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Curiosità | 01 aprile 2025, 15:00

La cuneese Giulia Ceirano si racconta ai MARKETERs Day 2025: "I giovani non devono avere paura di proporsi e reinventarsi" [INTERVISTA]

Da Lagnasco a Torino e Parigi, oggi insegna alla Scuola Holden e collabora con Hoppìpolla, Il libraio e Dove viaggi. Alle spalle tre libri pubblicati: "Con la partita Iva non è sempre facile, ma ero più in difficoltà quando avevo un posto fisso"

Giulia Ceirano

Giulia Ceirano

Giulia Ceirano, classe 1992, da quando a 19 anni ha lasciato il suo piccolo paesino natale, Lagnasco, in provincia di Cuneo, non si è mai fermata. È passata dagli anni di studio a Parigi al lavoro da dipendente a Torino, per poi ricominciare a Milano e passare a una sua partita iva. 

Oggi collabora con diverse realtà editoriali, tra cui Hoppìpolla, Il libraio e Dove viaggi. Ha già alle spalle tre libri pubblicati, ma il futuro è ancora tutto da scrivere. 

Con il suo bagaglio di esperienze, è stata tra gli ospiti di MARKETERs Day 2025, la rassegna che approfondisce il tema dell’editoria, dagli aspetti manageriali a quelli creativi. 

In che direzione sta andando mondo dell’editoria? 
“Come autrice lavoro con diversi editori indipendenti. In Italia, si ha enorme potenza di fuoco a livello di comunicazione e di PR da poche grandi case editrici, ma ci sono tante realtà indipendenti più piccole che fanno prodotti molto buoni con una potenza comunicativa inferiore. Bisogna andarle a cercare. Il rischio è che si perdano alcune storie molto interessanti. Spesso diventano casi editoriali storie che hanno una spinta molto forte”.

Come distinguiamo però un buon prodotto editoriale? 
“Dipende dal prodotto. Hoppìpolla, per esempio, fa moltissimi libri illustrati, fumetti, grafici, in quel caso un buon modo di riconoscerlo è la qualità della grafica e la qualità della carta del libro, perché si vede che c’è una grande ricerca dietro. Per i libri secondo me vale lo stesso ragionamento che si può adattare al prodotto artigianale, capisci la qualità dei dettagli”. 

La tua storia parte da Lagnasco, in provincia di Cuneo, da lì come sei andata avanti? 
“Ho studiato a casa fino  ai 19 anni, poi sono andata subito via perché il mio paese è famoso per le pesche e per la frutta. Questo poteva essere il mio futuro potenziale e non mi interessava, volevo fare altro. Non c’erano tantissimi stimoli, era anche difficile avere accesso alla cultura, all’arte, alla letteratura. Mi andava di esplorare qualcosa di nuovo. Ho studiato a Torino, poi sono partita in Erasmus a Parigi. Oggi mi divido ancora tra Torino e Parigi. Ho poi studiato antropologia e un biennio alla Scuola Holden, dove ancora oggi insegno scrittura.” 

Come è avvenuto il passaggio da lavoratrice dipendente a partita iva?
“Ho iniziato a lavorare in un’agenzia di comunicazione che si occupava di video per grandi brand come Samsung. Sono entrata come project account e poi sono passata al team creativo. Mi sono poi trasferita a Milano per lavorare per un solo brand, Miscusi. Dopo due anni di lavoro itinerante, a fine 2019 mi sono licenziata e ho aperto la partita iva. Avevo un pool di clienti che me lo ha permesso, per questo non ho percepito il salto nel vuoto. Da lì, sono passati cinque anni. Ho cercato di staccarmi sempre di più dalle collaborazioni che richiedono impegno quotidiano, avevo voglia di progetti che mi lasciassero tempi un po’ più larghi. Oggi scrivo articoli, lavoro a podcast e pubblico libri. Cerco sempre di comporre un po’ il mio mestiere”. 

Non è stancante? Ti sei mai sentita sopraffatta o alienata da questo tipo di lavoro? 
“Scrivendo tanto, forse mi isolo dalle altre persone. Immergerti in altre storie e in altri mondi da sola è un po’ alienante. Io però per ovviare vado a scrivere fuori, viaggio molto, il contatto cerco di recuperarlo così o con l’insegnamento. Ero più in difficoltà quando avevo un lavoro che mi imponeva di andare nello stesso posto, con la stessa routine, gli stessi colleghi. Per come sono fatta, pesava molto più quello. Oggi è vero che è tutto un po’ più imprevedibile, ma non tornerei indietro. Non è tutto solo facile, ma per me vincono i pro, poi è chiaro che è una questione anche di carattere”. 

Che consiglio daresti per i giovani che vogliono intraprendere un percorso come il tuo legato all’editoria?  
“Due cose: la prima di non aver paura di chiedere e di proporsi, anche a costo di beccarsi dei no; l’altra cosa è di seguire la pancia e le proprie sensazioni. C’è sempre tempo per reinventarsi”. 

Quali sono i prossimi progetti di Giulia Ceirano? 
“Ho lavorato a un podcast per Storytel, ispirato al mio primo libro, Letteratura in cucina. Otto puntate in cui racconterò otto audiolibri, parlando di piatti e del mestiere di scrivere. Uscirà poi verso la seconda metà di quest’anno un libro realizzato con Hoppìpolla, una raccolta illustrata di dieci luoghi di scrittori e scrittrici, per esempio Gertrude Stein a Parigi, Alda Merini a Milano. Non c’è Torino, ma nelle prossime uscite contiamo di inserirla”.

Chiara Gallo

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