Attualità - 27 marzo 2025, 07:00

Il vescovo di Alba, Monsignor Brunetti: "Accogliere è un dovere della città intera, non solo della Chiesa" [INTERVISTA]

Il punto di partenza è il ruolo della comunità nei momenti di fragilità: "Senza i volontari, la maggior parte dei progetti non sarebbe possibile. E ora serve attenzione anche sul lavoro e sulla dignità delle persone"

Accoglienza, collaborazione, senso di comunità. In un tempo segnato da nuove e vecchie fragilità, la città è chiamata a interrogarsi sul proprio ruolo. La firma del nuovo protocollo tra Comune, Caritas e Consorzio socioassistenziale per la gestione dei servizi di prima e seconda accoglienza è solo uno dei segnali di una volontà più ampia: quella di camminare insieme, istituzioni e cittadini, per non lasciare indietro nessuno. Lo sa bene monsignor Marco Brunetti, vescovo di Alba, che in queste settimane sta completando la visita pastorale nella vicaria del Roero e che, tra un incontro nelle parrocchie e una visita alle aziende del territorio, invita a non perdere di vista il cuore della vita: le persone.

 Partiamo da questo nuovo accordo.

"È un passo concreto, ma anche un gesto altamente simbolico: l’accoglienza è oggi uno dei compiti più importanti per una città. Questo accordo non nasce dal nulla: è il rinnovo e il rafforzamento di una collaborazione già avviata in passato, ma che oggi si arricchisce di nuovi elementi. La nuova amministrazione ha ripreso in mano con attenzione la questione, e insieme abbiamo lavorato per portare in porto un’intesa che prevede alcune importanti novità operative."

Quali sono gli elementi di novità più significativi?

"Innanzitutto, l’impegno della Caritas a mantenere aperto il centro di accoglienza in via Pola anche nel mese di agosto. In passato, proprio in quel periodo, si erano create situazioni di emergenza a cui era stato necessario far fronte con soluzioni provvisorie, come l’apertura della palestra scolastica. Inoltre, tra pochi giorni saranno terminati i lavori di ampliamento della struttura: passeremo da 18 a 24 posti letto. Accanto a questi, ci sono altri 9 posti dedicati alla seconda accoglienza, gestiti insieme al Consorzio. E naturalmente prosegue anche il lavoro dell’Emporio solidale di corso Cillario, che rappresenta una risorsa preziosa per circa 450 famiglie del territorio."

Lei parla spesso di lavoro di squadra. In cosa consiste, nel concreto, questa rete?

"Vuol dire superare i confini tra enti, ruoli, competenze, per mettersi insieme e rispondere a un bisogno che riguarda tutta la comunità. Non è solo compito della Chiesa farsi accogliente, è un dovere condiviso. Il protocollo dice proprio questo: che è possibile collaborare su singoli progetti, su casi specifici, ma anche costruire insieme percorsi di autonomia per le persone accolte. Camminare con loro, perché possano, un giorno, camminare con le proprie gambe."

Pensa che queste misure siano sufficienti per rispondere alle fragilità del territorio?

"Alcuni momenti dell’anno sono più critici di altri, ma quello che è certo è la volontà di collaborare e, se necessario, trovare soluzioni integrative. Lo spirito dell’intesa è chiaro: affrontare insieme le emergenze, ma anche immaginare un futuro più stabile per le persone in difficoltà. E questo passa anche dalla questione abitativa, che resta una delle sfide più complesse."

Molto si deve ai volontari.

"Senza i volontari, né il centro di via Pola né l’Emporio solidale sarebbero sostenibili. Sono loro che rendono possibile tutto questo. Mi fa molto piacere vedere tante persone che si rendono disponibili, che offrono tempo ed energia per aiutare chi ha bisogno. È un segno di una comunità viva, partecipe, attenta."

In queste settimane sta visitando le parrocchie del Roero. Che realtà ha incontrato?

"È una vicaria molto viva. Ho incontrato parrocchie con una buona partecipazione e un forte senso di appartenenza. Sto conoscendo anche realtà produttive interessanti: ad esempio, ho visitato un’azienda che si occupa di confezionamento di uova con 100.000 galline:  un’esperienza davvero particolare! E tra le realtà produttive che sto incontrando, c’è anche una grande attenzione a quanto sta accadendo alla Diageo di Santa Vittoria d’Alba. Il prossimo 7 aprile la Diocesi promuoverà un incontro pubblico proprio a Cinzano, per riflettere su questa situazione preoccupante e sensibilizzare sul valore del lavoro, della dignità delle persone e della responsabilità sociale delle imprese."

A Neive ha portato la sua vicinanza alla comunità macedone colpita dalla tragedia di Kocani.

"Mi sembrava doveroso. Ho voluto portare il mio saluto e il mio cordoglio alla comunità macedone ortodossa, profondamente colpita da quella terribile sciagura. Avevo già incontrato quella comunità durante la visita pastorale, e ho un buon rapporto anche con il parroco di Neive. Quella sera è stato un bel gesto ecumenico, di fraternità e di vicinanza. Ecco, anche questo è accoglienza: farsi prossimi, condividere il dolore, essere presenza che consola."

Daniele Vaira