Parole che arrivano con delicatezza, come una carezza nei giorni in cui la memoria si fa più densa e l’animo cerca riparo, Il vescovo di Alba, monsignor Marco Brunetti, affida alla memoria e alle emozioni il suo ricordo di Papa Francesco, scomparso il lunedì dell’Angelo. Un passaggio terreno che ha colto di sorpresa anche chi lo aveva sempre immaginato testimone fino all’ultimo, come infatti è stato: il giorno di Pasqua era ancora in piazza, a benedire, a sorridere. In queste stesse ore, la comunità albese piange anche Giacomo Oddero, figura chiave del Novecento langarolo, uomo delle istituzioni e del vino. Due perdite, due stili di vita diversi, un’unica eredità di responsabilità e visione.
Qual è il sentimento che porta dentro in queste ore, dopo la notizia della morte del Santo Padre?
"Certamente, ancora una volta Papa Francesco ci ha sorpresi. Non direi che la sua morte sia stata improvvisa, ma quasi: il giorno di Pasqua l’abbiamo visto in piazza San Pietro, tra la gente, a benedire. Questo ci aveva dato speranza. Morire il lunedì dell’Angelo, nel pieno della Pasqua, è un segno fortissimo di fede nella Resurrezione, in cui lui credeva profondamente. Fino all’ultimo è stato testimone di carità, amore, e di fede nella vita senza fine. Ha vissuto il suo passaggio come Gesù nella Pasqua."
Lei ha anche un ricordo personale molto particolare.
"Sì, ho avuto modo di incontrarlo a tu per tu in alcune occasioni. Ma c'è un episodio che porto nel cuore: sei anni fa mi telefonò direttamente qui ad Alba. Una telefonata inattesa, discreta, che mi fece molto piacere. Era il suo stile. I ricordi personali sono molti, ma quello stile rimane un pilastro per tutti noi."
Che cosa lascia, secondo lei, al mondo e alla Chiesa?
"Sicuramente rimangono i suoi insegnamenti, i suoi testi, i suoi gesti. Il suo impegno per la pace, per la fratellanza, per la custodia del creato. In questo tempo storico, era il Papa di cui avevamo bisogno. La Provvidenza ha sempre fatto in modo che ci fosse il Papa giusto nel momento giusto. Il fatto che nei prossimi giorni il mondo intero si stringa attorno a lui è segno di speranza".
E nel nostro territorio, nello stesso giorno, anche la perdita di Giacomo Oddero.
"Sì, ho avuto modo di incontrarlo e conoscerlo più volte. Era una figura centrale per il nostro territorio: uomo giusto, retto, di grande responsabilità e creatività. Ha saputo fare molto per la sua città e per le Langhe. La sua scomparsa ci invita alla preghiera, alla memoria, ma anche a custodire i suoi insegnamenti come punto di riferimento per il futuro."
Come la diocesi albese si unirà al cordoglio?
"Oggi presiederò le esequie di Giacomo Oddero in cattedrale. Domani, giovedì 24 aprile, alle 20.30, celebrerò una messa in suffragio di Papa Francesco, sempre in cattedrale. Poi partirò con i ragazzi e i giovani di Alba per partecipare ai funerali del Santo Padre, che si terranno sabato a Roma."
Molti hanno sottolineato la sua capacità di superare i formalismi. Anche lei ha detto che Papa Francesco sapeva sorprendere.
"Sì, ha portato uno stile molto umano, vicino alla gente. Dobbiamo dire che è un cammino iniziato già con Papa Giovanni XXIII, e proseguito con Paolo VI e gli altri. Ricordo quando Paolo VI rinunciò alla tiara: fu un gesto profondo. Papa Francesco, con la sua origine latinoamericana, ha accentuato questo stile popolare. Ha fatto del bene alla Chiesa, ha riavvicinato i pastori alla gente. Ogni Papa avrà il suo stile, ma lui ha segnato una strada chiara",
C'è anche un legame speciale con il Piemonte, con le Langhe.
"Sì, aveva origini che toccano anche la nostra diocesi: da Cortemilia alle zone vicine al Todocco. Non solo l'Astigiano, ma anche una parte di Langa. Lui si sentiva profondamente legato qui. Ogni volta che mi vedeva mi ricordava che è dalle nostre parti che si fa il miglior dolcetto. Me l’ha detto tante volte. Aveva una memoria viva delle sue radici, delle sue tradizioni. E non le ha mai dimenticate".