"Il rischio è quello di diventare una bella azienda che ha tanti clienti, ma non ha prodotto a sufficienza per servirli". E’ toccato a Fabio Carosso, vicepresidente della Giunta regionale con delega al comparto, indicare una delle possibili vie cui la filiera del Tartufo Bianco d’Alba – ma non solo di quello – può e deve guardare per immaginarsi un futuro in un contesto ambientale e climatico sempre più caratterizzato dall’assenza di precipitazioni, ma anche dal grave diradarsi sulle nostre colline di quei boschi la cui presenza rappresenta un’imprescindibile condizione per il proliferare del diamante grigio.
Occasione per un bilancio della stagione che si chiude in queste ore – è fissato proprio per oggi, infatti, il termine della raccolta del Tuber Magnatum Pico – è stato l’incontro che l’Atl Langhe Monferrato Roero ha promosso al castello di Roddi nella mattinata di ieri, martedì 30 gennaio.
Nel maniero langarolo, tra le sedi su cui si articolano le iniziative della stessa azienda turistica e dell’Ente Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba, si sono così ritrovati i rappresentanti dei "trifolao", con l’associazione che riunisce quelli albesi, presente il vice Carlo Olivero a sostituire il presidente Beppe Marengo, e del Piemonte, con Agostino Aprile, per discutere dell’attualità del comparto ma anche per affidare ai sodalizi dei cercatori le 250 piantine che la stessa Atl ha acquistato col provento delle visite guidate a tema tenute grazie alla collaborazione dei trifolao in 18 date tra ottobre e dicembre, col nome di "Alba Walking Tour Truffle Edition" e l’interessata partecipazione di 230 persone.
Un’iniziativa che ha fatto parte degli impegni per la sostenibilità messi in atto dall’azienda turistica, che all’incontro ha visto il suo presidente Mariano Rabino far gli onori di casa ricordando l’attualità del messaggio – "no alberi, no tartufi" – lanciato in tempi non sospetti dal commendatore Roberto Ponzio, tra i commercianti che hanno fatto di Alba la capitale italiana della trifola: "C’è chi ha la fortuna di vedere prima i fenomeni, di anticipare i tempi. Noi oggi dobbiamo saper raccogliere questa sfida, preservare questa meraviglia che è il nostro territorio e impegnarci nella sua tutela all’insegna della sostenibilità, così da rendere sostenibile nel tempo un movimento turistico che è anche una formidabile operazione di sviluppo economico".
Argomenti ripresi dal direttore Bruno Bertero, che ha sottolineato la positiva collaborazione instaurata coi trifolao come anche le sollecitazioni arrivate sul tema da quella "progettazione partecipata" che un’utile contributo sta portando non soltanto alla crescita turistica del territorio, ma anche per una gestione dei flussi che sia compatibile con la sua salvaguardia, mentre un’altra sfida sarà quella di dare "un giusto valore al tartufo nero pregiato, prodotto la cui stagione si chiuderà il 15 marzo e che ha tutte le carte in regola per dare un contributo fondamentale a una sempre maggiore destagionalizzazione del nostro turismo".
Prima di lui era toccato ad Antonio Degiacomi, già presidente dell’Ente Fiera e da diversi anni a capo del Centro Nazionale Studi Tartufo, fare il punto su quella che, ormai da alcune annate, è "la domanda" che i non addetti ai lavori gli vanno rivolgendo: come è andata l’ultima annata e, soprattutto, come andata alla luce di piogge autunnali che rappresentano quasi un ricordo? "Sicuramente meglio di quella passata – ha rassicurato Degiacomi in merito ai mesi trascorsi dal 21 settembre scorso a oggi –. Certamente le alte temperature non hanno aiutato ma l’andamento della raccolta ha risentito di differenze significative tra zona e zona, con alcune aree che hanno registrato un’ottima stagione semplicemente in ragione dei temporali che vi si sono abbattuti. Questi sono arrivati comunque tardi, come tardi è partita l’annata", ha aggiunto anticipando uno dei temi di giornata, quello di un necessario posticipo al momento di inizio della raccolta.
Prima di arrivarci Degiacomi ha però ricordato le tante iniziative di sensibilizzazione messe in atto in questi anni per lanciare segnali al mondo dei cercatori e dei consumatori. Dall’impianto di nuove tartufaie alla pulizie di quelle in essere, alla realizzazione di studi e opere quali il documentario "The truffles hunters", ai diplomi conferiti lo scorso anno a singole associazioni e cantine. "Ora c’è la necessità di passare dalle azioni esemplari a quelle di sistema". Che sono normative, come spostare il calendario di raccolta di nove giorni, come ha appena fatto la Regione, comunicandolo alla festa di "tabui" di Canale. "Ma serve farlo in tutte le regioni e serve anche spostare in avanti le fiere", ha aggiunto.
Cosa che, complice il calendario, avverrà solamente in parte per la prossima edizione della "Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba", che "dopo il Palio degli Asini di domenica 6 ottobre avrà inizio sabato 12 ottobre per chiudersi all’8 dicembre", ha spiegato il consigliere dell’ente Marco Scuderi, presente insieme al direttore Stefano Mosca.
Al vicepresidente Carosso, come detto, il compito di spiegare con quali idee la politica guarda a un settore più di altri alle prese con le urgenze del clima e per questo bisognoso di proposte concrete. "Abbiamo spostato la raccolta al 1° ottobre – ha spiegato Carosso –, lo ha fatto anche la Toscana e ne stiamo parlando anche con la Liguria e con l’Emilia Romagna. Noi abbiamo fatto un ragionamento di etica e di qualità. Lo stesso che stiamo portando avanti da tempo nei nostri ragionamenti coi produttori. Noi dobbiamo insistere, mettere a dimora piante da tartufo in ogni gerbido, convincere agricoltori e privati a impiantare tartufaie. Io personalmente ne ho quattro. La Regione ha pronto il nuovo bando per incentivare i proprietari dei terreni a muoversi in questa direzione. A giorni verrà pubblicato e finanziato con risorse del Psr. Prevede fino a 20mila euro di contributi all’anno per ettaro, una soglia che su dieci anni porta a valori molto interessanti".
Collocare piante a dimora è l’urgenza, l’unica strada per evitare che in queste terre vocate un domani i tartufi non si trovino più. Ancora Carosso: "Dobbiamo essere seri, certificare i nostri tartufi e acquistare terreni nei quali piantare quegli alberi che tra vent’anni ci daranno i tartufi di domani. Qualcuno forse ha dimenticato il metanolo? Dobbiamo essere quantomai seri e i primi a farlo devono essere i ristoratori, perché altrimenti tra vent’anni non avremo più prodotto da servire ai nostri tavoli. Ristoratori e i commercianti devono dare il buon esempio e impegnarsi attivamente in questa direzione".