Agricoltura - 14 marzo 2025, 13:07

Dazi amari per il vino piemontese: la guerra commerciale con gli Usa può avere effetti catastrofici sull'intero comparto

I vini rossi piemontesi dipendono dall'export a stelle e strisce per il 31%, con un giro di 121 milioni di euro. E c'è chi bandisce il caffè americano

La risposta ai dazi Usa del bar Roma di Santo Stefano Belbo (Ph Facebook di Filippo Larganà)

La risposta ai dazi Usa del bar Roma di Santo Stefano Belbo (Ph Facebook di Filippo Larganà)

Si spera che la proposta di dazi del 200% sul vino piemontese e su altri prodotti italiani sia solo l’ennesima sparata del presidente Usa, Donald Trump, o al massimo una mossa negoziale per ottenere concessioni da Bruxelles. Nel frattempo, però, c’è chi ha deciso di prendersela con un po’ di ironia: al bar Roma di Santo Stefano Belbo, per protesta, è stato bandito il caffè americano. O, in alternativa, si applicherà una sovrattassa del 200%. Un gesto goliardico, certo, ma che riflette il clima teso tra le due sponde dell’Atlantico, mai così distanti come in questo momento.

Mentre i produttori di vino tremano all’idea di perdere il loro primo mercato di export, gli Stati Uniti, e le istituzioni cercano soluzioni per evitare una guerra commerciale, c’è chi sceglie di rispondere con un sorriso. Perché, come si sa, a volte l’umorismo è l’unica arma per affrontare situazioni che sembrano surreali. Ma dietro la battuta, resta la preoccupazione per un futuro incerto e per rapporti transatlantici sempre più fragili.

La prospettiva di dazi del 200% sui vini piemontesi e su altri prodotti enologici italiani, promossa dall’amministrazione Trump, ha scatenato un’ondata di preoccupazione tra i produttori e le associazioni di categoria italiane. Federvini, l’associazione confindustriale che rappresenta i produttori di vini, spiriti e aceti, ha espresso forte allarme per una misura che rischia di avere “effetti dirompenti su entrambi i lati dell’Atlantico”.

In una nota, Federvini ha sottolineato come l’introduzione di tali dazi avrebbe conseguenze “ingenti e probabilmente irreparabili”, colpendo non solo le filiere produttive, ma anche decine di migliaia di imprese e centinaia di migliaia di lavoratori sia negli Stati Uniti che in Europa. L’associazione ha ribadito con forza l’importanza di tenere vini e spiriti fuori da controversie commerciali che non riguardano direttamente il settore agroalimentare. “Già in passato il comparto ha pagato a caro prezzo dazi imposti per motivi estranei al settore: non possiamo permettere che ciò si ripeta”, ha dichiarato Federvini, evidenziando il rischio di un impatto potenzialmente ancora più drammatico rispetto alle precedenti tensioni commerciali.

Le esportazioni italiane di vino verso gli Stati Uniti rappresentano un valore di circa 2 miliardi di euro all’anno, con gli USA che si confermano come il primo mercato di sbocco per il vino italiano. Un dazio del 200% azzererebbe di fatto le vendite, mettendo in ginocchio un settore che negli ultimi anni ha registrato una crescita significativa. Secondo i dati di Cia-Agricoltori Italiani, nel 2023 le esportazioni di vino italiano verso gli USA sono aumentate del 7%, con una vera e propria impennata per i vini spumanti (+19%). Il vino italiano rappresenta quasi il 24% dell’export totale del settore agroalimentare italiano verso gli Stati Uniti.

Cristiano Fini, presidente di Cia-Agricoltori Italiani, ha commentato con preoccupazione le dichiarazioni di Trump: “Speriamo che questa sia solo una provocazione. Una tassazione al 200% sui vini azzererebbe di fatto le vendite verso gli Stati Uniti, che sono il nostro primo mercato di sbocco per il vino, con quasi 1,9 miliardi di euro e un peso sulle esportazioni agroalimentari oltreoceano del 26%”.

Tra i prodotti più colpiti ci sarebbero i vini bianchi Dop del Trentino-Alto Adige e del Friuli-Venezia Giulia, che dipendono dagli Stati Uniti per il 48% del loro export, con un valore di 138 milioni di euro nel 2024. Seguono i vini rossi toscani Dop (40%, 290 milioni di euro), i vini rossi piemontesi Dop (31%, 121 milioni di euro) e il Prosecco Dop (27%, 491 milioni di euro).

Cia-Agricoltori Italiani ha inoltre sottolineato come il rischio di dazi aprirebbe la strada ai competitor internazionali, che potrebbero approfittare della situazione per conquistare quote di mercato. Vini come il Malbec argentino, lo Shiraz australiano e il Merlot cileno potrebbero sostituire i prodotti italiani, con conseguenze a lungo termine difficili da recuperare. “Una volta interrotte le relazioni commerciali con i buyer statunitensi, sarà molto difficile ricostruire rapporti solidi”, ha avvertito Cia.

Il quadro allarmante dell’Istat: rischi al ribasso per gli scambi europei

A rendere ancora più preoccupante il contesto è l’analisi dell’Istat, che ha recentemente evidenziato come sul futuro degli scambi europei pesino “numerosi rischi al ribasso, tra cui gli attriti commerciali internazionali e la possibile escalation delle tensioni geopolitiche che creerebbero nuovi ostacoli alle catene globali di distribuzione e approvvigionamento”. L’Istat ha sottolineato come “l’uso crescente di politiche industriali 'introverse' in molti paesi e gli orientamenti protezionistici nella politica commerciale, soprattutto degli Stati Uniti, potrebbero influenzare negativamente la crescita del commercio nel breve e medio termine”.

In questo scenario, l’Istat ha osservato che “uno sguardo al grado di esposizione degli scambi dell’Italia, in termini merceologici e geografici, appare rilevante per comprendere quanto i provvedimenti di natura tariffaria annunciati dalla nuova amministrazione Usa possano incidere sull’andamento dell’export italiano nei prossimi mesi”. L’Italia, insieme alla Germania e in misura minore alla Francia, “nel 2024 ha registrato un avanzo commerciale nei confronti degli Stati Uniti, fornendo un forte contributo al surplus dell’Unione Europea”. Il surplus italiano ha riguardato in particolare i settori manifatturieri della meccanica, alimentare, bevande e tabacco, tessile, abbigliamento, pelli e accessori e dai mezzi di trasporto.

Un appello al dialogo per evitare una guerra commerciale

Federvini ha lanciato un appello alle istituzioni italiane, europee e statunitensi affinché lavorino con urgenza per trovare soluzioni condivise e scongiurare nuove misure restrittive. “Il commercio transatlantico ha generato benefici reciproci nel tempo e non possiamo permettere che tensioni estranee al settore agroalimentare mettano a rischio un equilibrio così importante”, ha concluso l’associazione.

In un momento di già elevata incertezza economica, la minaccia di dazi del 200% sul vino piemontese e italiano rappresenta una sfida senza precedenti per un settore che è simbolo di eccellenza e tradizione. La speranza è che il dialogo tra le parti possa prevalere, evitando una guerra commerciale che avrebbe conseguenze devastanti per entrambe le sponde dell’Atlantico.

Alessandro Franco

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