Belli, affascinanti, amici degli esseri umani. Eppure i gatti neri continuano a soffrire dello stigma di “porta iella”. Per questo in Italia l’associazione animalista Aida&A ha indetto la “Giornata del gatto nero”. Si celebra ogni 17 novembre e mira a sfatare tutti i falsi miti che associano questo felino alla sfortuna.
Già dal Medioevo, i felini neri venivano associati alle streghe e dovevano essere bruciati vivi. Una fama negativa che si è poi protratta negli anni, perché chi di voi non tocca ferro quando gli attraversa la strada un gatto nero? O chi sceglie un gatto nero come compagno domestico? Eppure, al di là del pelo, il gatto aiuta salute e umore. Una recente ricerca pubblicata su Plos One, rivista scientifica della Public Library of Science, ha dimostrato che coccolare il proprio micio tra i 15 e i 40 minuti al giorno diminuisce stress e ansia.
La data non è un caso: in primis, perché il mese di novembre è quello più triste dell’anno, perché inizia con la commemorazione dei santi e dei morti, e poi il numero 17 è legato alla sfortuna.
Le cause della superstizione
Il Medioevo può essere considerato il secolo buio anche, per quanto riguarda il gatto, perché è proprio in questo periodo che sono nati molti falsi miti e superstizioni sul suo conto. Quando si parla di gatti neri, la prima cosa che viene in mente è di associarli alle streghe. Tra i primi a trovare un’analogia tra queste due figure è stato papa Gregorio IX nel 1200. Secondo alcune credenze popolari le streghe erano in grado di trasformarsi in gatti neri, tanto che si arrivò ad emanare una bolla in cui i gatti erano considerati figure demoniache e, quindi, si incentivava la loro eliminazione. Inoltre, non è raro che si abbia timore di un gatto nero che appare all’improvviso: la causa è da ricercare nelle vicende dei pirati e degli abitanti delle città costiere. Infatti, i mici venivano utilizzati dai corsari a bordo delle navi per dare la caccia ai roditori, dunque l’arrivo di queste figure, per gli abitanti delle città, era sinonimo di pericolo.
Falsi miti
Al contrario di ciò che spesso si crede, il gatto nero ha un buon carattere: educato, fedele e soprattutto molto predisposto a socializzare. Tuttavia, la sua indole è quella di uno spirito libero, perciò, appena può, ama gironzolare da solo e rimanere per ore e ore a contatto con la natura. Da eliminare, perché fuori tempo, anche la credenza per cui porterebbe male vedersi la strada attraversata da un gatto nero. Risale a quando si andava a cavallo. I gatti facevano imbizzarrire gli equini. Tutto passato. I mezzi di trasporto sono altri e altro dovrebbe essere l’affetto verso animali esattamente come gli altri.
Il gatto nero simbolo di fortuna
Il gatto nero non viene considerato solo presagio di sfortuna, in alcuni contesti è visto come un simbolo di fortuna. Ad esempio nell’antico Egitto venivano considerati sacri e per questo venerati, perché la dea della fecondità e protettrice delle case Bastet aveva le sembianze di una sensuale donna con la testa di gatto nero. Anche nell’antica Roma la figura del gatto nero simboleggiava abbondanza e benessere, infatti averne uno in casa portava fortuna. Dopo la sua morte, inoltre, secondo una tradizione, si dovevano cospargere le sue ceneri nei campi per avere un raccolto fruttuoso. «In tempi più recenti - spiega l’associazione Italiana Difesa Animali ed Ambiente - i gatti neri sono stati oggetto di sacrificio da parte di gruppi esoterici e considerati animali porta sfortuna specialmente nella credenza popolare, mentre nella cultura anglosassone il gatto nero è considerato emblema della dea bendata, ovvero della fortuna». In Scozia, secondo una tradizione celtica, la fata Sìth era in grado di assumere la forma di un gatto nero. Perciò, in base ad una leggenda, le ragazze che avevano un gatto nero in casa avevano molti pretendenti ed era sinonimo di prosperità.
La Befana e altre leggende sul gatto nero
La leggenda narra che la notte del 6 gennaio, un gatto tigrato, mentre accompagnava la Befana nella distribuzione dei regali, spinto dalla curiosità, si sporse dalla scopa e cadde giù, finendo nel caminetto di una casa. A quel punto la Befana, invece di arrabbiarsi e correre a recuperare il suo compagno a quattro zampe, lasciò il suo gatto, diventato nero, come regalo alla famiglia. Quest’ultima, con immensa gioia e stupore, lo accolse a braccia aperte ed è da quel momento che sulla Terra, accanto ai gatti tigrati, iniziarono a circolare anche i gatti neri. Questa leggenda vuole insegnare che i gatti neri sono simbolo di buona fortuna, perché considerati come regalo della notte dell’Epifania.
Come si festeggia la Giornata del gatto nero?
Non c’è un modo solo per festeggiare la Giornata del gatto nero. Se avete un micio nero, potete fargli qualche coccola in più, dargli dei premi in cibo o comprargli un giochino nuovo. Inoltre, approfittatene per leggere “Il gatto nero” di Edgar Allan Poe, mentre i più piccini potrebbero cantare “Volevo un gatto nero” o divertirsi a disegnare e colorare immagini di gatti. Fermo restando che i gatti vanno festeggiati ogni giorno, ogni ora e ovunque nel mondo, perché non provate anche a contattare qualche gattile per dare un contributo, oppure per adottare un gatto nero, dicendo basta a tutte queste superstizioni? Attenzione, però: non è valido incrociare le dita.