Memoria e impegno, due parole da coniugare per fare squadra, in maniera compatta e trasversale, nel contrasto alla criminalità organizzata.
Nella XXX Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, venerdì 21 marzo la città di Bra è scesa in piazza Falcone e Borsellino, luogo simbolo di legalità e memoria.
Le scuole, l’amministrazione comunale, le forze dell’ordine e diverse associazioni, si sono ritrovate ancora una volta insieme per dire “no” alla mafia, per educare i giovani alla giustizia e alla responsabilità sociale.
Per il sindaco Gianni Fogliato, la memoria delle vittime non deve svanire, ma trasformarsi in un monito e in uno stimolo per costruire un futuro libero dalla paura e dall’oppressione della criminalità organizzata.
Organizzata dal Comune insieme alla Scuola di Pace, l’iniziativa si è conclusa con la lettura dei nomi delle vittime innocenti, compresi bambine e bambini, donne e anziani, morte di mafia fino ad oggi.
La storia della Giornata
Il 21 marzo è la Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, istituita per commemorare coloro che hanno perso la vita a causa della criminalità organizzata. Persone, rese vittime dalla violenza mafiosa, che rappresentano storie, impegno e coraggio. La Giornata è riconosciuta ufficialmente dallo Stato, attraverso la legge n. 20 dell’8 marzo 2017.
In questa giornata si promuovono iniziative culturali capaci di sensibilizzare le nuove generazioni sull’importanza del contrasto alle mafie e sulla difesa dei diritti umani, così come fa la rete Libera, fondata da don Luigi Ciotti, che ogni anno il 21 marzo ricorda con una cerimonia pubblica e ufficiale le vittime innocenti di tutte le mafie.
Perché il 21 marzo? È stata fatta una scelta simbolica: il primo giorno di primavera. Don Luigi Ciotti ha spiegato questa decisione nel libro L’amore non basta: «Avevamo scelto il primo giorno di primavera proprio per dare il senso di un impegno di lungo periodo. È a primavera che si gettano i semi, anche i semi di speranza, sapendo che andranno poi coltivati, con fatica, perizia e passione, perché diano frutto».