Via libera definitivo della Camera alle misure per contrastare la violenza sui professionisti sanitari e socio-sanitari nell'esercizio delle loro funzioni e il danneggiamento di strutture e macchinari.
Il decreto è stato dunque convertito in legge. Arresto obbligatorio in flagranza o in flagranza differita (entro 48 ore dai fatti contestati) per i delitti di lesioni personali commessi nei confronti di professionisti sanitari, sociosanitari e dei loro ausiliari. Inoltre, chiunque "distrugge, disperde, deteriora o rende, in tutto o in parte, inservibili cose mobili o immobili altrui ivi esistenti o comunque destinate al servizio sanitario o sociosanitario" sarà punito con la reclusione da uno a cinque anni e con una multa fino a 10 mila euro.
"Era necessario un intervento su questo tema, perché si spera che possa fungere da deterrente e, soprattutto, che possa rasserenare gli operatori - ha commentato il direttore della medicina d'urgenza e del pronto Soccorso del A.O. Santa Croce, dottor Giuseppe Lauria. Nel reparto che dirige, non passa settimana senza che si verifichi qualche aggressione. "L'ultima è avvenuto ieri - precisa il dottor Andrea Sciolla, responsabile della Struttura semplice del Pronto Soccorso di Cuneo. "Tra l'altro, aggiunge - "storicamente, a Cuneo, non abbiamo mai proceduto con denunce. Da qualche mese, in previsione di questa norma, abbiamo iniziato a farlo e a segnalare gli episodi più gravi all'ufficio legale dell'ospedale. Ieri due infermieri sono stati aggrediti da un utente che viene spessissimo in Pronto Soccorso. Hanno redatto una relazione scritta e si provvederà a presentare la denuncia. Dove e quando ci saranno i presupposti per agire, d'ora in poi lo faremo, senza più remore, a tutela del personale e della serenità dell'ambiente di lavoro".
E' di nuovo il dottor Lauria ad evidenziare coma la gravità e il numero degli episodi siano fortemente condizionati dal contesto sociale in cui accadono. A Torino, specifica, alcuni suoi colleghi vivono situazioni davvero difficili, molto più che a Cuneo, dove c'è, in generale, un buon livello di rispetto per le istituzioni e per chi le rappresenta.
"Questa legge era necessaria e attesa", ma da sola non basta. "Servono anche altre iniziative, di tipo preventivo, che al Pronto Soccorso di Cuneo sono già state messe in campo. Alcuni nostri operatori sono formati nelle tecniche di de - scalation e riduzione dell'aggressività; abbiamo il servizio di sorveglianza, sistemi di allertamento rapido o barriere fisiche, banalmente delle porte che separino le aree o dei banconi molto larghi, tali da ostacolare o rallentare il contatto fisico con chi è dall'altra parte. Abbiamo anche un sistema di videosorveglianza e sono stati studiati dei percorsi di fuga", spiega.
Ma cosa è cambiato al punto da rendere necessaria una legge che preveda l'arresto per chi aggredisce un sanitario? "E' ormai ampiamente certificato - continua il primario - che negli ultimi due o tre anni ci sia stato un aumento della rabbia diffusa e un netto peggioramento del rapporto dei cittadini con le istituzioni e con chi le rappresenta. Inoltre, l'aggressività è un sintomo legato alla percezione di difficoltà di accesso a servizi e diritti essenziali, quali le cure mediche. Questo genera ansia, rabbia e, inevitabilmente, anche aggressività. C'è però un altro aspetto: il più delle volte le domande si fanno nel posto sbagliato. Intendo dire che il pronto soccorso accoglie tutti, ma non dovrebbe. Ormai noi ci occupiamo sempre meno di emergenze e urgenze; ci viene chiesto, sempre più spesso, di rispondere a patologie croniche da parte di persone che, che non trovando risposte altrove e nei tempi che si vorrebbero, arrivano da noi con un carico di esasperazione che può sfociare in violenza. Ecco perché il pronto soccorso è il luogo dove questi episodi si verificano con maggiore frequenza: perché tutto arriva lì, il più delle volte in modo improprio. E' un tema noto a tutti. E poi, se posso, aggiungerei un altro aspetto: la mancanza di educazione civica rispetto ai servizi pubblici, cosa molto italiana".
Conclude: "Questa legge ci aiuterà. Aiuterà noi ma anche i cittadini, che avranno un Pronto Soccorso più sicuro. E' una delle risposte, ma ce ne devono essere altre, a partire dall'educazione".