Non fatica a considerarla un vero disastro istituzionale il sindaco di Peveragno Paolo Renaudi, per cui le difficoltà di reperimento della figura del segretario comunale – vere per qualunque Comune ma specialmente per quelli più piccoli – configura il rischio di paralisi per amministrazioni anche sane a livello economico.
“Una situazione che è purtroppo diffusa in tutta Italia – ha raccontato Renaudi - , anche se ovviamente io ho più presente il suo aspetto provinciale e regionale. Ed è un dramma: abbiamo poco più di 20 segretari comunali disponibili per i 250 comuni della Granda, che significa che ognuno di questi dovrebbe coprire 10 enti diversi, una cosa assolutamente infattibile. In sei o sette anni un Comune come il nostro è passato da avere segretari comunali al 50% o al 100% ad averne uno che ‘viene quando può’, e ancor grazie”.
Il problema riguarda quasi il 90% dei Comuni del cuneese e, secondo i sindaci, nasce dalla mai realmente concretizzata riforma Madia del governo Renzi, in cui la figura del segretario comunale non è stata del tutto abolita (come preventivato) ma sono stati bloccati i concorsi. Ma, appunto, il segretario comunale è rimasto comunque elemento centrale per il funzionamento di un ente comunale: “E’ come immaginarsi un’azienda privata del proprio amministratore delegato – ha aggiunto Renaudi - , un ruolo che certo non si può nemmeno improvvisare e la cui mancanza getta nella difficoltà tutto il personale; in questi mesi siamo stati fortunati ad aver costruito un rapporto via mail con il nostro segretario comunale, ma una situazione del genere fa mal funzionare l’intera macchina”.
“Peveragno, negli ultimi tempi, ha avuto qualche problema proprio in riferimento alla figura del segretario comunale e abbiamo patito particolarmente le sostituzioni dei pensionamenti – ha aggiunto ancora Renaudi - : su 10 persone ne abbiamo cambiate sei o sette, elementi validi con cui per fortuna abbiamo instaurato un buon rapporto ma non si può nascondere la difficoltà”.
“Una realtà umiliante, per un sindaco, che poi è quello che ci mette la faccia con i cittadini, ma come fai a spiegare che il Comune è sempre in emergenza, sempre in rincorsa? Ai vertici nazionali c’è la percezione di quanto sta accadendo? Lo Stato ha sbloccato i concorsi, ma 200 posti l’anno risolverebbero il problema ‘solo’ della nostra Provincia. Il sospetto che viene è che sia un piano per promuovere le fusioni tra Comuni: bisogna capire che un piccolo comune non è un costo per il Paese ma una risorsa sul territorio fondamentale”.