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Cronaca | 10 aprile 2025, 18:44

Accusato di sostituzione di persona per l'invio di messaggi ad un'amica da falsi profili social: nessuna prova contro un uomo

Il trentenne era incolpato anche di stalking nei confronti della donna che, ottenuto il risarcimento, ha rimesso la querela. L'imputato: "Non ho mai finto di essere un altro"

L'aula del tribunale di Cuneo

L'aula del tribunale di Cuneo

“L’ho seguita solo una volta, mentre andava a Saluzzo. Le avevo prestato dei soldi, oltre mille euro, e le avevo chiesto se poteva iniziare a restituirmeli, ma lei invece di ridarmeli preferiva andare a mangiare nei ristoranti”.  Queste le parole con le quali un trentenne fossanese si era difeso in aula dall’accusa di stalking nei confronti di una giovane donna, ma anche di sostituzione di persona ai danni di un fotografo. 

Dopo aver ottenuto il risarcimento, la donna aveva deciso di rimettere la querela e per questo motivo il giudice ha pronunciato il non dover procedere nei confronti del fossanese. Quanto alle accuse mossegli dal fotografo, secondo la Procura il trentenne creò un falso profilo Instagram a suo nome. Contro l’imputato, però, il giudice che l’ha mandato assolto ha ritenuto non esserci prova.

Tutto iniziò quando alla giovane arrivarono alcuni messaggi su Whatsapp in cui il fotografo, per il quale aveva posato anni prima e che non sentiva da tempo, oltre a chiederle informazioni sulla sua vita privata, la invitava a vedersi per un aperitivo. Il numero di telefono utilizzato, però, era diversa da quello memorizzato dalla ragazza: “Quando lo contattai attraverso il vecchio numero - aveva spiegato - chiedendogli se fosse lui la persona con cui parlavo, mi disse di no”.

Quello non sarebbe stato l’unico episodio in cui l’imputato avrebbe cercato di mettersi in contatto con la giovane attraverso falsi profili sui social. In particolare su Instagram dove, spacciandosi per una donna, l'uomo aveva contattato il suo fidanzato. In un’altra occasione fu contatta da un presunto medico del 118, che la informava di un incidente avuto da un amico.  

Una mattina poi la ragazza si ritrovò con tre pneumatici dell’auto tagliati: “Mi mandò una foto della sua macchina dicendomi che anche a lui era stata tagliata una gomma - raccontò in aula - E si offrì di sostituirmele gratuitamente". Da quanto emerso dal racconto della giovane donna, sembrerebbe inoltre che l’imputato avesse anche “il vizio di mandare foto delle pistole nuove che comprava, spacciandosi per un appartenente alla Guardia di Finanza”. Quelle armi, come poi spiegato anche da un maresciallo dei carabinieri, risultarono in realtà delle “riproduzioni fedelissime”.  

“Lei lo sapeva che erano finte - si era difeso l’imputato- . Le ha sempre viste quando veniva da me. Forse una volta, per rabbia, l’ho minacciata. Non ho mai scritto con il profilo del fotografo, tanto meno ho mai contatto il suo fidanzato. Il rapporto è andato in crisi perché in quel periodo bevevo tanto e facevo anche uso di droghe. Non ero molto lucido e ci siamo separati senza più vederci né sentirci”. 
 

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