Lo aveva accettato e promesso ed oggi, venerdì 27 dicembre, il presidente del Piemonte Alberto Cirio ha dato seguito all'invito facendo visita a Massimiliano Caramazza, 52enne di Cuneo malato di SMA, che da anni lotta per un miglioramento dell'inclusione per le persone disabili gravi come lui.
Aveva invitato il governatore con una lettera appassionata e lui aveva accettato, sorprendendolo.
Una condizione quella di Massimiliano che affronta con pungente spirito critico sui social in una sorta di rubrica “la disabilità in vetrina”. Un diario-testimonianza delle difficoltà quotidiane da superare, da quelle economico-burocratiche a quelle sanitarie per poter vivere con dignità presso il proprio domicilio. Limiti presentati già in un ordine del giorno in Consiglio regionale nei giorni scorsi dalla consigliera cuneese Giulia Marro a cui aveva collaborato lo stesso Caramazza e riproposti nella lettera a Cirio, oggetto di ampia discussione nell'incontro di oggi.
“E' andato molto bene, sono molto soddisfatto - racconta Caramazza -. Dopo una lunga chiacchierata, anche di carattere più personale, è sfociata un'ottima conoscenza. Abbiamo iniziato a pianificare alcune mie richieste valide per tutti i disabili gravi come me, come il divieto di cumulo tra bonus riconosciuti e assegnati dall'Asl, da Comune e dalla Regione. Vorrei, inoltre, che intervenisse sui limiti di reddito ai disabili per poter accedere ai contributi economici e agli ausili. E abbiamo anche chiesto un monitoraggio. Da qui la sua proposta di entrare nel suo staff, con cui ho preso contatti, per occuparmi di questi temi in prima persona già da gennaio.
Ho accettato a patto che fosse un impegno apolitico in quanto lo ritengo trasversale. Abbiamo trovato l'accordo, e l'ho trovato una persona cordiale disponibile e pragmatica, non di false promesse.
Era anche presente la consigliera di minoranza Giulia Marro, che su questi temi aveva portato un odg in Consiglio.
Lei è stata l'unica politica cuneese che si è occupata di questa situazione e che si è resa disponibile. Nessun altra parte politica lo ha fatto o mi ha cercato. La mia è una battaglia pubblica perché è per tutti, non solo per me. Sono molti i casi simili al mio e vanno risolti” conclude.