale. Non ha mai voluto rivelare i nomi dei mandanti

Negli ambienti della mala lo chiamavano “Pan il Bello” o “Il solista del kalashnikov”.

Se n’è andato a 72 anni dopo aver trascorso anni e anni in carcere, Pancrazio Chiruzzi, personaggio che aveva occupato pagine e pagine di cronaca nera perché protagonista di rocambolesche rapine in Italia e in mezza Europa.

Sulle sue spalle anche un condanna a 14 anni per omicidio preterintenzionale che aveva portato alla morte, dopo l’attentato del 24 marzo 1987, l’allora presidente dell’Usl 63 di Saluzzo Amedeo Damiano. 

Originario della Basilicata, Chiruzzi aveva iniziato la sua carriera criminale nella Torino degli anni 60 per poi perfezionarla negli anni ‘70/80 collezionando una lunga serie di condanne. 

Ultimamente, uscito di carcere, aveva voluto raccontare in un libro le sue gesta criminali, suscitando le rimostranze dei familiari del dottor Damiano.

Dal lungo iter processuale in merito al “caso Damiano” era stato individuato – e per questo condannato – come il soggetto che aveva fatto da trait d’unione con i due sicari che avevano sparato al presidente dell’Unità Sanitaria locale.

Chiruzzi tuttavia, nonostante inconfutabili prove testimoniali, non ha mai voluto rivelare i nomi dei mandati dichiarandosi sempre estraneo alla vicenda.

Porta con sé nella tomba i segreti di uno dei grandi misteri di questa provincia.

 

 

 

GpT

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