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Attualità | 08 aprile 2025, 07:11

Joy of Moving, 73 operatori sportivi in formazione ad Alba. L'ideatrice del metodo: "La nostra stella polare è il diritto al gioco"

Il progetto cresce e accompagna i bambini fino alla scuola secondaria. Il primo appuntamento sarà il 12 aprile

Joy of Moving, 73 operatori sportivi in formazione ad Alba. L'ideatrice del metodo: "La nostra stella polare è il diritto al gioco"

Sono 73 gli operatori sportivi iscritti al nuovo corso di formazione sul metodo Joy of moving, promosso ad Alba e rivolto a educatori, istruttori e allenatori che lavorano con le fasce d’età più giovani. Le 23 società sportive del territorio albese coinvolte rappresentano una parte attiva e significativa del tessuto associativo locale, ma il progetto è aperto e pensato per dialogare con l’intera rete educativa e sportiva della città.

Due le giornate previste: la prima si terrà il 12 aprile al Village Joy of moving, la seconda il 31 maggio in una palestra comunale. L’iniziativa è gratuita e si inserisce in un percorso di lungo respiro che ha come centro il bambino e la sua crescita armonica attraverso il movimento, il gioco, la scoperta.

Nato da una sinergia tra il Gruppo Ferrero (tramite Soremartec), l’Università degli Studi di Roma Foro Italico, il Coni e il Miur del Piemonte, Joy of moving è oggi un metodo riconosciuto a livello internazionale, attivo in oltre 34 Paesi e capace di coinvolgere ogni anno più di 3 milioni di bambini. La sua origine è albese: è qui che, dal 2012, è stato sviluppato e testato attraverso il laboratorio permanente di ricerca e sperimentazione.

Il corso 2025 si arricchisce anche del nuovo modulo “Multisport for Life”, pensato per accompagnare i bambini dagli ultimi anni della scuola primaria fino alla fine della secondaria di primo grado. L’obiettivo è favorire una transizione fluida tra gioco e sport, ritardando la specializzazione e permettendo a ogni ragazzo di esplorare più discipline prima di intraprendere un percorso specifico.

"Molti nel mondo sportivo temono che far giocare significhi perdere tempo", spiega Caterina Pesce, ideatrice del metodo, che spiega: "Invece noi dimostriamo che il gioco non solo è efficace, ma può accelerare la crescita dei talenti e offrire a tutti, anche a chi non diventerà un campione, un bagaglio di esperienze ricco e variegato. Stimoliamo l’autonomia, la voglia di faticare, la capacità di collaborare e l’espressione personale attraverso il movimento".

Il metodo è costruito su una visione olistica della persona: "Troppo spesso la scienza guarda a compartimenti stagni: chi studia la salute fisica non si occupa di quella mentale o sociale. Noi invece cerchiamo di valorizzare il significato globale del movimento, come strumento per sviluppare salute, competenze cognitive, emozioni e relazioni. La nostra stella polare resta il diritto al gioco: è da lì che parte tutto".

Pesce racconta anche i risultati inattesi, specie in contesti di fragilità: "Ci sono insegnanti che ci parlano di bambini con autismo che, attraverso Joy of moving, riescono per la prima volta a guardarsi negli occhi o a prendersi per mano. Non avevamo previsto effetti così marcati, ma il gioco, se è democratico, funziona per tutti. Anche i bambini meno coordinati possono avere un ruolo fondamentale, magari diventando la base per le acrobazie di un compagno. Le differenze diventano risorse nel gioco cooperativo".

E se il gioco entra a scuola e nelle palestre, spesso rimbalza in famiglia: "Mi è capitato di ricevere ringraziamenti da genitori che volevano capire come replicare quel tipo di esperienza. Il bello è che non serve una performance: basta buttarsi. I bambini contagiano i genitori, li coinvolgono, li spingono a superare le proprie barriere. E il nostro gioco è flessibile, modificabile, aperto. È questo che lo rende inclusivo".

d.v.

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