Una signora si ferma con l'auto vicino ad una pattuglia, prima del bivio che porta verso il paesino di Torre Mondovì. Chiede ai carabinieri: "Come è vestito il ragazzo?". Dalla macchina si sente rispondere: "Ha una maglietta grigia, molto sporca (di sangue ndr)". I giornalisti si avvicinano. Forse lo ha visto. Invece no, voleva solo informarsi, casomai lo vedesse.
Sono tanti gli avvistamenti. Ma solo uno è certo.
Perché stamattina lo hanno visto, Sacha Chang. Mentre attraversava il Roburentello, un piccolo torrrente che dalla strada, la provinciale 35, nemmeno si vede. Era a Torre Camerata, nei pressi di quella che in zona è chiamata "la casa francese", ma non sono riusciti a prenderlo.
Alcuni carabinieri hanno percorso il corso d'acqua entrando da un altro punto, in senso contrario, sperando di incrociarlo. Erano le 8. Lì sono concentrate le ricerche, con due elicotteri che stanno sorvolando la zona. E un centinaio di carabinieri. Da poco sono arrivati i cani molecolari.
In quel fazzoletto di terra lungo la provinciale che collega Montaldo e Torre Mondovì sono in corso, da ore, le ricerche del 21enne olandese accusato di aver ucciso, attorno alle 16.30 di ieri 16 agosto, il padre e l'uomo che da qualche giorno li ospitava, un connazionale, amico di vecchia data.
Sacha è giovane, forte e atletico.
Ma quanto potrà resistere braccato da quasi 24 ore? In un territorio che non conosce, da cui oggi se ne sarebbe dovuto andare per tornare a casa, ad Amsterdam, se non fosse successo niente.
E' in maniche e calzoncini corti, sicuramente graffiato e ferito dai rovi e dalla fitta vegetazione di quei boschi dove si va soprattutto in cerca di funghi. Non ha cibo, può bere solo l'acqua del torrente. Il buio di notte lì è totale. E ci sono animali selvatici. Hanno trovato il suo probabile giaciglio notturno, una casa abbandonata.
Si spera in un cedimento, nel temporale che sembrava incombere e poi si è allontanato. "Dove può andare? Non ha fatto molta strada. E' qui. Pensiamo che possa tornare indietro, alla casa", si lascia sfuggire un carabiniere. La casa alle porte di Montaldo, dove a terra c'è tanto sangue, dove ci sono i sigilli alle porte, piantonata.
Il colonnello Giuseppe Carubia è in zona dalle prime ore del giorno. Sta coordinando le ricerche, è in stretto contatto con il nucleo elicotteri. Dall'alto vedono e danno indicazioni alle squadre a terra, anche se la zona è veramente complicata da perlustrare.
Queste le sue parole, dalla piazzetta di Torre Mondovì. Ci sono novità? Gli chiediamo. "Ce ne saranno quando lo avremo trovato".
Continuiamo a girare in zona anche noi, fermandoci nei diversi punti dove sono ferme altre pattuglie, dove si vedono uomini muoversi.
L'obiettivo è quello di trovarlo prima che faccia buio. "Siete anche pronti a sparare?". "No, non è armato. Lo vogliamo arrestare".