Sanità - 10 febbraio 2025, 12:45

Sanità, 600 firme e un referendum regionale per fermare la corsa verso il privato: “Solo così si possono garantire cure e continuità”

Un comitato di 40 enti scende in campo per difendere il servizio pubblico. Nel mirino una legge del 2012. “Vogliamo far dire alla gente che cosa vuole”

Sanità, 600 firme e un referendum regionale per fermare la corsa verso il privato: “Solo così si possono garantire cure e continuità”

Oltre 40 tra sindacati, associazioni di categoria ed enti di promozione sociale. Il Comitato per il diritto alla tutela della salute e alle cure vuole porre un freno alla corsa verso la privatizzazione della Sanità. E lo vuole fare attraverso uno strumento 

“Solo il Pubblico dà garanzie”

La forma pubblica della Sanità è l’unica in grado di garantire il diritto alla salute delle persone - dice Eleonora Artesio, portavoce del Comitato - che garantisce la continuità nella cura, ma anche la prevenzione“.

Ma il settore pubblico è il primo a non godere di ottima salute. “Per questo serve una partecipazione diffusa - prosegue Artesio - e uno strumento come il referendum. Il nostro timore è invece che le mille questioni che affliggono il settore stiano facendo scivolare la sanità verso il privato. A cominciare dal reclutamento dei gettonisti o dai servizi assegnati all’esterno”.

Nel mirino una legge del 2012

Avessimo un piano regionale della Sanità avremmo idea di dove stiamo andando, ma siamo fermi alla legge del 2012. Qui c’è la possibilità di costruire società con organismi privati per gestire cura, presa in carico e continuità assistenziale. Progetti che possono durare 5 anni e che possono anche essere poi tramutati in maniera definitiva. Ma si è visto che non è andato tanto bene, fin qui”.

È questa la norma che il Comitato vuole abrogare: la L.R. 1 del 31/1/2012 che consente, alle ASL, la partecipazione a società miste pubblico/privato per la gestione di servizi sanitari e sociosanitari. 

Dare la voce ai cittadini

 “Il tema della partecipazione è decisivo - aggiunge Giorgio Airaudo, segretario generale di Cgil - e vogliamo fermare lo scivolamento che nei fatti si sta realizzando, tra carenza di risorse e liste d’attesa infinite. Serve un indirizzo preciso al di là di chi governa. La Sanità ha vissuto tutti i colori politici: questo referendum permette alle persone di dire che vogliono una sanità pubblica”.

Serviranno 600 firme certificate. Poi un comitato di saggi valuterà il quesito referendario proposto (se non intacca Costituzione e legge Finanziaria) e, infine, dopo l’ufficio di presidenza potrebbe essere il Consiglio regionale a decidere, magari con un dibattito pubblico. “Dare a 3,6 milioni di cittadini piemontesi la capacità di indicare un indirizzo ci pare significativo e importante”, conclude Airaudo. “Vogliamo dare un’occasione alla politica, spesso distante dai cittadini. A destra come a sinistra. Ci rivolgiamo a tutta la politica, in generale”.

Frustrazione per i medici

E il presidente dell’ordine dei medici, Guido Giustetto, aggiunge: “Chi abbandona il mestiere lo fa per la frustrazione di non riuscire a garantire la salute e il servizio alle persone. Per quello se ne vanno. Provano sofferenza e ferita morale e questo si aggiunge ad altri problemi come stipendi e non solo”.

Ci si concentra troppo spesso sulla singola prestazione, ma bisogna proteggere anche il rapporto di fiducia tra pazienti e medici. Vogliamo tornare ad avere la possibilità della cura”, conclude Giustetto.

E Valerio Tommaselli, vicesegretario Anaao, concorda. “Ci sono questioni morali ed etiche anche nel modo in cui ci troviamo costretti a lavorare. Certi ritmi non lo consentono, nel tentativo affannoso di rispondere alle necessità. Viene meno la presa in carico”.

Massimiliano Sciullo

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A FEBBRAIO?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare 2024" su Spreaker.
SU