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Economia | 24 marzo 2025, 07:00

L'intelligenza artificiale è veramente di aiuto per l'istruzione?

L'intelligenza artificiale è veramente di aiuto per l'istruzione?

Ultimamente non si sente parlare che di intelligenza artificiale, che viene celebrata come una protagonista indiscussa in numerosi settori della società in cui viviamo. Tra questi, il mondo dell'istruzione è presentato come uno degli ambiti in cui il suo impatto potrebbe rivelarsi più profondo. Ma siamo sicuri che queste potenzialità dell’IA non siano in gran parte esagerate da un'industria tecnologica che cerca costantemente nuovi mercati da conquistare?

L'adozione dell'intelligenza artificiale nelle scuole e nelle università viene ormai presentata non come una questione di "se", ma di "quando" e "come", e spinge istituzioni educative verso investimenti costosi senza adeguate evidenze dei benefici reali. Gli strumenti basati sull'IA stanno già modificando le modalità di insegnamento e apprendimento, ma a quale prezzo? Questo cambiamento porta con sé sicuramente opportunità, spesso magnificate, ma anche sfide significative che vengono sistematicamente minimizzate nel dibattito pubblico.

Uno dei contributi più pubblicizzati dell'intelligenza artificiale all'istruzione è la presunta possibilità di personalizzare l'esperienza di apprendimento. I sistemi di tutoraggio intelligente dovrebbero adattarsi alle esigenze specifiche di ogni studente, ma quanto sono davvero "intelligenti" questi sistemi? Non rischiano di ridurre la complessità umana a una serie di parametri algoritmici, creando l'illusione di personalizzazione mentre in realtà standardizzano l'apprendimento secondo logiche prestabilite?

Gli algoritmi di apprendimento automatico analizzano le prestazioni in base a metriche quantificabili, ma l'educazione è un processo ben più complesso che non può essere ridotto a dati numerici. La continua misurazione e valutazione potrebbero inoltre aumentare lo stress negli studenti, già sottoposti a eccessivi carichi di aspettative in un sistema sempre più competitivo.

Da una parte è anche vero che l'integrazione dell'IA nell'istruzione non mira a sostituire gli insegnanti, ma piuttosto a trasformare il loro ruolo. Liberati da compiti ripetitivi come la correzione di esercizi o la gestione amministrativa, gli educatori possono oggi concentrarsi su aspetti più significativi del proprio lavoro: la guida, il mentoring e lo sviluppo del pensiero critico negli studenti.

L'intelligenza artificiale può fungere quindi da assistente per l'insegnante, e fornire dati e analisi che altrimenti richiederebbero molto tempo per essere raccolti ed elaborati. E l'IA può anche semplificare la collaborazione tra i prof, che possono condividere pratiche efficaci e risultati di apprendimento in modo più sistematico e accessibile.

C’è però un aspetto che non possiamo sottovalutare: l'idea che l'intelligenza artificiale possa democratizzare l'accesso all'istruzione di qualità appare semplicistica e ignora le profonde disuguaglianze strutturali. In molte parti del mondo, la carenza di infrastrutture basilari rende la discussione sull'IA nell'educazione quasi surreale. Come può una tecnologia avanzata colmare divari educativi quando mancano connessioni internet stabili, elettricità o persino edifici scolastici adeguati?

L'IA oltre l'aula: i fatti parlano chiari

L'influenza dell'intelligenza artificiale si estende ben oltre le tradizionali aule scolastiche, e ormai ha un impatto enorme anche in diversi settori correlati all'apprendimento. Nel campo della formazione professionale e continua, per esempio, l'IA sta rivoluzionando il modo in cui le persone acquisiscono nuove competenze e si adattano al mercato del lavoro in rapida evoluzione. I sistemi intelligenti basati su questa tecnologia possono suggerire percorsi formativi personalizzati basati sul profilo professionale di ogni persona e sulle tendenze del mercato.

Persino in ambiti apparentemente distanti come l'intrattenimento digitale, l'IA sta trovando applicazioni educative interessanti. Ad esempio, nel settore dei casinò online, piattaforme come BonusFinder Italia utilizzano algoritmi di apprendimento automatico per offrire esperienze personalizzate e, al contempo, promuovere il gioco responsabile attraverso moduli formativi adattivi che educano gli utenti sui rischi e le dinamiche del gioco d'azzardo.

Questi esempi dimostrano come l'intelligenza artificiale possa essere impiegata per scopi educativi anche in contesti non convenzionali, ma solleva ancor di più interrogativi sul confine tra educazione e marketing manipolativo.

Come non parlare delle questioni etiche sollevate dall'integrazione dell'IA nell'istruzione e in tutti gli altri settori? La massiccia raccolta di dati sugli studenti (e degli utenti in generale) pone molti "interrogativi" sulla privacy: rappresenta un'invasione sistematica della sfera personale di individui in formazione, spesso senza un reale consenso informato. I quadri normativi attuali sono drammaticamente inadeguati a proteggere gli studenti dalla sorveglianza pervasiva che questi sistemi comportano.

Anche il rischio di amplificare le disuguaglianze esistenti non è una semplice "preoccupazione" ma una certezza matematica se l'implementazione dell'IA seguirà le logiche di mercato dominanti. Le istituzioni privilegiate avranno accesso alle migliori tecnologie, mentre quelle marginali riceveranno versioni semplificate o obsolete, e si creerà un divario tecnologico che si tradurrà inevitabilmente in divario educativo.

Infine, la dipendenza tecnologica minaccia lo sviluppo di capacità critiche fondamentali. Un'istruzione mediata prevalentemente da algoritmi rischia di produrre individui abituati a delegare il pensiero critico a sistemi automatizzati, con conseguenze potenzialmente devastanti per il futuro della democrazia e della società civile.

Senza un ripensamento radicale delle priorità educative e senza un controllo democratico sullo sviluppo tecnologico, rischiamo di scivolare verso un'istruzione subordinata agli interessi dell'industria tecnologica piuttosto che ai bisogni reali degli studenti.

Questa complementarità richiederebbe un ripensamento profondo delle pratiche didattiche e dell'intero sistema economico che guida l'innovazione tecnologica. Gli educatori di domani dovranno essere alfabetizzati digitalmente ma anche politicamente consapevoli per resistere alla colonizzazione dell'educazione da parte di logiche puramente commerciali.

Per realizzare un potenziale autenticamente positivo, è necessario un approccio critico e democratico che sottoponga la tecnologia a un controllo pubblico rigoroso e che riaffermi il primato dei valori educativi sulle logiche di mercato. Solo così potremo evitare che il sistema educativo del XXI secolo diventi un'appendice dell'industria tecnologica, preservando invece il suo ruolo fondamentale di formazione di cittadini critici, consapevoli e pienamente umani.

Ricky Garino

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