Sanità - 27 agosto 2024, 07:14

Al lavoro per la Sanità regionale, Riboldi non ha dubbi: "Bisogna riorganizzare, non chiudere ospedali"

Il neo assessore è impegnato nel confronto con le ASL di tutto il Piemonte, tra liste d'attesa da abbattere e 118 da riorganizzare. Nella sua visione, gli ospedali devono restare anche nelle aree più marginali, migliorando la logistica

Al lavoro per la Sanità regionale, Riboldi non ha dubbi: "Bisogna riorganizzare, non chiudere ospedali"

Settembre è tempo di organizzazione e riorganizzazione, di scadenze e di agende che si riempiono, ancor più in Regione Piemonte, dove le elezioni di giugno hanno, seppur solo parzialmente, ridisegnato la squadra di Alberto Cirio. 

Tra le new entry, a gestire l'assessorato più pesante, c'è Federico Riboldi, chiamato a guidare la sanità piemontese lasciatagli in eredità di Luigi Genesio Icardi. Assessorato più pesante sia in termini di risorse economiche che in termini di lavoro e di gestione.

Riboldi non ne è spaventato: "Sono stato un sindaco. Non è un impegno meno gravoso", rimarca. Ha le idee chiare sulla Sanità che vorrebbe. Ma sulla quale dovrà confrontarsi, giustamente, con tanti soggetti.

118 E ALGORITMI INFERMIERISTICI SULLE AMBULANZE

Partiamo dal 118 e dagli algoritmi infermieristici che andrebbero a sostituire la presenza del medico sulle ambulanze, stante la gravissima carenza di personale in questo ambito.

Nessun via dal 1° ottobre, ma una ripresa del confronto con la classe medica e infermieristica, attarverso gli Ordini professionali.

"Per ora sono in stand by. Ci lavoreremo seriamente con tutte le categorie. Ringrazio gli infermieri che hanno desiderio di aiutarci con grande impegno e abnegazione e i medici che ci chiedono di fare altre riflessioni. Voglio sedermi ad un tavolo e parlare con tutti gli attori", specifica l'assessore.

OSPEDALI E TERRITORIO

In Piemonte, spiega l'assessore, ci sono 73 presidi ospedalieri. "Non è una politica oculata quella di chiudere i più periferici. In passato è stato fatto: si centralizzava, si chiudevano ospedali... magari ci sono risultati positivi nell'immediato, ma ritengo che sia molto più importante e strategico far funzionare il sistema senza abbandonare le aree periferiche".

Per Federico Riboldi, mantenere il presidio sanitario significa essere presenti come Stato. "La vera sfida è quella di avere una logistica moderna nello spostamento delle merci. Non è possibile che Amazon consegni ovunque in poche ore e noi non riusciamo a consegnar i pannoloni, per esempio. Bisogna centralizzare i servizi principali e avere una buona logistica per arrivare al territorio".

Nessuna chiusura: "Bisogna evitare duplicazioni in un'area omogenea, non eliminare i servizi. Non servono ospedali di eccellenza, ma reparti di eccellenza, che possono essere anche in nosocomi minori".

Sulle Asl elefantiache, o comunque su un'unica dirigenza per la sanità provinciale, come succede ad Alessandria, esprime la sua contrarietà. "Secondo me non è un buon risultato l'accorpamento. Parto proprio dal caso che conosco bene, quello di Alessandria, voluto dal centro sinistra, dove i sindaci, che devono avere un ruolo, non riescono mai a riunirsi in assemblea perché tutte le volte manca il numero legale. Sono troppi, ben 187. Figurarsi in provincia di Cuneo, che ce ne sono 247", commenta.

Gli accorpamenti, a suo avviso, non garantirebbero un risparmio. La strada da percorrere è la sanità diffusa con una razionalizzazione dell'offerta di prestazioni. Salvaguardando i presidi delle aree svantaggiate.

LISTE D'ATTESA

Stiamo lavorando con tutte le Asl per analizzare le maggiori criticità, che si registrano un po' ovunque nelle aree di Diagnostica e Radiologia, come nell'interventistica minore. Lunghissimi i tempi per cataratte, ernie, colicisti o altro.

Perché, chiediamo, non concentrare questo tipo di prestazioni proprio nei presidi più piccoli, a minor specializzazione, lasciando agli ospedali principali di concentrarsi sulle prestazioni a maggior complessità?

"Con ragionevolezza, si sta facendo anche questo discorso. Ma, ribadisco, non esistono ospedali di serie A e di serie B, perché ci sono eccellenze anche in presidi più piccoli. Ci sono ospedali non hub dove si fanno cose di altissimo livello, perché ci sono i professionisti e i macchinari. Si sta lavorando per abbattere le liste d'attesa e una strada è quella di concentrare alcune prestazioni in alcuni ospedali. Ma senza fare classifiche. Bisogna salvaguardare tutti i presidi sanitari, anche quelli più marginali. E, soprattutto, bisogna garantire la rete dell'emergenza in ogni area".

Barbara Simonelli

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