- 26 novembre 2024, 14:30

Diageo shock a Santa Vittoria d’Alba: la multinazionale vuole chiudere lo stabilimento e licenziare 349 dipendenti

Questa mattina il confronto convocato d’urgenza dai vertici della multinazionale e l’inattesa comunicazione ai sindacati che per domani hanno proclamato una prima giornata di sciopero

Primi picchetti di fronte all'azienda di frazione Cinzano a Santa Vittoria d'Alba

Primi picchetti di fronte all'azienda di frazione Cinzano a Santa Vittoria d'Alba

La chiusura dello stabilimento di frazione Cinzano e il licenziamento di tutti i 349 dipendenti. E’ l’intenzione che la dirigenza di Diageo Operation Italy Spa ha comunicato ai sindacati nel corso di un incontro tenuto questa mattina, martedì 26 novembre.

Un confronto convocato d’urgenza appena mezz’ora prima e tenuto in videoconferenza dalle 9.30, mettendo di fronte le segreterie provinciali del comparto alimentare e i responsabili della multinazionale britannica, colosso degli "spirit" che a inizio anni Duemila aveva rilevato lo stabilimento ex Cinzano.

Imprimendo un’inattesa accelerazione rispetto alle più miti preoccupazioni espresse ancora nel corso di un’informativa tenuta solamente pochi giorni fa (leggi qui), lo scorso 19 novembre, l’azienda ha perentoriamente comunicato di voler procedere alla cessazione definitiva dell’attività, seguendo la procedura prevista dall'articolo 1 della legge 234/2001, e procedendo quindi al licenziamento di tutti gli addetti ad oggi impegnati nel sito che fu della storica casa spumantiera. Si tratta nello specifico di 5 dirigenti, 16 quadri, 113 impiegati e 215 operai.

Le ragioni avanzate ai responsabili sindacali sarebbero da ricercarsi nella generale contrazione del mercato di riferimento insieme alla non favorevole posizione geografica del sito roerino, la cui produzione è assorbita per appena il 2% dal mercato italiano, mentre la gran parte viene trasportata e venduta nel Nord Europa e nel Regno Unito.  Quindi nella scarsa efficienza dello stabilimento, non strategico per dove è ubicato, con un assorbimento dei volumi produttivi che renderebbe inefficiente l’intera catena di fornitura, con maggiori costi di logistica che la multinazionale non intenderebbe più sostenere.

I rappresentanti hanno accolto la notizia come un fulmine a ciel sereno. Le segreterie territoriali di Fai Cisl, Flai Cgil,  Uila Uil e Ugl hanno proclamato una giornata di sciopero di otto ore per ogni turno di lavoro per la giornata di domani, mercoledì 27 novembre. "Domani erano in programma le assemblee sindacali – fanno sapere le quattro sigle -. A fronte di questo cambio di programma le stesse si terranno fuori dallo stabilimento, dalle ore 9.30 alle ore 12 nel piazzale antistante".

"Tutto ci saremmo aspettati tranne che una decisione di questo tipo – spiegano i segretari provinciali di Fai-Cisl Antonio Bastardi, Flai-Cgil Loredana Sasia e Uila-Uil Alberto Battaglino –. Ancora nei giorni scorsi l’azienda aveva fatto sapere che sino al giugno prossimo avremmo proseguito con gli attuali volumi di lavorazione, per poi capire come proseguire, nella speranza che arrivassero nuove produzioni. Qualche preoccupazione ovviamente c’era (il nostro giornale ne aveva scritto qui), ma tra i vari scenari possibili ci si è prospettato quello più drastico. Ovviamente la nostra preoccupazione è massima per la sorte dei lavoratori. A Cinzano sono diversi i casi di nuclei familiari impegnati nello stesso sito produttivo o di famiglie monoreddito".

Al momento non sono noti i tempi previsti per la procedura che l’azienda ha comunicato di voler avviare. Secondo la normativa in materia la stessa è chiamata a comunicare la propria decisione al Mise e alla Regione Piemonte, dopodiché avrà 60 giorni di tempo dall’informativa per presentare un piano, da discutere con ministero e sindacati nell’arco di 120 giorni.

Come detto l’azienda è presente nello storico sito industriale collocato lungo la Strada Statale 231 dall’inizio degli anni Duemila, quando il marchio Cinzano finì al gruppo Campari. Nel 2017 promosse una ristrutturazione produttiva incentivando l’uscita di 43 addetti sui 60 inizialmente comunicati.

Ezio Massucco

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