Si è chiuso con una condanna alla pena sospesa di sei mesi di reclusione, il processo per resistenza a pubblico ufficiale a carico di M.D.C., un giovane cuoco di origini ecuadoregne. Che, nel febbraio 2024, era stato denunciato dalla Polizia dopo un intervento in piazza Boves.
Quella sera, l’imputato si trovava in un locale della pizza per festeggiare insieme ad amici e parenti la nascita di un bambino. Assieme a lui, oltre alla convivente c’erano anche il fratello e due persone. A segnalare M.D.C. alle autorità era stato un giovane di origine marocchine che, in lacrime in Piazza Galimberti, aveva riferito loro agli agenti di essere stato rapinato del cellulare quella stessa sera.
Quando gli agenti si recarono sul posto della festa, la convivente dell’imputato confermò che il suo compagno aveva avuto pico prima una battibecco con alcuni ragazzi marocchini ma che fossero in realtà loro ad averli minacciata con alcuni ovvi di bottiglia. Alla richiesta di esibire i documenti, però, la situazione precipitò al punto che fu necessario l’utilizzo di un taser da parte della autorità. Uno dei poliziotti presenti ha infatti spiegato che l’imputato aveva iniziato ad agitare una sigaretta accesa contro di lui, all’indirizzo del volto. Ma nei racconti dell’agente, come sostenuto dall’imputato, non ci sarebbe nulla di vero: “Stavo gesticolando per segnalare che uno dei componenti del gruppo non capiva l’italiano” si era giustificato. Per suo fratello, il giudice ha disposto la trasmissione degli atti in Procura per falsa testimonianza.