Nonostante l’opposizione di Giove Pluvio, anche a Bra è stata rispettata la tradizione della benedizione degli animali. Cani, gatti, cavalli, asinelli, sono stati radunati domenica 19 gennaio in onore di sant’Antonio Abate, protettore degli animali domestici, del bestiame, del lavoro contadino, del fuoco e delle malattie della pelle.
Nel piazzale Grande Torino, a due passi dal Santuario della Madonna dei Fiori, don Enzo Torchio, a bordo di una carrozza, ha impartito la benedizione per intercessione di sant’Antonio Abate agli animali ed ai loro padroni per nulla scoraggiati dalla pioggia.
Tutti accorsi numerosi, persino da Asti, all’ombra del pruno miracoloso insieme alla scuderia dei Cavalieri del Bandito, guidata da Giorgio Revelli, che ogni anno si fa promotore di questo atteso momento di festa collettiva, apprezzato in modo particolare dai bambini.
Quella di rendere omaggio per un giorno agli animali, fedeli compagni di vita dell’uomo, non è superstizione, ma ci ricorda come essi vadano difesi e non sfruttati o maltrattati e come Dio ce li abbia donati per custodirli.
Chi era sant’Antonio
Da non confondere con sant’Antonio da Padova, sant’Antonio Abate è conosciuto anche come sant’Antonio d’Egitto per le sue origini. Nell’iconografia cristiana l’abate Antonio (Coma, in Egitto, 251 circa - deserto della Tebaide, 17 gennaio 357) è raffigurato con una lunga barba bianca, con lingue di fuoco ai piedi e con a fianco un maialino. Sul suo abito spiccava il tau (19ª lettera dell’alfabeto greco), croce a forma di “T”, simbolo della vita e della vittoria contro le epidemie. A ciò allude, secondo il simbolismo, anche il campanello appeso all’estremità del bastone.
Sant’Antonio e la leggenda del fuoco
Libri alla mano ci raccontano come sant’Antonio si recò all’inferno per rubare del fuoco e portò con sé il suo amico maialino. Mentre quest’ultimo creava scompiglio all’inferno, sant’Antonio con il suo bastone riuscì a portare con sé un po’ di fuoco per aiutare il suo popolo. Motivo per cui viene chiamato anche Santo del fuoco, infatti il 17 gennaio, memoria liturgica di sant’Antonio abate, in molte città viene acceso anche un focolare. Simbolicamente il falò ha lo scopo magico di riscaldare la terra e invogliare il ritorno della primavera.
Sant’Antonio protettore gli animali
Al Santo si ricorreva, soprattutto, come intercessore per chiedere la protezione delle stalle, degli armenti, degli animali domestici; era una devozione popolare, umile e sperimentata, che andava al centro della relazione che lega le creature al Creatore.
Perché la benedizione degli animali
La tradizione di benedire gli animali nasce nel Medioevo, in terra teutonica, quand’era consuetudine che ogni villaggio allevasse un maiale da destinare all’ospedale, dove prestavano servizio i monaci. Il grasso era molto utile per preparare emollienti da spalmare sulle piaghe e per curare il fuoco di sant’Antonio. Ma non è tutto, secondo una leggenda emiliana e veneta la notte del 17 gennaio gli animali acquisiscono la facoltà di parlare e i contadini in questa notte si devono tenere lontani dalle stalle per non ascoltare le conversazioni che avrebbero portato sventura. Inoltre, nella tradizione ladina, la festa di sant’Antonio segna l’inizio del Carnevale.