Attualità - 07 dicembre 2024, 07:04

Centro di prima accoglienza di Alba: lavori in ritardo e decine di persone senza posto, la Caritas lancia l'allarme

Il portavoce Fulvio Favata: “Non è più un’emergenza, ma una situazione stabile che il territorio deve affrontare con responsabilità”

Centro di prima accoglienza di Alba: lavori in ritardo e decine di persone senza posto, la Caritas lancia l'allarme

Il Centro di prima accoglienza di Alba, gestito dalla Caritas Albese, è al centro di una doppia sfida: da un lato il ritardo nei lavori di ampliamento della struttura, dall’altro la crescente pressione di persone in cerca di un posto per dormire. Previsti inizialmente per la fine di agosto, i lavori – che porteranno i posti disponibili da 18 a 24 – sono ora slittati a febbraio 2025, a causa di ritardi nei cantieri e nell’efficientamento energetico dell’edificio.

Fulvio Favata, responsabile comunicazione della Caritas, spiega: “I cantieri si sono sovrapposti, rendendo impossibile lavorare con continuità. In alcune giornate non era possibile nemmeno utilizzare la corrente per via degli interventi sui pannelli solari. Questi ritardi stanno complicando la gestione quotidiana, perché la mensa e il dormitorio condividono gli stessi spazi, con problemi organizzativi significativi”.

Attualmente, il Centro ospita 18 persone, ma decine di giovani restano senza un posto stabile, vivendo in strada o in soluzioni di fortuna. “Ogni giorno incontriamo ragazzi che ci chiedono quando potranno dormire qui,” racconta il portavoce della Caritas. “Molti di loro lavorano, spesso con contratti regolari, ma non riescono a trovare una casa. Questo è un problema del territorio di cui tutti devono prendere coscienza”.

Favata aggiunge che, in collaborazione con il Consorzio socio-assistenziale Alba-Langhe e Roero e il Comune di Alba, sono già stati attivati nove posti di seconda accoglienza per progetti condivisi. “Questi spazi, che si trovano in una palazzina adiacente alla struttura principale in via Pola, sono organizzati in tre unità abitative e permettono un’accoglienza fino a sei mesi. Sono quasi tutti occupati e rappresentano un’importante risorsa aggiuntiva, cofinanziata insieme al Consorzio. Tuttavia, la gestione continua a essere interamente nelle mani della Caritas”.

Il responsabile della comunicazione chiarisce che il Centro di Prima Accoglienza non è pensato come un rifugio permanente, ma come una soluzione temporanea per chi si trova in emergenza abitativa. “Il soggiorno massimo è di 30 giorni, salvo situazioni straordinarie. Le regole sono ferree: non possiamo permetterci sovraffollamento. Superare i 24 ospiti significherebbe non rispettare le norme di sicurezza e compromettere la dignità degli spazi.”

Favata sottolinea che in passato il Centro era diventato quasi un dormitorio fisso, perdendo la sua funzione progettuale. “Ora lavoriamo in stretta sinergia con il Consorzio socio-assistenziale e il Comune di Alba per garantire un’accoglienza mirata e sostenibile.”

Il portavoce lancia infine un monito: “Questa non è più un’emergenza, ma una situazione stabile. Manca un piano organico per affrontare la carenza di case e strutture di accoglienza. Alba deve riconoscere che la Caritas è rimasta l’unica risorsa per chi è in difficoltà. È necessario un intervento sistemico per dare risposte concrete a chi lavora e non riesce a trovare un’abitazione”.

Nonostante le difficoltà, viene confermato l'impegno per concludere i lavori entro febbraio e ampliare la capacità del Centro, sperando che il territorio risponda con una maggiore consapevolezza della gravità della situazione. “Non si può più pensare di affrontare tutto come un’emergenza temporanea: servono risposte strutturali e condivise”, conclude Favata.

Daniele Vaira

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