Attualità - 05 marzo 2025, 19:45

Il Barolo di fronte ai dazi USA: il presidente del Consorzio di Tutela Sergio Germano: "Non sarà un crollo, ma peserà sul mercato"

Nessun tono allarmistico, ma si cerca di essere realisti: "I nostri vini restano un’eccellenza, ma l’incertezza sulle esportazioni e le nuove restrizioni interne preoccupano il settore"

Il Barolo Barbaresco World Opening 2024 protagonista a Times Square  nel marzo 2024

Il Barolo Barbaresco World Opening 2024 protagonista a Times Square nel marzo 2024

Il rischio di dazi statunitensi sui vini italiani torna a pesare sulle prospettive del comparto vinicolo delle Langhe. Sebbene il Barolo e gli altri grandi vini della denominazione appartengano a una fascia alta del mercato, meno esposta alle oscillazioni dei prezzi, l’incertezza sulle esportazioni sta già spingendo alcuni operatori a correre ai ripari.

Sergio Germano (foto sotto), presidente del Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe Dogliani, analizza il quadro con prudenza: "Possiamo solo sperare che la diplomazia riesca a mantenere rapporti cordiali e si arrivi a un ragionamento globale. Se i dazi verranno applicati, saranno un freno, anche psicologico, perché ci sono legami diretti con i prezzi. Fortunatamente, i nostri vini appartengono a una fascia alta e non dovrebbero subire lo stesso impatto delle zone che producono vini di largo consumo, ma il timore resta".

Le aziende più esposte al mercato americano stanno già prendendo precauzioni. "Alcuni produttori stanno anticipando gli ordini, cercando di tamponare la fase iniziale. Ma se i dazi arriveranno, ci saranno ripercussioni non solo per noi, ma anche per chi importa e distribuisce i nostri prodotti negli Stati Uniti. Alla fine, se una decisione viene presa a livello politico, noi possiamo solo subirla".

Se l’incertezza sui mercati esteri resta una variabile da monitorare, sul fronte interno a pesare sono le nuove regole del Codice della Strada, che hanno modificato la percezione del consumo di vino. "La preoccupazione c’è e la confermano i ristoratori. Nel dubbio, i clienti tendono a ridurre i consumi. I limiti alla guida sono gli stessi di prima, ma con l’inasprimento delle pene c’è maggiore timore. La reazione del pubblico è di paura, e quando c’è paura, spesso si sceglie di non rischiare."

Per Germano il problema non è la sicurezza stradale, ma l’equilibrio con cui vengono comunicate e applicate certe misure. "Bisognerebbe recuperare un criterio di equilibrio e di stile di vita. Il vino non è solo una bevanda, ma un elemento della gastronomia, della convivialità, un valore culturale. In molti Paesi si affronta il tema in modo pragmatico: chi guida si trattiene, si organizzano turni, si adotta un approccio responsabile senza demonizzare il prodotto. Sono questioni comportamentali più che di norme".

La strategia per affrontare questi cambiamenti, conclude Germano, è restare vigili senza cedere a facili allarmismi. "Non avrebbe senso fare dichiarazioni eccessive o allarmistiche. Dobbiamo osservare l’evoluzione della situazione e sperare che le relazioni internazionali trovino un punto di equilibrio. Certo, in un mercato già in contrazione, con un’attenzione crescente agli aspetti salutistici e con un cambiamento nella percezione del vino, qualsiasi decisione impattante rischia di pesare ancora di più. Il nostro auspicio è che si trovi una sintesi che tenga conto di tutte le esigenze, senza penalizzare un settore che è una delle eccellenze italiane nel mondo".

Daniele Vaira

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