Carla Bonino, insegnante in pensione ed ex sindaco di Vezza d’Alba.
Comincia la sua vita amministrativa nel 1999, dapprima come consigliere di maggioranza, poi di opposizione, con deleghe a lei congeniali: Cultura, Turismo, Ambiente e Servizi Scolastici. Nel 2009 la sua lista 'Insieme per Vezza' stravince le elezioni e per altre due volte, nel 2014 e nel 2019 viene rieletta primo cittadino.
È una delle pochissime donne del Roero nominata Cavaliere della Repubblica per meriti nel sociale, è capogruppo Avis di Vezza d’Alba e per anni è stata consigliere in quello di Alba, è presidente dell’associazione A.R.C.A, responsabile del Museo naturalistico del Roero, fa parte di numerose associazioni impegnate sul territorio roerino, fra cui Valorizzazione Roero.
Lo scorso 14 marzo Carla Bonino ha ottenuto la piena assoluzione dai capi d’accusa del processo 'Feudo 2', con una sentenza che deve ancora passare in giudicato, con le motivazioni, nei termini dei 90 giorni.
Insieme a lei, sono stati assolti a vario titolo perché "il fatto non sussiste" o perché "il fatto non costituisce reato" anche tutti gli altri imputati fra cui l’ex vicesindaco Giuseppe Steffanino.
Non è stato indolore. L’inchiesta aveva coinvolto amministratori, funzionari e professionisti all’opera nei municipi di Santo Stefano Roero, Montaldo Roero e Vezza d’Alba e nell’unione di Comuni tra loro costituita.
Dal 14 dicembre 2022 Carla Bonino ha dovuto difendersi, lo ha fatto con determinazione.
Signora Bonino, immaginiamo il sollievo per questa sentenza. Quali sono state le emozioni più immediate e a distanza di qualche giorno, quali commenti si sente di fare?
Ho atteso questa sentenza fin dal primo giorno. Speravo che tutto finisse presto e si chiarisse ogni minimo dubbio sul mio operato e quello del mio vicesindaco. Ero certa che il giudizio non poteva essere diverso. I nostri avvocati Marco Calosso, Marta Giovannini, Elisa Anselmo e Silvia Calzolaro hanno capito subito la nostra innocenza, ma è stato comunque molto difficile fare emergere la verità sui capi di imputazione che ci venivano contestati, a me ben otto! Alla lettura della sentenza mi sono sentita felicissima perché la verità aveva finalmente trionfato.
In tutti questi mesi di indagini lei ha mantenuto un educato riserbo. Ci sono stati momenti particolarmente difficili?
Il vicesindaco Steffanino ed io ci siamo dimessi e non abbiamo rilasciato commenti perché eravamo convinti che la verità sarebbe poi emersa, ma ovviamente il giudizio ci ha sottratto tempo e ci ha impedito di portare a termine il mandato per il quale gli elettori ci avevano, per ben tre volte, preferito ad altri candidati. Già in precedenza ero stata vittima di un esposto in Procura per la nuova Scuola Materna, poi giustamente archiviato. Anna Corino, allora mia vicesindaca, donna straordinaria e molto attiva, era mancata da poco. Si era impegnata tanto per questa nuova Scuola soprattutto per seguire le autorizzazioni ASL e poi tutte le procedure per l’avvio del micronido che aveva sede in quel nuovo edificio scolastico. Mi era sembrato un affronto anche alla sua memoria, e credo che, in questa difficile situazione, lei dal cielo mi abbia anche aiutata a non abbattermi.
I momenti più difficili sono stati quelli in cui mi sono state riversate contro tante, troppe cattiverie e falsità.
Quando la vicenda giudiziaria ha avuto inizio, lei era al terzo mandato da sindaco, con un programma per Vezza d’Alba da portare avanti: le dispiace non averlo completato?
Penso spesso a quanto lavoro avrei potuto ancora fare con il mio gruppo 'Insieme per Vezza' se non avessi dovuto dare le dimissioni per difendermi. Avremmo portato a termine gli impegni presi con gli elettori, invece tutto si è fermato. Penso ad esempio al progetto della palestra per completare il Polo Didattico o ai lavori sul Rio Borbore, per i quali i 10 milioni di euro reperiti durante la mia amministrazione, non sono ancora stati utilizzati da chi mi è succeduto.
La politica l’ha delusa?
Credo che le battaglie politiche si facciano sul campo, con gli elettori e non nei tribunali: un avviso di garanzia non è affatto una sentenza di colpevolezza, ma è utile a gettare fango. Continuavo a leggere sui social e sui giornali affermazioni gravi contro di me e contro i miei collaboratori. E del resto, salvo alcuni giornali, lo spazio dato ora dalla stampa e dalla tv alla mia assoluzione è molto minore al risalto dato alla notizia dell’indagine e a tutto il processo. Perché? Mentre la Giustizia, con la nostra assoluzione con formula piena, ha riconosciuto, “In nome del Popolo Italiano” che siamo stati amministratori corretti e non dei delinquenti, certa stampa è stata più timida nel dare la notizia, anche nella cronaca di Vezza.
C’è qualcosa che non rifarebbe con il senno del poi?
Noi vogliamo bene al nostro paese e abbiamo dimostrato con i fatti di saper fare tanto e bene. Se dovessi tornare indietro sarei solamente più determinata a difendermi dalle critiche strumentali e dalle cattiverie. Invece di lasciar perdere senza denunciare ingiurie e diffamazioni magari avrei agito con più decisione. E ho sbagliato ad ignorare alcune lettere anonime che giungevano in Comune e anche missive inviate ad altri Enti per diffondere diffamazione sulla mia persona e sul mio operato. Dalla vita non si finisce mai di imparare.
Un messaggio di speranza?
Mi auguro che questa brutta vicenda aiuti i giovani a comprendere il valore della coerenza. Se si agisce bene non si deve temere nulla.