Una posizione forte quella presa dalle cooperative sociali di Confcooperative Piemonte, che lanciano l'allarme: il mancato adeguamento delle tariffe per i servizi socio-sanitari, assistenziali ed educativi sta mettendo in grave difficoltà un intero settore, con conseguenze dirette sui lavoratori e sui cittadini, in modo particolare sulle fasce più fragili della popolazione. Il rischio a cui il Piemonte va incontro è la chiusura di molti servizi fondamentali per le comunità locali. Il rinnovo nel febbraio 2024 del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro per le cooperative sociali, contratto leader nell’ambito dei servizi di welfare, ha previsto un incremento delle retribuzioni pari al 15% da raggiungere entro il 2026, tuttavia le amministrazioni pubbliche non hanno previsto un corrispondente adeguamento dei fondi destinati ai servizi, creando una situazione insostenibile per le cooperative che operano nei settori dell'assistenza a minori e anziani, della disabilità, della salute mentale e delle dipendenze, costrette a far fronte a costi crescenti senza il necessario supporto finanziario.
Per comprendere la portata del fenomeno, basti pensare che, in Piemonte, ai circa 55.000 occupati del comparto pubblico sanitario si aggiunge un totale di occupati in tutte le imprese che operano nel socio sanitario e socio assistenziale pari a 50.000 persone. Di queste, oltre 30.000 sono occupati nelle cooperative: solo le aderenti a Confcooperative Piemonte contano più di 20.000 occupati, che garantiscono ogni giorno servizi essenziali per le persone più vulnerabili. Se l'aumento dei salari stabilito dal CCNL, pur essendo un riconoscimento doveroso per il lavoro svolto, non sarà accompagnato a partire dal mese di aprile da un proporzionale incremento delle tariffe nei contratti pubblici, questa discrepanza colpirà in primis le persone che lavorano in questo settore.
Questa priorità è ben nota da tempo alla Giunta della Regione Piemonte che aveva già previsto lo scorso anno di sottoscrivere con le Associazione di rappresentanza delle imprese cooperative e delle imprese profit il PATTO PER IL WELFARE, poi formalizzato, con la Delibera 38 del 2024 in cui si prevedeva un incremento progressivo delle rette fino a raggiungere un aumento complessivo del +10% entro il 2026. Tuttavia, ad oggi, questi impegni non si stanno concretizzando se non in minima parte e, elemento di ulteriore criticità, i servizi semiresidenziali e territoriali non hanno ricevuto alcun adeguamento, mentre gli stipendi lo sono stati. Questo significa che molte cooperative rischiano di chiudere l'anno in forte perdita, con ricadute su lavoratori, utenti e famiglie. La situazione odierna è paradossale e non più gestibile: le imprese, da sole, si stanno facendo carico dei costi di servizi pubblici.
Enrico Pesce, Presidente di Confcooperative Federsolidarietà Piemonte, ha commentato: «Non dobbiamo fare l'errore di pensare che questo problema riguardi solo un settore del welfare. Senza un adeguamento delle tariffe, l'intero sistema rischia di collassare: anziani, disabili, minori, persone con dipendenze e con fragilità psichiatriche vedrebbero compromessi i servizi di cui hanno bisogno. Il rischio di chiusura di molte cooperative non è più un'ipotesi lontana, ma una concreta possibilità».
A Torino, la situazione è particolarmente critica. Le cooperative sociali che operano nell'assistenza ai disabili e ai minori hanno deciso di impugnare al TAR, per la prima volta, la convenzione stipulata con la Città di Torino, l'ASL e la Regione, che non prevede risorse adeguate per sostenere gli aumenti salariali. Se non verrà trovata una soluzione, a pagare il prezzo più alto saranno proprio le persone fragili e le loro famiglie, che rischiano di perdere servizi fondamentali.
Irene Bongiovanni, Presidente di Confcooperative Piemonte Nord, ha dichiarato: «Questo è il momento dei fatti, perché non si può più attendere. Il Consiglio Comunale di Torino ha riconosciuto la necessità di un adeguamento, ma oggi occorre dare seguito alle decisioni prese. Se non si interviene subito, molte realtà dovranno interrompere i servizi e questo avrà una ricaduta su lavoratori e famiglie. L’obiettivo immediato è superare questa emergenza e trovare le risorse per pagare le persone, ma subito dopo servirà sedersi intorno a un tavolo con tutti gli attori del territorio e stabilire un vero progetto per il welfare dei prossimi anni. Torino deve essere un laboratorio esemplare per nuovi modelli di collaborazione».
Confcooperative Piemonte chiede con urgenza una risposta dalle Istituzioni, come sottolineato da Mario Sacco, Presidente di Confcooperative Piemonte Sud e di Confcooperative Sanità Piemonte: «La nostra Regione è in ritardo nelle risposte e deve farsi carico della questione in modo responsabile, garantendo un progressivo adeguamento delle tariffe. Gli operatori sanitari non possono attendere, i nostri cari che necessitano dei servizi non possono aspettare. Non possiamo lasciare sole le imprese cooperative che stanno garantendo continuità ai servizi solo grazie al senso di responsabilità di soci e lavoratori. Ci siamo sempre messi a disposizione delle Istituzioni nel dialogo e nella costruzione, ma ora vogliamo azioni concrete».
“A rischio sono il lavoro delle persone e i servizi – hanno concluso i rappresentanti di Confcooperative – Aspettiamo a giorni risposte concrete e definitive da parte della Regione e degli Enti Locali. Diversamente saremo costretti ad attivare azioni pubbliche”.