Cronaca - 08 ottobre 2024, 07:08

La denuncia di una mamma presa a botte dal figlio: "Lui nel tunnel della cocaina. Nessuno mi aiuta"

La drammatica vicenda di una donna del saluzzese raccontata in aula: "L’ho portato in una clinica a Padova, dove è stato ricoverato una settimana. Lo accompagnavamo a Milano per i trattamenti con la psicologa, ma lui interrompeva il percorso"

Immagine di repertorio

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“Ho chiesto aiuto a tutti. Non c’è nessuno che mi aiuta”. É terminata così, tra le lacrime, la deposizione di una madre saluzzese che ha spiegato al giudice che cosa si celerebbe dietro alla querela presentata contro il figlio tossicodipendente.

Era il 6 aprile 2022 e, come spiegato dalla donna, suo figlio quella sera “era tornato a casa alterato. Come tante altre volte. Gli ho fatto notare che era di nuovo in uno stato indecente e lui mi ha presa per il collo in cucina”. Quello raccontato non sarebbe il primo episodio, ma questa volta ci sarebbero stati anche pugni al costato e uno in faccia: “Mi ha sbattuta contro il muro, staccando il tendone, poi mi ha spinta sul letto: voleva legarmi col cavo di ricarica del telefono. Io sono riuscita a scappare dalla porta interna, ho scavalcato la cancellata e sono uscita per chiedere aiuto”.

“Quella sera ho avuto veramente paura- ha concluso- non ricordo tante cose”. La Procura contesta all'uomo lesioni e maltrattamenti. Un figlio che la madre descrive come "un ragazzo che ha sempre lavorato tantissimo, educato, risparmiatore” , fino a quando non si è “infilato in questo tunnel e le cose sono cambiate. È diventato paranoico e aggressivo”.

Nel 2021, ricorda la donna, lui le avrebbe dato una spinta dopo una discussione: “Avevo appoggiato la mano sul vetro di una porta a vetri e mi sono tagliata”. Altre volte, forse cinque o sei, il figlio le avrebbe messo le mani al collo: “Mi prendeva e solo quando si rendeva conto che non respiravo più, diventando viola, mi lasciava andare”.

E poi numerosi sarebbero stati gli insulti e gli improperi rivoltile, fino ad arrivare alle minacce di morte. “Ogni tanto mi chiedeva dei soldi- ha continuato la donna- si parla di dieci o venti euro. Le richieste di denaro erano in tono abbastanza gentile. Io non gli davo somme più alte perché non volevo finissero dove non dovevano finire: nella droga. Ne avevo la certezza”. Poi ci sarebbero state le allucinazioni: “Una volta è tornato a casa brandendo un coltello, dicendo di avere ucciso un ladro - ha detto-. Molte volte l’ho trovato tante a spulciare il pon-pon del berretto di lana, sostenendo che io ci avessi messo ‘delle cimici’”.

I lividi sul volto della mamma sarebbero stati visti anche dal fratello dell’imputato e dalla cognata. L’altro figlio ha infatti raccontato di una domenica sera in cui suo fratello sarebbe piombato in casa sua perché convinto “si nascondesse” lì la sua ex fidanzata: “Era un po’ agitato - ha spiegato- penso avesse bevuto. Voleva entrare a tutti i costi in casa, gli ho detto di no. Poi la mia fidanzata ha chiamato i carabinieri, perché insisteva”. "Mia madre mi raccontava che era sempre ingestibile - ha continuato - Avevo provato a parlargli, ma non si risolve niente: è una battaglia persa”.

Come spiegato dalla madre, inutili sarebbero stati anche i tentativi di aiutarlo a disintossicarsi: “L’ho portato in una clinica a Padova, dove è stato ricoverato una settimana: lo accompagnavamo a Milano per i trattamenti con una psicologa. Ma poi lui interrompeva il percorso. L’ultima volta si era quasi convinto, anche la sua ex compagna voleva aiutarlo e suo padre ha partecipato: doveva entrare in comunità a Saluzzo, al mattino l’ho accompagnato, ma lui ha detto di no”.

Il processo proseguirà il 24 gennaio prossimo.

CharB.

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