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Cronaca | 01 aprile 2025, 17:46

"Gli scarichi della Burgo di Verzuolo non inquinarono il rio Torto": assolti la società e l'ex direttore della cartiera

I fatti risalgono al 2020, quando a seguito dei rilievi dell'Arpa la Provincia decise di chiudere la cartiera per dieci giorni. La difesa: "L'ecosistema del torrente non venne danneggiato"

La ex Burgo di Verzuolo

La ex Burgo di Verzuolo

Tutte cadute le accuse a carico di R.M., ex direttore della cartiera Burgo di Verzuolo, oggi Smurfit Kappa, rinviato a giudizio di fronte al Tribunale di Cuneo assieme alla stessa società Burgo Group. Le accuse riguardavano alcuni reati di inquinamento ambientale, in particolare all’azienda erano stati contestati alcuni versamenti di scarichi industriali nel rio Torto. 

I fatti risalgono al 2020, quando la Provincia, a seguito di alcuni controlli operati da Arpa Piemonte, impose la chiusura della cartiera per 10 giorni.

La sospensione era stata disposta il 7 febbraio. Nei giorni precedenti rilasci di sostanze organiche e materiali fini nei reflui avevano fatto riscontrare inquinanti nel torrente. L’attività produttiva era poi ripresa lunedì 17 febbraio.

Il pubblico ministero Pier Attilio Stea, che nel corso della requisitoria ha chiesto la condanna sia dell’ex direttore che della Burgo Group, ha sottolineato come la grande presenza di fanghi causati dal guasti dell’impianto avesse "un valore così asfissiante tale da danneggiare gravemente l’ecosistema del fiume”. Un valore, ha concluso il Pm, che sarebbe stato nettamente superiore al limite previsto dalla legge e a cui l’imputato R.M. “coscientemente” non avrebbe posto rimedio.

La richiesta dell’accusa ammontava a 2 anni di reclusione o al pagamento di un’ammenda da 10mila euro. R.M. aveva provveduto al pagamento di un’oblazione. 

Di contro, le difese hanno sostenuto che alla base della vicenda vi sarebbe stata solo un’incomprensione, affermando che non ci sarebbe stata alcuna responsabilità diretta nella causa dell’inquinamento. Anche gli accertamenti operati dall’Arpa sarebbero stati male interpretati. Pertanto l’ecosistema del torrente non sarebbe stato compromesso: “Non è stata rilevata la moria di nemmeno un pesciolino”, ha concluso l‘avvocato Lino Giuliano

Il giudice ha infine assolto gli imputati perché il fatto non sussiste dichiarando anche estinto il reato a carico di R.M. per intervenuto pagamento dell’oblazione

CharB.

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