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Agricoltura | 03 aprile 2025, 13:13

Dai dazi di Trump duro colpo al mondo del vino. L’Uiv: "Serve un patto tra le nostre imprese e gli alleati commerciali d’Oltreoceano"

L’Unione Italiana Vini stima in 320 milioni di euro all’anno i danni immediati al comparto e propone che sia la filiera a farsi carico di assorbire i rincari

Il presidente Usa Donald Trump: ieri ha annunciato dazi al 20% per l'Unione Europea

Il presidente Usa Donald Trump: ieri ha annunciato dazi al 20% per l'Unione Europea

"Un patto tra le nostre imprese e gli alleati commerciali d’oltreoceano che più di noi traggono profitto dai vini importati; serve condividere l’onere dell’extra-costo ed evitare di riversarlo sui consumatori". E’ la proposta che arriva dal presidente di Unione italiana vini (Uiv), Lamberto Frescobaldi, nel commentare i dazi al 20% annunciati dal presidente degli Stati Uniti Trump anche per il vino. "Con i sanguinosi dazi americani al 20% il mercato dovrà tagliare i propri ricavi di 323 milioni di euro all’anno, pena l’uscita dal mercato per buona parte delle nostre produzioni. Sarà difficile per molti – ha aggiunto -, ma ciò che oggi spaventa ancora di più è che si ingeneri un gioco al rialzo davvero esiziale tra l’amministrazione americana e quella europea: l’accoglimento in sede Ue della proposta del ministro degli Esteri Antonio Tajani di escludere gli alcolici, e quindi il vino, da eventuali dispute sarà fondamentale".

Secondo un’analisi dell’Osservatorio Uiv riportata dall’agenzia Adnkronos, l’unica soluzione è infatti da ricercare lungo la filiera, con il mercato – dalla produzione fino a importatori e distributori – che dovrebbe farsi carico di un taglio dei propri ricavi per un valore pari a 323 milioni di euro (su un totale di 1,94 miliardi) e mantenere così gli attuali assetti di pricing.

Secondo Uiv, ben il 76% delle 480 milioni di bottiglie tricolori spedite lo scorso anno verso gli Stati Uniti si trova in 'zona rossa' con una esposizione sul totale delle spedizioni superiore al 20%. Aree enologiche con picchi assoluti per il Moscato d’Asti (60%), il Pinot grigio (48%), il Chianti Classico (46%), i rossi toscani Dop al 35%, i piemontesi al 31%, così come il Brunello di Montalcino, per chiudere con il Prosecco al 27% e il Lambrusco.  In totale sono 364 milioni di bottiglie, per un valore di oltre 1.3 miliardi di euro, ovvero il 70% dell’export italiano verso gli Stati Uniti.

Rispetto ai partner europei, sottolinea il segretario generale di Uiv, Paolo Castelletti, "l’Italia presenta due principali fattori di rischio: da una parte la maggiore esposizione netta sul mercato statunitense, pari al 24% del valore totale dell’export contro il 20% della Francia e l’11% della Spagna. Dall’altra, una lista di prodotti più sensibili su questo mercato, sia in termini di esposizione, che di prezzo medio a scaffale: solo il 2% delle bottiglie tricolori vendute in America vanta un price point da vino di lusso, mentre l’80% si concentra nelle fasce 'popular', che tradotto in prezzo/partenza significa in media poco più di 4 euro al litro".

FEDERVINI: COINVOLTE 40MILA IMPRESE E 450MILA LAVORATORI

Sul tema interviene anche Federvini, la federazione dei produttori associati a Confindustria, secondo la quale "il solo comparto di vini, spiriti e aceti italiani vale oltre 2 miliardi di euro di esportazioni verso gli Stati Uniti e coinvolge 40mila imprese e più di 450mila lavoratori lungo l’intera filiera". "La misura – si rileva – avrà impatti rilevanti anche su consumatori e operatori oltreoceano: sono migliaia gli addetti delle società USA coinvolti nell’importazione e distribuzione di questi prodotti, e l’aumento dei prezzi non sarà limitato ai dazi imposti, ma si estenderà a tutta la catena commerciale".

“La decisione di applicare dazi alle esportazioni europee negli Stati Uniti rappresenta un danno gravissimo per il nostro settore e un attacco diretto al libero mercato. Ci siamo già passati, e sappiamo bene quanto possa costare: in passato queste misure ci hanno portato a perdere fino al 50% delle esportazioni verso gli Usa. Ora rischiamo di rivivere quel trauma economico, con ripercussioni pesantissime su tutta la filiera, dalla produzione alla distribuzione, fino al consumatore finale. Serve ora più che mai compattezza e determinazione da parte delle nostre istituzioni per contenere gli effetti devastanti di queste misure inutilmente protezionistiche e antistoriche”, ha dichiarato la presidente di Federvini, Micaela Pallini.

Federvini, in piena sintonia con le associazioni di rappresentanza internazionali del settore vino e spiriti, che da tempo si sono attivate congiuntamente chiedendo una risoluzione diplomatica equa e rispettosa delle norme del commercio internazionale, rinnova "l’appello alle istituzioni europee e nazionali affinché si impegnino con massima urgenza a riaprire il dialogo transatlantico e lavorare a una soluzione negoziata, capace di scongiurare uno scenario così critico".

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