Giovani, unità, armonia, identità. Questi sono alcuni degli aspetti su cui punta il nuovo presidente Avis Alba, Gianluca Adriano, che ha accettato la carica dopo le dimissioni del past president Giuseppe Ferraro, che ha lasciato l’incarico nel mese di ottobre per motivi personali.
Una presidenza da “traghettatore”, fino alle nuove elezioni che si svolgeranno tra circa due anni, ma una presidenza in cui si vuole costruire, e in cui Adriano vuole mettersi alla prova, forte di un’esperienza in Avis nata dalla tenera età, e poi proseguita in età adulta. Alla base di tutto il gesto prezioso della donazione, che il presidente ci spiega.
Gianluca Adriano, possiamo parlare di una “questione di famiglia”. Dopo la carica di capogruppo di Magliano Alfieri dal 2017, realtà fondata da suo padre, ora si ritrova a fare il presidente Avis Alba. Perché ha accettato l’incarico di presidente e qual è il suo rapporto con l’Avis?
«Praticamente da quando sono nato ho sentito parlare di Avis, di cui facevano parte ed erano attivi promotori mio padre e mio zio. Ho vissuto fin da piccolo la camminata “Doi pass con cui dl’Avis”, che riproporremo il prossimo anno, alcuni raduni, gite, fin dagli anni ’70.
Poi ricordo bene la mia prima donazione all’età di 18 anni, fatta dopo una notte di divertimento senza andare a dormire. Mio padre, davanti all’autoemoteca posizionata nei pressi della chiesa del paese, rise quando mi vide andare a donare direttamente senza aver dormito. Poi iniziai a donare costantemente più avanti, qualche anno prima che mio padre mancasse. E, arrivando ai giorni nostri, dopo la scomparsa di mio zio, sono stato nominato capogruppo di Magliano Alfieri nel 2017.
Poi sono entrato nel direttivo di Alba e ora sono stato nominato presidente. Ringrazio il past president Giuseppe Ferraro, Luciano Garello e Gianfranco Canavese per quello che hanno fatto, soprattutto per la nuova autoemoteca. Sono stato eletto dopo le dimissioni di Giuseppe, date per motivi personali, ed ho accettato, anche per segno di ringraziamento verso questo uomo che ha fatto tanto, come il vice presidente Pierluigi Binello per l’acquisto del nuovo pulmino.
Ed eccomi qui a fare da traghettatore fino alla fine del mandato, che scadrà tra due anni, periodo in cui cercherò di capire se sono in grado di calcare i passi dei miei predecessori. Ho accettato non per la carica ma perché credo fermamente nel volontariato, che faccio da anni. Sono di quelle persone che se riceve cercano di donare. E poi, lavorando in Asl, credo che questo possa essere un aiuto per l’Avis. L’importante è lavorare tutti insieme».
Quali sono i piani per far conoscere l’Avis?
«Vogliamo fare eventi per i giovani. Con l’ “autoemoteca va a scuola”, un progetto con l’Asl, andremo a parlare agli studenti per sensibilizzarli alla donazione, e spiegare quanto sia importante che diventino protagonisti. Io sono convinto che i giovani sono attenti a questi aspetti, basta porli al centro del progetto, e non emarginarli in un angolo. Noi più anziani dobbiamo solo mettere a disposizione la nostra esperienza per farli crescere e per darli il modo di esprimersi al meglio».
Perché donare il sangue?
«Una sacca allunga la vita di una settimana ad un malato talassemico o serve per sopravvivere a chi subisce incidenti, traumi, o si trova in situazioni difficili. Chi viene a donare è da ringraziare, chi passa la soglia della nostra sala prelievi o sale sull’autoemoteca compie una grande azione a favore del prossimo. Donare è vita. Anche solo una donazione all’anno merita rispetto».
Qual è il target d’età su cui puntate?
«Si punta molto dai 20 ai 40 anni perché è la fascia d’età più idonea, senza nulla togliere alle fasce maggiori. Noi abbiamo un’età media di donatori dai 35 ai 50 anni, e effettuiamo circa 4700 donazioni l’anno. Per Alba è un numero interessante ma si può fare di più sicuramente. Certo gli anni di pandemia hanno rallentato il sistema ma ora, con il sistema delle prenotazioni, dopo un periodo di adattamento, stiamo andando meglio. Dobbiamo però lavorare sull’accorpamento dei gruppi per mancanza di medici ma troveremo una soluzione idonea che possa mantenerne l’identità senza snaturare ciò che è stato costruito finora».
Come vede il futuro?
«Per fare un paragone siamo su una nave sana in un mare agitato in cui dobbiamo prima di tutto stare a galla per poi rimetterci sulla giusta rotta per andare verso acque più tranquille. Con questo voglio dire che questo periodo storico, come si sa, non è dei migliori, ma vogliamo fare bene tutti insieme.
Sto cercando di capire alcuni meccanismi per poter fare del mio meglio per valorizzare i gruppi presenti nei paesi, che hanno, come ho accennato prima, una loro identità importante, che non deve essere snaturata dagli eventuali inevitabili accorpamenti, da gestire magari con navette per portare i donatori dei paesi ad Alba, in una giornata dove le persone possano trovarsi , fare due parole, per poi donare.
Ce la faremo, ricordiamo che gli anni della Malora descritta da Beppe Fenoglio sono stati affrontati e superati. Concludo dicendo che non dobbiamo dimenticare il passato, base per il presente ed per il futuro».