“Si parla spesso dei dipendenti pubblici come un ammasso di persone dalla scarsa professionalità e che passano il proprio tempo a non far nulla. Non è così, nella mia esperienza professionale e personale, e quanto siamo riusciti a fare in questo primo anno di mandato ne è una riprova”.
Un anno in circa quaranta minuti, per usare le stesse parole del presidente della Provincia di Cuneo Luca Robaldo, che nel primo pomeriggio di oggi (martedì 3 ottobre) si è presentato nella sala Giolitti del palazzo dell’ente provinciale per relazionare sui primo dodici mesi della sua attività amministrativa. Un incontro che ha visto partecipare anche diversi consiglieri come Bruna Sibille, Massimo Antoniotti, Simona Giaccardi, Stefano Rosso, Vincenzo Pellegrino e Graziella Viale.
Dieci i tavoli di lavoro: “Lavoriamo con senso di responsabilità”
Sulla scia del mantra che Robaldo ha voluto collegare alla propria governance, “passo dopo passo”, il presidente ha aperto l’incontro sottolineando le cose ancora da fare ovvero la decina di tavoli di coordinamento e di lavoro attualmente aperti (o ancora aperti): quello sul tunnel di Tenda e sulla ferrovia Cuneo-Nizza, quello sulla sicurezza delle strade provinciali, sulla peste suina, sul servizio di raccolta dei rifiuti, sui lavori dell’autostrada Asti-Cuneo, sulla linea ferroviaria Torino-Savona, sulla manutenzione degli edifici scolastici, sullo stato della provinciale 28, sui progetti transfrontalieri Piter e Alcotra, sulla candidatura del Parco Alpi Marittime a primo parco nazionale del cuneese e sul Trattato del Quirinale.
“L’attenzione su queste tematiche è altissima da parte di tutti i consiglieri – ha assicurato Robaldo - , siamo convinti che i risultati che sono arrivati e arriveranno siano di tutti, così come le responsabilità. Il proposito è continuare a lavorare ‘in team’ trattando le differenze politiche come un arricchimento e non come un ostacolo”.
Cosa si è fatto, tra peste suina e deficit idrico
Le cose già fatte in riferimento alle ‘macroaree’ in cui Robaldo ha diviso la propria trattazione, sono state molteplici.
Dal punto di vista della viabilità (circa otto milioni di investimento annuo) sono stati citati il progetto di fattibilità tecnico-economica sulla strada del vallone di Elva, il progetto preliminare di 32 milioni di euro per il terzo ponte sul Tanaro ad Alba e le fasi finali del completamento della circonvallazione di Cherasco.
Il settore dell’edilizia scolastica – forte di un’iniezione europea da oltre 60 milioni di euro – ha potuto programmare tre cantieri per altrettante nuove scuole a Bra, Cuneo e Mondovì e a Verzuolo, lunedì 9 ottobre alle 8.30, inaugurerà il nuovo polo scolastico.
L’emergenza inattesa della peste suina ha necessitato sino ad oggi di incontri tra la Provincia e gli attori provinciali del settore suinicolo a cadenza di un paio di settimane l’uno. Intanto, prosegue l’abbattimento dei cinghiali: da inizio anno ne sono stati abbattuti quasi 9.000 capi (dei quali 7.500 per attività dei cacciatori e 1.400 per attività degli agenti provinciali).
Nel 2022 la Granda ha confermato un deficit idrico del 45% e la Provincia si è attrezzata per discutere nuove regole e pratiche come il deflusso ecologico e sperimentazioni negli alvei dei fiumi Gesso, Stura e Maira. A luglio, inoltre, è stato presentato il primo lotto dell’invaso di Serra degli Ulivi (dal costo di circa 50 milioni di euro).
In questo panorama la Provincia ha continuato a crescere a livello di personale. Conta infatti 319 dipendenti totali, di cui 27 assunti nell’ultimo anno; entro l’inizio del 2024 si propone, con apposito bando in partenza a breve, l’aggiunta di 15 agenti di polizia faunistica.
Bilancio in rosso: mancano oltre sette milioni di euro
Le note dolenti arrivano però quando si vanno a guardare i conti, dell’ente provinciale. La macchina amministrativa costa annualmente 40 milioni di euro mentre la spesa corrente riguarda la viabilità per 15 milioni, l’edilizia scolastica per 13 e l’ambiente per circa uno. Il bilancio, però, risulta in rosso di 7.5 milioni di euro: Robaldo stesso ammette che, dal 2010, si sia dimezzato e che lo Stato inietti alle Province 12 milioni di euro annui ma chiedendone invece indietro circa 20 milioni.
“Se qualcosa la riforma Delrio ci ha dimostrato è che le Province servono – ha commentato Robaldo - . Ma quelle che conoscevamo, nella condizione di poter far funzionare gli uffici a servizio del territorio e in cui allo sforzo veniva riconosciuta una congrua quantità di risorse economiche. Non è la voglia di fare che manca: la Provincia di Cuneo ha lavorato prima della Delrio, sta lavorando con la Delrio e lavorerà anche in futuro, quando la Delrio dovesse venire superata”.