Dai fatti si può sempre imparare per migliorare, anche quando sono ancora in via di chiarimento. Questa una possibile chiave di lettura per la poco edificante vicenda che nello scorso settembre ha visto protagonista quello che all'epoca dei fatti, nello scorso settembre, era ancora il responsabile dell’attività di base, nonché allenatore dell'Under 14, dell’Albese Calcio, Achraf Saadi.
L’ex mister, che in seguito all'accaduto ha presentato le sue dimissioni, non ancora formalmente accettate, dallo staff della storica compagine biancoazzurra, avrebbe litigato animatamente col magazziniere della società sportiva. Oggetto della discussione, secondo Saadi, l'ingiustificato diniego di quest'ultimo a farlo accedere agli spogliatoi per accompagnare un bambino infortunato dal fisioterapista della prima squadra (leggi articolo).
Una vicenda – al litigio avrebbero assistito il presidente Gennaro Castronuovo, l’allora coach della prima squadra Chicco Lombardi e alcuni dirigenti – dai contorni ancora non completamente chiari. Il tecnico riferisce di essere stato apostrofato come “marocchino di m....”, mentre diversa è la versione riferita da Castronuovo.
L’episodio è stato riferito al consigliere comunale Davide Tibaldi (Impegno per Alba), da poco entrato nell’assemblea cittadina al posto della dimissionaria Rosanna Martini, che ne ha fatto l'oggetto di un’interrogazione cui il sindaco Carlo Bo e il consigliere comunale con delega allo sport Daniele Sobrero hanno ora risposto avanzando l'intenzione di stilare un codice di comportamento etico da inviare a tutte le società sportive della città di Alba.
Di seguito la risposta del Comune
«L’Amministrazione è venuta a conoscenza dell’episodio non direttamente, ma tramite organi di stampa. A quel punto il consigliere con delega allo Sport Daniele Sobrero si è confrontato con l’allenatore che ha denunciato l’accaduto, che ha confermato l’episodio oggetto dell’intervista rilasciata e col presidente dell’Albese Calcio che, in una nota, ha comunicato che i fatti sono avvenuti in sua presenza. Conferma che vi è stato un alterco tra due componenti della società Albese Calcio e che sarebbe stata pronunciata la frase: ”Io non sono come quel marocchino”.
“La società Albese Calcio - scrive - condanna ogni forma di razzismo in ogni ambito, non vi sono mai state forme di razzismo sui campi, non di nostra conoscenza”.
Ritenendo che la terzietà e l’equidistanza siano fondamentali, abbiamo inoltre interpellato il concessionario dei campi che, quale parte non interessata direttamente, poteva essere quella più imparziale nel fornirci informazioni. In data odierna abbiamo ricevuto la risposta e il concessionario Accademia Calcio Alba riferisce di “essere a conoscenza solo di quanto pubblicamente riportato dai media” e “di non poter pertanto aggiungere nulla a quanto pubblicamente già noto”, visto che l’episodio è avvenuto nella zona spogliatoi e in un orario in cui era presente soltanto il custode che, però, non ha assistito alla vicenda in oggetto.
Non è nelle competenze dell’Amministrazione perseguire le responsabilità individuali, pertanto attendiamo eventuali esiti di accertamenti e indagini da parte dell’autorità, ma sicuramente è nostra volontà chiara esprimere distanza da ogni comportamento che riveli razzismo, e anche violenza di qualunque tipo.
Come amministrazione crediamo fortemente che il ruolo delle associazioni sportive, a qualunque livello, dilettantistico o agonistico, debba essere quello di veicolare valori come il rispetto e la crescita civile e umana delle persone.
Ogni nostra azione è sempre stata ispirata a divulgare princìpi di inclusione, rispetto delle minoranze, solidarietà; lo attesta la vicinanza che da sempre dimostriamo alle società sportive sia con i contributi sia cercando di adeguare, migliorare e ampliare gli spazi dove esercitare lo sport e anche intessendo virtuose collaborazioni tra le società.
Non da ultimo, segnaliamo il supporto fornito a manifestazioni ed eventi che uniscono allo sport la solidarietà e l’attenzione a temi di rilevanza sociale, quale il bullismo, soprattutto giovanile.
Per questo non possiamo che condannare fermamente qualsiasi manifestazione contraria a tali princìpi e ogni comportamento che evidenzi forme di razzismo e discriminazione di genere.
Questa triste vicenda, ancora tutta da chiarire, ci ha però dato l’occasione di fare una riflessione importante sul ruolo che l’amministrazione può avere nel trasmettere soprattutto ai giovani i giusti valori, anche tramite le società sportive.
Per questo abbiamo deciso di sopperire a una storica mancanza del nostro ente, provvedendo nelle prossime settimane a stilare un codice di comportamento etico - basato su princìpi di parità di trattamento e contro ogni forma di discriminazione – che invieremo a tutte le società sportive della città e ai concessionari delle palestre comunali, chiedendo che vi si attengano e vigilino perché venga rispettato da tutti i loro componenti, dai collaboratori ai praticanti, nonché che ci segnalino prontamente ogni situazione di mancato rispetto di tali princìpi, in modo da poter intervenire tempestivamente».