Le ore 12 del 17 gennaio 2023: questa è la scadenza utile per presentare un’offerta pari o superiore ai 2 milioni e 300 mila euro fissati come nuova base d'asta per la vendita (l'apertura delle buste è fissata per il giorno successivo, mercoledì 18 gennaio) della Omlat, l’azienda di Ceresole d’Alba specializzata nella produzione di elettromandrini, attualmente operativa sotto la guida del curatore fallimentare, l'avvocato Giorgio Todeschini.
Dai 3.6 milioni di euro fissati per il primo tentativo di vendita, si è scesi alla cifra sopra riportata, logica conseguenza dell'esito negativo delle precedenti aste, che non hanno visto buste da aprire.
La Omlat è un affare? Secondo chi ha seguito le vicende dell'azienda roerina dal fronte sindacale sì. L’azienda starebbe infatti vivendo una situazione per molti versi paradossale: la crisi non è arrivata per mancanza di commesse, ma come frutto avvelenato di una gestione finanziaria che ha generato il buco alla base della crisi di questa realtà, fondata nel 1940 e da sempre punto di riferimento del settore. Almeno fino a quel maledetto 2008, che ha iniziato a minare le certezze di un'azienda che dal febbraio 2022 è sottoposta a procedura fallimentare.
Un affare, un’opportunità per i possibili acquirenti: questo perché attualmente la Omlat è in piena produzione, grazie a commesse che non mancano e che continuano ad arrivare. Alle positive prospettive sul fronte della capacità produttivaora quindi bisogna affiancare una stabilità finanziaria che si spera possa arrivare grazie a un industriale o a un gruppo che riesca a vedere in questa azienda una fonte di guadagno. Chi vincerà l’asta, il cui rilancio minimo è fissato a 200mila euro, acquisirà i contratti dei lavoratori, che così saranno tutelati, lo stabilimento e tutti i beni mobili per la produzione.