Le emergenze internazionali e nazionali, la sessione di bilancio in corso e, soprattutto, la mancanza di risorse finanziarie hanno fatto passare in secondo piano il tema delle Province facendolo slittare a data da destinarsi.
Il richiamo del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella alla loro funzione costituzionale alla recente assemblea nazionale Upi (associazione Province Italiane) de L’Aquila, così come i desiderata del ministro per gli Affari regionali e le Autonomie Roberto Calderoli non hanno finora sortito gli effetti sperati.
Morale: il 18 dicembre scade il Consiglio provinciale e nessuno sa che pesci pigliare.
Noi, nel nostro piccolo, abbiamo cercato di capire qual è lo scenario che si prospetta interpellando i funzionari dell’Upi.
Abbiamo così raccolto interessanti e per certi versi inedite indicazioni.
Per intanto una precisazione rispetto alle voci circolanti: i 90 giorni per le elezioni provinciali (al momento ancora di secondo grado non essendoci state altre disposizioni legislative) decorrono – così ci è stato detto – dal 18 dicembre e non precedentemente.
Ragion per cui il presidente Luca Robaldo ha tempo a indire i “comizi elettorali” (per usare un termine desueto, ma ancora attuale nel lessico burocratico amministrativo) fino al 18 marzo 2024.
Ma c’è un altro aspetto, sfuggito ai più e ancor più interessante che riguarda il comma 79 dell’articolo 1 della legge 56, detta “Delrio”, del 2014.
Si tratta di un emendamento approvato in sede parlamentare che consente lo slittamento del rinnovo del Consiglio provinciale a ridosso di consultazioni amministrative che riguardino oltre il 50% dei Comuni della Provincia interessata.
Il Cuneese rientra appieno nella casistica dal momento che sono circa 180 i Comuni della Granda (su un totale di 247) chiamati alle urne nel giugno del prossimo anno.
Ecco allora che appare verosimile che l’attuale Consiglio provinciale resti in carica fin dopo il 9 giugno 2024.
Il comma 79 dell’art. 1 ha una sua logica dal momento che parecchi anche tra i 12 attuali consiglieri provinciali sono soggetti a verifica elettorale nei loro rispettivi Comuni e non tutti (almeno teoricamente) potrebbero essere rinnovati.
Nel palazzo di corso Nizza si tratta di una situazione che fa comodo un po’ a tutti, salvo a Fratelli d’Italia, partito che però si è chiamato fuori sua sponte dalla “grosse koalition” guidata dal sindaco di Mondovì.
Questa è ad oggi la situazione sapendo che si naviga comunque a vista e fermo restando che il citato comma 79 dovrà comunque essere oggetto di una più chiara interpretazione.