Un appello alle grandi e importanti realtà industriali della Granda che si avvalgono di appalti a cooperative o ex cooperative di confezionamento affinché si impegnino nel contrasto di quella che ritengono la forte contraddizione di un lavoro "povero e precario" che fiorisce in uno dei territori più ricchi e industrializzati del Paese.
E’ quello che arriva dalla Cgil provinciale, che nella mattinata di oggi, mercoledì 16 aprile, tramite un incontro tenuto presso la Camera del Lavoro di Alba, ha voluto affrontare un tema che da qualche mese agita il mondo del lavoro ai piedi delle Langhe e in tutta la provincia.
L’argomento, non esente da parallelismi con la complessa problematica della gestione della manodopera nei vigneti di Langhe e Roero, è quello delle decine di aziende – cooperative o ex cooperative, anche storiche – che effettuano lavorazioni in appalto per conto dei grandi nomi dell’industria alimentare cuneese, dell’agroalimentare ma non solo, da Ferrero in giù. Una galassia composita, particolarmente florida nell’Albese, ma presente in tutta la provincia con una quarantina di diverse insegne, ognuna delle quali impegna anche diverse centinaia di addetti, per un totale che la stessa Cgil stima in 2.500 persone.
Realtà parte di un mondo del lavoro che vede la nostra provincia tra quelle che in Piemonte scontano la maggior percentuale di nuove assunzioni a termine (84,7% del totale) e con medie retributive che secondo il rendiconto sociale Inps Cuneo 2023 sono inferiori alla media piemontese e italiana. In una provincia che, di contro, può vantare oltre 22 miliardi di Prodotto Interno Lordo (2023), esportazioni per 11 miliardi (2024) con un Pil pro capite pari a euro 34.265 euro, una disoccupazione contenuta nel 3,5% e un tasso di occupazione al 70%.
A non andare, ha riassunto il segretario generale Cgil Cuneo Piertomaso Bergesio insieme al funzionario Marco Beltramo, è in particolare la differenza di trattamento tra lavoratori protetti in quanto diretti dipendenti delle aziende committenti e altri che, in ragione di una spirale al ribasso in corso da anni sulle contrattazioni, in quanto impegnati ad altri livelli della filiera, devono fare i conti non soltanto con la condizione di precarietà indotta dalla stagionalità del lavoro, ma anche con le penalizzanti condizioni economiche assicurate dal contratto collettivo nazionale di lavoro "multiservizi", formula che buona parte di queste realtà ha finito per applicare negli anni nel regolare i rapporti coi propri dipendenti abbandonando gradualmente il precedente inquadramento rappresentato dal contratto collettivo territoriale concertato dalle principali sigle sindacali e da Confcooperative a partire dal 1996.
Col risultato che questi ultimi ne sarebbero penalizzati al punto da ricevere per il proprio operato una retribuzione media lorda annuale di poco superiore ai 18mila euro, contro i 24mila del Ccnl Logistica Trasporto Merci e Spedizione e i 26mila del Ccnl Cooperazione Alimentare, con quest’ultimo applicato solo da alcune realtà virtuose come ad esempio quelle che operano per la cantina Terre del Barolo.
Valori, quelli indicati sopra, che peraltro possono essere anche molto variabili sulla base dell’effettivo impiego del singolo addetto, considerata la discontinuità del ricorso alla manodopera da parte delle aziende, secondo un ordine di rapporti che, lamentano sempre i sindacati, vede operai quasi sempre stranieri in condizioni di forte debolezza contrattuale.
"Il lavoro povero si combatte prima di tutto sulle retribuzioni", ha affermato il segretario Bergesio: "‘Per fatturati e utili, realtà come l’albese Ferrero o la Rana di Moretta, ma i nomi sono diversi e altrettanto importanti, hanno la possibilità di stabilire prezzi in grado di assicurare un approccio socialmente responsabile a tutta la filiera. Ferrero in particolare ha fatto tantissimo per questo territorio rappresentando un esempio di attenzione al lavoratore universalmente riconosciuto. Ma lo ha potuto fare anche grazie a questi lavoratori. Davvero auspichiamo che l’azienda acconsenta all’apertura di un tavolo col quale operare opportune valutazione su quelle che sono le condizioni di questi appalti. Sarebbe davvero un bel segnale per questo territorio".
Su questo ambito la battaglia ora ingaggiata da Cgil incontra quella avviata dal sindacato autonomo Usb presso la Proteco di Castagnito, storica realtà che opera nel confezionamento Ferrero, al centro di una vertenza sindacale che in due occasioni negli ultimi mesi ha portato una trentina di lavoratrici e lavoratori a protestare di fronte allo stabilimento albese della multinazionale dolciaria. "Il tema è quello di uno stipendio che è ancora più basso proprio perché per lunghi periodi dell’anno siamo a casa senza indennità di disoccupazione, e che non ci consente di pagare affitti e mutui – ha spiegato durante l’incontro Gjorgjeva Delfina, operaia iscritta alla Usb, presente insieme alla collega Anduela Ajdini e un delegato dello stesso sindacato –. Ma anche della previdenza, visto che lavorando in modo discontinuo e guadagnando poco fatalmente avremmo accesso a pensioni molto povere".
E una protesta che richiama i temi al centro del referendum del 8 e 9 giugno, i cui quesiti promossi da Cgil hanno "l’obiettivo di contrastare il lavoro precario e insicuro e di dare effettiva cittadinanza alle persone". Da qui l’ultimo appello del segretario Bergesio a promuovere la consultazione referendaria andando a votare e facendo votare. "L’esito positivo della consultazione – conclude – potrà ridare slancio alle iniziative sindacali che continueranno a chiedere il giusto riconoscimento di diritti e di retribuzioni adeguate a migliaia di lavoratrici e lavoratori cuneesi che contribuiscono in maniera rilevante alle fortune economiche delle aziende".