Spiega di non avere "neanche visto la puntata". E per suggerire quale sia il suo pensiero riguardo alle poco amichevoli attenzioni rivoltegli dal noto programma di RaiTre condivide l’immagine di un cartellone del suo nuovo "Grand Tour Italia". Sopra campeggiano versi di Alda Merini: "E poi la vita ci insegna/ che bisogna sempre volare in alto…/ più in alto dell'invidia,/ del dolore,/ della cattiveria./ Più in alto delle lacrime,/ dei giudizi (…)".
Così l’albese Natale Oscar Farinetti, 70 anni compiuti lo scorso 24 settembre, educatamente declina la richiesta del nostro giornale di un intervento a commento degli oltre 52 minuti del servizio col quale, sotto al titolo "Il Partigiano Oscar", ieri sera "Report" è tornato a occuparsi della Granda (il 24 novembre scorso il servizio dedicato alla candidatura di Elisa Tarasco), questa volta alla ricerca di scheletri nella ricca e ormai lunga parabola professionale dell’imprenditore langarolo. Sullo sfondo una domanda: "Qual è il filo rosso che tiene insieme il magico mondo di Oscar Farinetti?".
Sul banco degli imputati del noto programma di inchiesta (da 1,3 a 1,7 milioni i telespettatori nella puntata di ieri) una figura divenuta nota in Italia e agli italiani prima per aver portato al successo Unieuro, la catena di elettrodomestici fondata dal padre Paolo e poi ceduta al gruppo inglese Dixons a fronte di un corrispettivo che la stessa trasmissione Rai ha quantificato in 520 milioni di euro. Quindi per aver investito una considerevole parte di quel ricavato per dare vita a Eataly, il gruppo degli "alti cibi", nato nel 2007 anche grazie al sodalizio con Slow Food e con Carlin Petrini, tra gli intervistati, che poco dopo non gli avrebbe perdonato la vendita di Lurisia alla Coca Cola.
Circostanza non vera, precisa lui all'indomani della messa in onda: "Non è vero che Carlin non mi ha mai perdonato. La verità è che non mi ha mai condannato per la vendita a Coca Cola".
L’ambizioso progetto di esportare nel mondo le eccellenze alimentari del Bel Paese avrebbe però preso le mosse dall’apertura del primo punto vendita realizzato negli spazi dell’ex Carpano di Torino: un affidamento arrivato "senza bando e grazie all’allora sindaco Pd Chiamparino", si insinua nel servizio a firma Walter Molino e Andrea Tornago, secondo una ricostruzione che Farinetti contesta.
Oltre a una certa vicinanza al Partito Democratico – e specialmente a quello a guida Matteo Renzi, come riprovato dalle immagini che ritraggono Farinetti sul palco di una Leopolda negli anni in cui l’ex sindaco di Firenze era assurto al rango di presidente del Consiglio –, le colpe che la trasmissione diretta da Sigfrido Ranucci imputa all’imprenditore proprietario anche di Tenuta Fontanafredda a Serralunga d’Alba non si fermano però alla 60ennale concessione ottenuta per impiantare ai piedi della Mole il primo punto vendita di un gruppo che, nel settembre 2022, sarebbe stato peraltro oggetto del passo indietro compiuto da Farinetti con la cessione del pacchetto di controllo all’Investindustrial del socio Andrea Bonomi.
Un passo, quest’ultimo, seguito a difficoltà che lo stesso Farinetti ritiene "dovute solo al Covid e comunque superabili". All’atto del passaggio del timone, per la cronaca, la società con sede legale ad Alba contava 44 strutture di vendita e ristoranti in 15 Paesi tra cui Stati Uniti, Emirati Arabi Uniti, Giappone e Brasile, con previsioni di fatturato a 600 milioni di euro.
Tra le colpe presunte di Farinetti, quella addebitata al padre Paolo, personaggio ben noto nella capitale delle Langhe per essere stato figura di primo piano della lotta partigiana e quindi vicesindaco, oltre che imprenditore di successo. Si rievoca quindi la famosa vicenda del maggio 1946, la rapina a un portavalori della Fiat contenente 2,5 milioni di lire destinati agli stipendi degli operai, fatti propri da tre ex partigiani della Brigata Matteotti "Fratelli Ambrogio", quella guidata da Paolo Farinetti, che finì a sua volta a processo, imputato per ricettazione con l’accusa di aver intascato parte di quella somma. La storia "Report" se la fa raccontare dallo storico Livio Berardo, che di fronte alle telecamere riferisce di come quei soldi furono in realtà restituiti, ma di come il tasso di inflazione del tempo annullò in sostanza l’effetto del ravvedimento.
Diversa la ricostruzione del fatto raccontata nelle pagine di "Mangia con il pane. Storia di mio padre, il comandante Paolo", biografia realizzata dal figlio insieme allo storico braidese Fabio Bailo, anche lui interpellato da "Report". Il volume riprende le parole contenute nella sentenza emessa dalla Corte d’Assise di Torino il 16 luglio 1946: "Perfettamente opposta a quella degli imputati testé esaminati è la posizione del Farinetti Paolo, non risultando una sua attiva partecipazione all’organizzazione del crimine o alla sua esecuzione". Il Comandante Paolo – si spiega – viene però condannato a due anni e sei mesi per ricettazione perché avrebbe accettato la restituzione di un prestito fatto ai compagni di lotta divenuti malavitosi. Nei successivi tredici anni, racconta il figlio, "mette insieme le ricevute della banca, le fatture da pagare… fino al 30 dicembre 1960, quando arriva la riabilitazione completa. La fedina penale è nuovamente immacolata".
Nel mirino dei giornalisti di Ranucci si passa poi a un altro affido giudicato "di favore": quello col quale Eataly potè gestire il padiglione Italia di Expo 2015 a Milano, ricavandone entrate per 40 milioni di euro a fronte di un canone da 2. A denunciare il fatto il saluzzese Piero Sassone, imprenditore della ristorazione e presidente dell’Icif di Costigliole d’Asti : “Assieme ad altri imprenditori abbiamo fatto a suo tempo un esposto all’Autorità anticorruzione. Ritengo che fosse un'opportunità che andava data a tanti imprenditori e realtà come le nostre (…). Dopo aver fatto l’esposto all’autorità anticorruzione, a pochi mesi dalla fine dell’Expo Milano 2015, io e gli altri imprenditori ci siamo ritrovati con una verifica fiscale che ha visto arrivare la Guardia di Finanza in tutte le nostre sedi (…). La Procura di Asti emise un provvedimento di sequestro preventivo di tutti i nostri beni (…). Solo successivamente il magistrato ordinò una contro-indagine da cui risultò che tutto era regolare”.
Accuse che Farinetti respinge: “Sala poteva fare anche senza bandi. Hanno fatto i bandi e sono andati deserti”.
In ultimo l’attualità, o quasi. La vicenda di Fico, la Fabbrica Italiana Contadina, spazio fieristico realizzato con un investimento da 180 milioni di euro in un sito da 100mila metri quadrati nell’area del Centro Agroalimentare di Bologna. Nelle intenzioni una Disneyland del "food" i cui risultati avrebbero però deluso le attese della vigilia anche in ragione della previsione di 6 milioni di visitatori all’anno, poi pesantemente disattesa.
“Il primo anno e mezzo è andata esattamente come immaginavo – spiega Farinetti all’intervistatore -: tantissime persone, quasi 40 milioni di fatturato, non abbiamo neanche perso. E poi è cominciato a scendere. Il grande errore che è stato commesso è non inventarsi cose per far venire voglia di ritornare. E poi è arrivato il Covid (…)”.
Un fallimento cui sarebbe seguito il tentativo di rilancio partito nel settembre scorso sotto le nuove insegne di "Grand Tour Italia", viaggio nell’Italia delle regioni.
L’affatto velato dubbio di "Report"? Che la nuova operazione, nella quale Farinetti avrebbe investito direttamente 11 milioni di euro, contro "il misero milione" messo in partenza, celi un progetto di valorizzazione immobiliare dell’area che vedrebbe complice il Comune di Bologna e principale beneficiario Coop Alleanza 3.0, ovvero il soggetto ad oggi maggiormente penalizzato dal cattivo andamento dell’investimento milionario su Fico, in un’operazione che prevederebbe anche la costruzione di uno stadio provvisorio pubblico per il Bologna Calcio, in modo da consentire i lavori di ammodernamento del Dallara.
Illazioni? L’imprenditore albese non commenta, almeno in trasmissione, mentre il presidente di Coop Alleanza 3.0 Mario Cifiello dice: “Il nostro investimento è già salvo. Abbiamo un patrimonio netto di 1 miliardo 600 milioni di euro. Siamo di una serenità olimpica”.
"La poesia la metta tutta", si raccomanda però Farinetti.: "(…) Bisogna sempre volare in alto,/ dove certe parole/ non possono offenderci,/ dove certi gesti/ non possono ferirci,/ dove certe persone/ non potranno arrivare mai!".