Cronaca - 23 settembre 2024, 17:26

Crollo del ponte di Fossano: errore umano o evento inevitabile? Domani la sentenza

Il giudice Giovanni Mocci emetterà la sentenza che chiuderà in primo grado l'inchiesta sul ponte "La Reale". Sette le richieste di condanna alla pena sospesa da parte della Procura e danni stimati dalle parti civile per circa 2.8 milioni

Immagine d'archivio

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È prevista per domani, martedì 24 settembre, la sentenza relativa al crollo del ponte di Fossano che, almeno in primo grado, stabilirà se quanto avvenuto quel 18 aprile 2017 sia imputabile ad un errore umano, e perciò prevedibile, o se si trattò semplicemente di una fatalità e dunque, inevitabile.

Il quesito attorno cui si è costruita la corposa attività istruttoria di fronte al giudice Giovanni Mocci, prossimo al trasferimento in altro ufficio giudiziario, è se la mancanza di boiacca (una miscela di cemento, acqua e additivi) e la presenza di infiorescenze e colatura visibili sulla struttura esterne del viadotto potessero farne presagire il crollo.

A doverne rispondere in dibattimento sono stati i tecnici Anas A.A. e M.S., il geometra R.R. e l’ingegnere M.A.F. per la Franco&C Spa, il geometra e direttore del cantiere M.C. e il capocantiere M.T. per le Imprese Grassetto, accusati di disastro colposo; tre tecnici Anas (il geometra V.P., il capocantiere B.C. e il capo sorvegliante D.C.C.), avrebbero invece omesso di rilevare e annotare nelle schede la presenza delle infiorescenze, delle macchie e delle colature violando così una circolare ministeriale del 1991. Infine, per i lavori eseguiti sulla circonvallazione nel 2006, quando venne scarnificato il manto stradale, sono stati chiamati a rispondere l’ingegnere Anas, G.A. e i due responsabili della ditta appaltante Pel.Car che si occupò dei lavori, M.G. e M.R.V.

La Procura, nel corso della sua requisitoria, aveva chiesto l’assoluzione per M.A.F. (ingegnere della Franco Spa), M.G (amministratore della Pel.Car), V.P., B.C. e D.C.C. (tutti tecnici Anas): per i primi due per il mancato raggiungimento della prova e per i tre tecnici per non aver commesso il fatto.

Sette, invece, sono state la richieste di condanna alle pene sospese di due anni di reclusione nei confronti di M.C., M.T., rispettivamente geometra e direttore di cantiere e capocantiere per le Imprese Grassetto (la ditta appaltatrice che si occupò della fornitura dei conci), di A.A., ingegnere e direttori dei lavori Anas, di M.S. geometra coadiutore di quest’ultimo; di un anno e sei mesi di reclusione per il geometra R.R. della Franco&Spa (azienda preposta alla costruzione dei prefabbricati in cemento armato)e, infine, di un anno e due mesi per M.R.V. e G.A., responsabili della ditta appaltante Pel.Car (che si occupò della manutenzione).

I pubblici ministeri, nella loro ricostruzione dei fatti, non hanno usato mezzi termini: dietro a quel collasso che fortunatamente non sarà ricordato come una tragedia, ci sarebbe stata solo “sciatteria” da parte di chi realizzò i lavori. Ad essersi costituiti parte civile sono stati Anas, Ministero delle Infrastrutture e Provincia di Cuneo, che hanno totalizzato circa 2.8milioni di euro.

"Il cedimento era prevedibile: l'Anas doveva controllare".

"Dalle direttive ricevute dall’Anas i tecnici non erano tenuti a segnalare ed annotare le infiorescenze perché non considerate elemento rilevante".

"Ma qual è stato l’innesco del fenomeno di corrosione, i lavori del 1992 o la sostituzione dei giunti del 2006 con la mancata impermeabilizzazione? Neanche i consulenti dell’accusa hanno saputo dare una risposta a questa domanda. Non possiamo dire chi è il responsabile". Sono queste, invece, le posizioni assunte dalle difese degli imputati che, nella mattinata dell'11 e del 15 luglio scorso, hanno presentato le proprie richieste assolutorie dopo aver ascoltato le richieste della Procura.

Cosa deciderà il giudice?

CharB.

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