Schegge di Luce - 24 novembre 2024, 08:00

Schegge di luce: pensieri sui Vangeli festivi di padre Gabriele Dall’Acqua

Commento al Vangelo del 24 novembre, Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo

Il Santuario di Mombirone (Canale)

Il Santuario di Mombirone (Canale)

In quel tempo, Pilato disse a Gesù: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?». Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce» (Gv 18,33-37).

Oggi, domenica 24 novembre, la Chiesa celebra la solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo (Anno B, colore liturgico bianco).

A commentare il Vangelo della Santa Messa è padre Gabriele Dall’Acqua, frate minore del Santuario di Mombirone (Canale). Amore, vita, valori, spiritualità sono racchiusi nella sua riflessione per “Schegge di luce, pensieri sui Vangeli festivi”, una rubrica che vuole essere una tenera carezza per tutte le anime in questa valle di esilio. Pensieri e parole per accendere le ragioni della speranza che è in noi.

Eccolo, il commento.

Noi tutti abbiamo delle verità con la “v” minuscola. L’essere umano la cerca, ma non possiede, nelle sue capacità genetiche, la possibilità di chiuderla una volta per tutte, in maniera oggettiva, come per farne una cosa, un oggetto da possedere o da impugnare.

Ci sono state e ci sono molte persone (e anche molti “re”), che hanno impugnato una loro verità e hanno desiderato imporla. Ma non era che la loro verità di quel momento, il loro punto di vista, colta dalla loro cultura e dal loro momento personale. Hanno compiuto quell’errore, ingenuo, nel quale possiamo scivolare un po’ tutti: rendere oggettiva una nostra idea su di noi, sull’altro, sulla vita, su Dio.

Anche la persona che ha i migliori sentimenti e le migliori intenzioni non possiede una catena di significati così ampia che possa includere tutta la realtà di sé, dell’altro, della vita, di Dio. Ogni verità con la “v” minuscola è la verità di un bugiardo, che non può gestire la realtà, non sa e non può generare una costruzione stabile, permanente. La Verità con la “V” maiuscola sfugge, non si lascia reificare, impugnare.

Per una parte di noi presuntuosa e ingenua, questo può apparire angosciante, destabilizzante. Vediamo, del resto, che fioriscono in varie parti del nostro mondo persone che cercano verità chiare, semplicistiche, coerenti col proprio pensiero e la propria visione, e in fin dei conti sono verità imbarazzanti o pericolose, strette, rigide, senza vita.

Grazie a Dio, la Verità con la “V” maiuscola si scosta per rimanere in essere, non si arresta a un’opinione o a una pretesa. Essa rimane sempre una narrazione, una vitalità che passa all’interno della nostra realtà e che rimane più grande, più bella, misteriosa.

È la Verità di noi stessi. È la Verità della persona che abbiamo di fronte. È la Verità della nostra piccola storia e della storia tutta intera. È la Verità di Dio.

Pilato, e ogni persona della Storia della Salvezza che leggiamo nella Bibbia, così come ogni persona che cammina su questa terra, cerca la verità, ha le mani che vogliono stringerla, domarla. Ma la Verità è come quell’acqua che, di lì a poco, scorrerà sulle mani di Pilato: più stringiamo le mani, più essa sfugge. Più lasciamo aperte le nostre mani, come quelle del Crocifisso e del Risorto, più ne possiamo contemplare, e anche adorare. La Verità di noi stessi, dell’altro, della vita, di Dio, in fin dei conti, è una scelta di fede.

Silvia Gullino

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