Attualità - 24 settembre 2024, 08:27

Bra, alla scoperta della mostra dedicata ai beati Martiri di Boves con le Sorelle Clarisse

Domande e risposte sulla storia di uomini rivestiti di santità e martirio per una nuova città

La chiesa dei Battuti Neri di Bra, dove è ancora visitabile la mostra “Martiri per una nuova città”

La chiesa dei Battuti Neri di Bra, dove è ancora visitabile la mostra “Martiri per una nuova città”

La mostra allestita nella chiesa dei Battuti Neri di Bra e dedicata ai beati Martiri di Boves, don Giuseppe Bernardi e don Mario Ghibaudo parla ai visitatori di avvenimenti che il tempo non è riuscito a cancellare (leggi qui).

Il tema segue una riflessione sulla storia e sulle vite di uomini rivestiti di santità e martirio, ma può offrire molto di più. Ce lo siamo fatti raccontare da chi questo di più lo conosce bene: le Sorelle Clarisse di Bra.

Che significato ha questa mostra?

«I 25 pannelli fotografici che compongono la mostra narrano plasticamente quello che avvenne a Boves il 19 settembre 1943 quando, durante il primo eccidio nazifascista d’Italia, 350 case vennero incendiate e 24 persone uccise, tra le quali don Giuseppe Bernardi e don Mario Ghibaudo, rispettivamente parroco e vice parroco. I due sacerdoti, proclamati martiri nel 2022, pur davanti all’imminente pericolo, non fuggirono, ma cercarono di salvare il paese ed esercitarono fino all’ultimo il loro ministero, benedicendo ed assolvendo».

Che messaggio vuole dare la mostra ai visitatori?

«La mostra va avvicinata in punta di piedi, in silenzio, per ascoltare come un sottofondo musicale sia le note cupe della sofferenza e della ferocia della guerra, ma anche quelle liete intrise di pace e speranza, perché là dove c’è un uomo che dimentica se stesso per salvare altri lì sta nascendo un mondo nuovo, alla misura di Dio. Ieri come oggi possiamo sperare, perché l’odio non sarà mai l’ultima parola. L’amore e il perdono sono più forti».

Che cosa colpisce guardando l’esposizione?

«Tante le immagini che catturano l’attenzione. Se ne possono evidenziare due. La prima, quella di un altro protagonista di quel tragico 19 settembre, l’ingegner Antonio Vassallo, imprenditore, agnostico, che si offrì ad accompagnare don Bernardi nell’intento di salvare il paese e morì bruciato come lui. Due uomini di idee radicalmente diverse che hanno collaborato per il bene comune e sono stati accomunati dalla stessa morte eroica. La seconda, l’orologio di don Bernardi che segna indelebilmente le 18.54, l’ora del martirio di entrambi. Il tempo passa inevitabilmente per tutti, ma la scelta di come e per che cosa impiegarlo è lasciata a ciascuno».

Perché visitarla?

«Un buon motivo è quello di rendere grazie a chi ha pagato in prima persona il prezzo della nostra libertà di oggi. È altresì occasione per vedere come la comunità civile e religiosa ha trovato nell’esempio eroico dei due sacerdoti la forza di non indugiare nel disfattismo e nel rancore: si è data da fare per ricostruire e gettare le basi per ponti di riconciliazione e amicizia. Frutti di pace, di conversione, di bene si sono allargati a macchia d’olio ovunque. C’è profumo di Vangelo vissuto. Basta avere un cuore umile e docile per saperlo riconoscere».

Qual è l’insegnamento che ancora oggi comunicano i Beati martiri di Boves?

«Sicuramente è una conferma di quello che papa Francesco non cessa di ripetere: “Ogni guerra è sempre una sconfitta per tutti”. Ma indipendentemente dall’epoca storica, dalla realtà e dalla vocazione di ciascuno, ogni persona con il suo stile di vita può fare la differenza. Non possiamo mai esimerci di schierarci dalla parte del bene e della giustizia».

Il Monastero delle Clarisse di Bra ha accolto una reliquia dei Beati, che cosa vuole rappresentare?

«Sabato 14 settembre è stata donata al monastero una reliquia contenente dei frammenti dei corpi di don Bernardi e don Ghibaudo. Sono segni della loro presenza, perché la comunione dei santi che professiamo nel Credo è una realtà. Custodire questa reliquia dei due Beati in monastero è per non dimenticare che la santità è la vocazione di ogni cristiano e per invocare la loro intercessione per il mondo intero».

Silvia Gullino

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