Cronaca - 21 novembre 2024, 07:14

Urtò un'auto e fuggì. Ma la targa rimase incastrata tra le lamiere: a processo

L'incidente avvenne nell'aprile 2019 in via Santuario a Boves. Alla sbarra l'uomo che causò l'incidente e l'ex moglie, accusata di favoreggiamento

Immagine di repertorio

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Era l’aprile 2019 quando una Jeep nera, sfrecciando a tutta velocità in via Santuario a Boves, urtò violentemente un’altra auto sul lato destro. 

A raccontarlo al giudice in aula è stato l’automobilista che finì fuori strada, aggiungendo che chi era alla guida di quell'auto scura, dopo essersi assicurato che lui fosse ancora vivo, ripartì senza prestargli soccorso: “Io ero tramortito e la mia auto distrutta - ha riferito il malcapitato -. Quel giorno pioveva tanto. Il conducente della Jeep aveva un cappuccio in testa e aprendo la portiera del passeggero mi chiese come stessi e se fossi vivo. Quando gli riposi di non avere nulla di rotto, chiuse la portiera e se ne andò”.

La Procura di Cuneo sostiene che “il pirata della strada” fosse M.P., un uomo italiano, ora chiamato a rispondere di omissione di soccorso: ad alimentare i sospetti nei suoi confronti fu il fatto che, quando la vittima dell’incidente portò l'auto a riparare, il carrozziere trovò tra le lamiera la targa della Jeep: quella dell’imputato. 

A processo, però, oltre a M.P., c’è anche la sua ex moglie, M.O., una donna di origini tedesche. L’accusa per lei è quella di favoreggiamento. Al momento dell’incidente, i Carabinieri, attraverso la targa dell’auto, riuscirono a risalire all’intestatario della jeep, che però riferì di aver ceduto il mezzo a M.O.. La donna, dal canto suo, si presentò in caserma solo molti mesi dopo, spiegando di averla venduto a sua volta a un amico di suo fratello, che pochi giorni prima dell’incidente l’aveva portata in Germania.

Come spiegato dall’allora luogotenente dei Carabinieri, la donna non sarebbe stata in grado di fornire le generalità di questo “fantomatico amico del fratello”. Inoltre, come affermato dalla vittima del sinistro, il conducente sarebbe stato un uomo italiano. M.P. risultava infatti essere non solo il soggetto che aveva in uso la jeep, ma anche colui al quale era intestata l’assicurazione. “La macchina è stata riparata - ha spiegato il signore - e io sono stato risarcito perché il conducente della jeep era assicurato”. 

L’istruttoria proseguirà l’11 marzo prossimo.

CharB.

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