Cronaca - 25 ottobre 2024, 07:03

Caporalato nei vigneti delle Langhe: i tre indagati di "Iron Rod" chiedono di patteggiare [VIDEO]

Il prossimo 12 novembre il giudice per l’udienza preliminare deciderà sulla richiesta avanzata dalle difese e accolta dalla Procura. Domiciliari revocati anche per il secondo indagato agli arresti

Nel luglio scorso l'operazione della Squadra Mobile di Cuneo

Nel luglio scorso l'operazione della Squadra Mobile di Cuneo

Si avvia verso un patteggiamento il procedimento nato dall’operazione "Iron Rod", con la quale il 10 luglio scorso la Squadra Mobile della Polizia di Stato di Cuneo aveva eseguito misure cautelari nei confronti di tre soggetti di diversa nazionalità, residenti rispettivamente a Novello, Mango e Alba, indagati dalla Procura della Repubblica di Asti per intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, insieme a violazioni alla normativa relativa al soggiorno degli stranieri sul territorio nazionale. 

L’11 ottobre scorso la giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Asti Claudia Beconi ha infatti disposto la revoca degli arresti domiciliari che dal luglio scorso pendevano ancora nei confronti di uno dei tre uomini, A. N., classe 1985, cittadino del Marocco domiciliato a Novello e difeso dall’avvocato albese Roberto Ponzio. Stessa sorte per le altre misure interdittive ancora presenti a carico degli altri due soggetti, L. M., classe 1976, di nazionalità albanese, difeso dall’avvocato cuneese Daniela Altare, e D. G., macedone del 1981, difeso dall’avvocato Alessia Tartaglini del foro di Torino. 

Nei confronti di quest’ultimo, lo scorso 25 luglio, il Tribunale del Riesame di Torino aveva rivisto la misura cautelare degli arresti domiciliari sostituendola con quella del divieto per anni uno di esercitare, con personale di diritto o di fatto alle sue dipendenze, l’attività di supporto all’agricoltura. 

La richiesta di revoca degli arresti nei confronti di A. N. è arrivata dal pubblico ministero Stefano Cotti anche in ragione di quanto intanto richiesto dalle difese dei tre, che si sono accordate con la Procura per chiedere il patteggiamento della pena. Da qui la revoca degli arresti anche in ragione dell’atteggiamento collaborativo seguito dagli indagati, che avrebbero rispettato tutte le prescrizioni loro imposte. 

La giudice Beatrice Bonisoli ha quindi fissato davanti a sé udienza preliminare, con la quale il 12 novembre prossimo deciderà sulle richieste di patteggiamento. 

A carico dei tre pende l’accusa prevista dall’articolo 603 bis del Codice Penale, ovvero l’intermediazione illecita e lo sfruttamento del lavoro, oltre a violazioni alla normativa relativa al soggiorno degli stranieri sul territorio nazionale. 

L'OPERAZIONE [VIDEO]

Secondo quanto gli inquirenti avevano ricostruito anche col supporto di attività tecniche,  gli indagati, in modo disgiunto tra loro, attraverso imprese individuali a loro riconducibili operanti nei tre centri citati "reclutavano manodopera allo scopo di destinarla al lavoro presso terzi in condizioni di sfruttamento".

In particolare i tre, approfittando dello stato di bisogno di tali persone, "reclutavano lavoratori di origine prevalentemente africana (Gambia, Guinea, Nigeria, Marocco, Egitto, Senegal, Mali, Burkina Faso, Costa d’Avorio, Albania) in gran parte irregolari sul territorio nazionale, privi di valide soluzioni abitative, per impiegarli in vigna presso terzi, in totale violazione delle normative contrattuali sull’impiego, secondo retribuzioni con paghe orarie di circa 6 euro l’ora, palesemente, difformi dai contratti nazionali e territoriali; inosservanza della normativa sull’orario di lavoro; inosservanza della normativa in materia di sicurezza e igiene sul lavoro; sottoposizione dei lavoratori  a condizioni di lavoro con metodi di sorveglianza degradanti e di controllo a vista, con minacce di non essere  pagati o di essere allontanati".  

 

[La manifestazione tenuta ad Alba contro il caporalato, nel luglio scorso]

Ezio Massucco

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