Era il 29 settembre scorso quando, alle prime luci del mattino, un uomo avrebbe tentato di uccidere la moglie accoltellandola nella casa della coppia a Morozzo. Quella mattina la donna, dopo essere scesa dall’appartamento per prendere l’automobile e andare al supermercato dove lavora come commessa, sarebbe stata raggiunta dal marito che l’avrebbe colpita: sembrerebbe che alla base del gesto ci fosse una separazione che il 45enne, di professione elettricista, non avrebbe accettato.
A seguito dell’aggressione, la vittima, dopo essere riuscita a scappare e uscire in strada, era stata ricoverata all'ospedale "Regina Montis Regalis" di Mondovì.
Le sue condizioni erano apparse subito molto serie, in quanto i colpi inferti, verosimilmente con un coltello da cucina, avrebbero quasi raggiunto un polmone e la pleura.
Nel primo quadro delineato della Procura della Repubblica di Cuneo, l'arma utilizzata, il numero dei fendenti inferti – pare cinque – e le parti del corpo colpite, tra cui il petto, sarebbero state idonee a integrare la condotta di tentato omicidio.
Ed è proprio sull’arma utilizzata per colpire la donna che il 30 ottobre scorso era stato predisposto un accertamento tecnico irripetibile.
Nominato come consulente dal pubblico ministero, il medico legale torinese Paolo Garofano era stato chiamato a redigere una perizia sia sull’arma che sui jeans indossati dall’indagato al momento dei fatti.
Obiettivo della consulenza era infatti quello di esaminare le tracce di sangue presenti sul corpo contundente e sui pantaloni dell’uomo, oggetti, questi sottoposti a sequestro, per verificare che vi fosse una corrispondenza tra il suo Dna e quello della vittima.
Il corpo del reato era stato poi inviato al laboratorio regionale tossicologico di Orbassano, nel Torinese, e quanto emerso è stato redatto in una consulenza depositata in Tribunale a Cuneo.
L’uomo dal settembre scorso si trova sottoposto a custodia cautelare nel carcere Cerialdo di Cuneo. L’accusa per lui è quella di tentato omicidio aggravato. Nel corso dell’interrogatorio di garanzia, svoltosi di fronte al giudice per le indagini preliminari Cristiana Gaveglio, il 45enne si era avvalso della facoltà di non rispondere.
Ora le indagini sono chiuse, la Procura, rappresentata dal pubblico ministero Alessia Rosati, ha infatti notificato alle parti l’avviso di conclusione indagini. Come annunciato dal difensore dell'uomo, l'avvocato astigiano Pier Mario Morra, il suo assistito ha chiesto di sottoporsi all'interrogatorio di fronte al titolare del fascicolo.
Quanto a un eventuale costituzione di parte civile della donna, è ancora troppo presto: “Per la delicatezza della vicenda - fa sapere la legale della vittima, l’avvocata Gabriella Chiapella - si attendono con fiducia le determinazioni dei tribunali coinvolti”.