- 08 ottobre 2024, 12:52

Giovane morì colpito al capo da una minipala: va a sentenza il processo a titolare di un agriturismo

Alla sbarra in tribunale ad Asti un imprenditore di Canale, accusato del mancato rispetto della normativa in materia di sicurezza del lavoro

Lunedì 14 ottobre discussione e sentenza del processo per la morte del giovane, avvenuta nel maggio 2019 al Cto di Torino

Lunedì 14 ottobre discussione e sentenza del processo per la morte del giovane, avvenuta nel maggio 2019 al Cto di Torino

Sono annunciati per lunedì 14 ottobre discussione e sentenza del processo col quale il Tribunale di Asti in composizione monocratica (giudice Roberta Dematteis) è chiamato a esprimersi sull’eventuale responsabilità penale di un imprenditore di Canale. All’epoca dei fatti l’uomo era il titolare di un noto agriturismo del centro roerino. A chiamarlo a giudizio con l’accusa di omicidio colposo la Procura della Repubblica astigiana col pubblico ministero Laura Deodato

Il processo fa seguito al tragico incidente costato la vita a un collaboratore dell’attività agrituristica, Giacomo Rosso, 23enne residente in paese, morto l’8 maggio 2019 al Cto di Torino, dove  era stato portato con l’elisoccorso alcuni giorni prima, in seguito all’infortunio subito negli spazi dell’agriturismo, dove nelle prime ore di un tragico sabato pomeriggio era stato colpito al capo dalle pale di un mezzo meccanico che stava utilizzando per spostare alcune rotoballe di fieno

A cagionare la morte del giovane le conseguenze del gravissimo trauma e della frattura cranica subita in un incidente che, sempre secondo l’accusa, sarebbe stato evitabile se in azienda fossero state seguite le dovute prescrizioni in materia di sicurezza del lavoro. 

Un argomento respinti dalla difesa dell’uomo, rappresentata dall’avvocato albese Roberto Ponzio, col conforto di consulenze tecniche tra le quali quella dell'ingegner Alberto Giulietta, il quale in aula aveva riferito come, secondo gli accertamenti da lui compiuti, "nessuna contestazione si può muovere al datore di lavoro, che aveva fornito macchine in perfette condizioni di funzionamento, sull’utilizzo delle quali gli addetti avevano la necessaria esperienza". 

Di diverso avviso gli esperti chiamati a deporre dall’accusa – col medico legale Moreno Bertoni, l’ingegnere Roberto Cipriani e il consulente investigativo Edi Sanson

Lo scorso 30 settembre il processo ha avuto un ultimo aggiornamento con l’audizione dell’imputato. L’uomo, classe 1960, ha riferito sulle direttive che aveva dato in relazione alla movimentazione delle rotoballe di fieno, sul suo ruolo all’interno della società "Le Querce del Vareglio", ha confermato che era lui a organizzare le attività dei dipendenti, che non era presente in azienda al momento dell’infortunio ma che sarebbe arrivato poco dopo. Ha quindi riferito sulla formazione fatta ai lavoratori della società. 

In aula è stato poi sentito il fratello dell’imputato, che ha riferito sulla sua frequentazione dell’attività e su come avveniva il lavoro in azienda, quindi un cliente dell’attività turistica e una delle impiegate della società, la quale ha riferito su come venivano formati i dipendenti e su chi provvedeva alla formazione. 

Dichiarata chiusa l’istruttoria dibattimentale, il processo è stato aggiornato a lunedì 14 ottobre per la discussione e la sentenza

Il 20 novembre scorso l’imprenditore era stato condannato a un’ammenda di 3mila euro in un procedimento parallelo aperto per l’omessa formazione in tema di sicurezza impartita alla giovane vittima dell’infortunio. L’uomo non avrebbe in particolare previsto le necessarie cautele nell’utilizzo della minipala, mentre altre mancanze avrebbero riguardato il deposito dentro il quale le rotoballe venivano sistemate. 

Ezio Massucco

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