/ Eventi

Eventi | 18 aprile 2025, 10:05

VERSO IL TEDXCUNEO 2025 / Monica Lanfranco: “Nel mio talk la contraddizione dell’essere donna, maggioranza ancora troppo spesso priva del diritto d’esistere”

I nove talk che comporranno la quinta edizione del format avranno luogo il 3 maggio prossimo al teatro Toselli di Cuneo

Monica Lanfranco

Monica Lanfranco

Manca ormai meno di un mese al prossimo 3 maggio, data della quinta edizione del TEDxCuneo, appuntamento attesissimo della primavera cuneese nel quale nove speaker si propongono di sviscerare un macro-tema in interventi e riflessioni da 18 minuti di tempo l’uno (in un vero e proprio format nato negli anni ‘80 nella Silicon Valley, votato alla diffusione di idee con specifico valore).

Il tema di questo quinto appuntamento nel capoluogo di provincia sarà “R-esistenza”: esistere e resistere, per non arrendersi e non abbandonare i propri principi. I nove talk si terranno tutti sul palco più prestigioso della città, quello del teatro Toselli; i nomi degli speaker già annunciati vedono l’associazione di Co-housing agricolo Andrivieni, la comunità di supporto all’agricoltura Cresco, Tamara Lunger di “The Soul mountaineer”, il medico Alberto Donzelli, il divulgatore digitale Andrea Passador, la filosofa Marina Sozzi, il direttore scientifico IIT Giorgio Metta e il gruppo di musica popolare delle Madamé.

Abbiamo contattato la giornalista e femminista Monica Lanfranco, prima tra gli speaker resi di dominio pubblico per quest’edizione.

- Buongiorno dottoressa Lanfranco. Senza rivelarci troppo, ci racconta l’angolazione dalla quale ha deciso di trattare il tema della quinta edizione del TEDxCuneo, “R-esistenza”?
Proverò, usando la lente del pensiero critico femminista, a condividere la contraddizione che vedo nel pensare che ormai la contemporaneità per le donne sia esistere nella libertà, nella possibilità di scegliere e di autodeterminarci. Lo è davvero per tutte? La mia risposta è no: non per tutte le donne al mondo è così. Le donne sono state, e spesso sono ancora, il soggetto imprevisto della storia. Ma non si tratta di una minoranza, bensì della metà del mondo che in molti luoghi del pianeta non ha ancora il pieno diritto all’esistenza. Certamente rispetto alla condizione delle donne in Afganistan, Nigeria, Iran, Yemen e altri luoghi qui va molto meglio, ma anche nel nostro ‘civile e paritario’ occidente ci sono pieghe pervasive e pericolose di potere patriarcale. Per esempio quando cancelliamo le donne dal discorso, pubblico o privato, rifiutando di dire le donne nelle professioni: ministra, la presidente del consiglio, l’architetta, la sindaca stiamo negando la loro esistenza e con essa la loro autorevolezza. In casa ho un manifesto incorniciato con la scritta: ‘Si nasce da una donna perché lei sceglie’. E’ una affermazione bellissima ma non corrisponde alla realtà, non sempre purtroppo, perché non è ancora scontato che le donne siano davvero libere di dare la vita, o di non darla. Siamo la maggioranza degli esseri umani sulla terra ma, nonostante questo, dobbiamo fare i conti con il fatto che esistere come donna spesso è più faticoso che per gli uomini, di certo è più pericoloso, o vietato addirittura, insomma una corsa a ostacoli. E se per esistere pienamente è necessario resistere a violenza, emarginazione, cancellazioni evidenti o occulte, che esistenza è? 

- Femminismo, comunicazione di genere, risoluzione non violenta dei conflitti: nella sua attività di formatrice, scrittrice e giornalista come si sostanzia “l’esistere per non arrendersi e abbandonare i propri principi”?
Continuo a seguire le orme delle donne sapienti che ho incontrato, di quelle che ho studiato e del sapere prodotto da decenni di conflitto generativo del pensiero femminista. Ma, dal momento che essere femminista è anche una pratica, ho fondato nel 2008 un luogo fisico dove fare formazione e incontri, si chiama Altradimora, e poi, oltre che con le donne di ogni età e provenienza, lavoro con gli uomini. Sono persuasa che le rivoluzioni più efficaci e durature sono quelle nonviolente, e il femminismo questo è. Un pensiero di liberazione del quale così dice Robin Morgan, poeta, scrittrice e intellettuale nordamericana: 'Non si tratta di una minoranza oppressa che si organizza su questioni valide ma pur sempre minori. Si tratta della metà del genere umano che afferma che ogni problema la riguarda, e chiede di prendere parola su tutto. Il femminismo è questo'. Provo, da quando giro l’Italia con il laboratorio Manutenzioni-Uomini a nudo, a dire agli uomini: 'Più di quanto accada a voi maschi le donne devono resistere alla loro cancellazione. Ma se devi resistere per esistere non basta una vita, una esistenza per vivere pienamente. Provate a pensare se invece delle donne foste voi uomini a iniziare a resistere al patriarcato interno, diventando disertori del patriarcato. Essere disertori di una guerra quotidiana a bassa intensità, che solo in Italia ogni anno vede oltre 100 donne uccise da uomini che dicevano di amarle. Una guerra che non si concreta solo con il femminicidio, ma che striscia, spesso non riconosciuta, nel linguaggio nei luoghi comuni, nelle battute, e avvelena le relazioni umane'. 

- Ci avviciniamo alla celebrazione del 25 aprile, e il collegamento con la “R-esistenza” viene facile. Lei ha curato, recentemente, la riedizione degli scritti di Lidia Menapace dal ‘90 al 2016, dal titolo “Fuori la guerra dalla storia”: in un’Europa che la guerra è tornata a viverla direttamente, quanto può essere determinante il pensiero e la storia di figure come la Menapace?
Rispondo proprio con le parole di Lidia Menapace, da uno degli scritti del libro: 'La riflessione su una possibile politica di pace parte da questa definizione: la guerra è sempre un crimine. Questa definizione capovolge una lunga riflessione del pensiero politico e giuridico-politico, per il quale la guerra è stata definita un mezzo, uno strumento per risolvere i conflitti, per riparare delle ingiustizie, per misurare i rapporti di forza reali. Varie opinioni sono state dette di questo evento: espressione dell’aggressività umana innata, invincibile. Tutta una serie di definizioni ha considerato la guerra qualche cosa intorno alla quale non si dà previamente un giudizio etico, ma si cerca di capire che cosa è. In più, quando ci si approssimava ad un giudizio etico, si cercava sempre di distinguere le guerre giuste dalle guerre ingiuste: quindi l’approssimazione etica considerava l’ipotesi che la guerra potesse essere anche una cosa giusta. Invece la carta delle Nazioni Unite tronca questo pensiero, lo mette fuori dalla storia, perché afferma che la guerra è un crimine, e quindi va repressa'. Ci sono movimenti, gruppi e singole persone che considerano questo un pensiero ingenuo e politicamente debole, e infatti viviamo in un clima velenoso, rissoso e violento che pervade le relazioni umane, dal privato al politico, dal reale come nel virtuale in modo così esteso che non ce ne accorgiamo più. Ma non ci si deve arrendere, e infatti siamo qui a ragionare di esistenza e resistenza.

- Questo è il primo TED a cui partecipa? Il rapporto e la collaborazione con il team di Direzione Creativa come ha contribuito alla creazione del talk che proporrà sul palco del teatro Toselli?
Mi ha piacevolmente colpito il grande numero di persone che a vario titolo lavorano per l’evento, e in particolare la presenza maggioritaria di donne giovani. Non è semplice collaborare in gruppi numerosi, ma mi è sembrato di cogliere un clima di ascolto e di disponibilità che è davvero raro in tempi come quelli che stiamo vivendo, poveri di consapevolezza, di rispetto, di cultura e di intelligenza creativa.

redazione

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A MARZO?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare 2024" su Spreaker.
Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore|Premium