Una rete di persone, esperienze e impegno civile ha unito il Piemonte in un lavoro silenzioso ma fondamentale: quello dei Garanti per le persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale. Ora che il Consiglio regionale del Piemonte ha pubblicato l’avviso per la designazione del nuovo garante regionale, con la conclusione del mandato di Bruno Mellano, la rete dei garanti territoriali chiede che la scelta non sia solo una valutazione di titoli, ma tenga conto del vissuto, dell’esperienza e della conoscenza profonda del mondo penitenziario.
"Il lavoro che un garante regionale è chiamato a svolgere", si legge nel documento firmato da Garanti in carica o già in carica in tutta la regione, "richiede un’approfondita conoscenza dei vari ambiti di privazione della libertà e in particolare del sistema penitenziario. Una conoscenza che molti di noi hanno maturato sul campo, spesso senza alcuna retribuzione, spinti solo dal senso di equità e giustizia verso un pianeta dimenticato quale è quello del carcere".
Dal 2016 i Garanti piemontesi hanno costruito, sotto il coordinamento di Bruno Mellano, un coordinamento regionale capace di dialogare con le istituzioni locali, il sistema penitenziario, l’esecuzione penale e il Garante nazionale. Una rete che ha fatto del Piemonte un unicum: è l’unica regione italiana in cui ogni città sede di carcere ha un proprio garante comunale. Da Torino nel 2004 fino a Novara nel 2016.
I firmatari chiedono alla Commissione Nomine del Consiglio regionale una valutazione trasparente e profonda: "Non si può ridurre tutto ai curricula: ciò che conta è anche quel patrimonio umano, culturale ed empatico costruito a contatto con chi vive la privazione della libertà e con chi ogni giorno lavora negli istituti penitenziari".
Hanno presentato la propria candidatura al ruolo di Garante regionale:
Nathalie Pisano (Novara), Raffaele Orso Giacone (Ivrea), Pietro Luca Oddo (Vercelli), Michela Revelli (Fossano), Sonia Caronni (già Biella), Rosanna Degiovanni (già Fossano), Alessandro Prandi (già Alba), Bruna Chiotti (già Saluzzo), Roswitha Flaibani (già Vercelli).
Hanno sottoscritto l’appello:
Monica Cristina Gallo (Torino), Silvia Magistrini (Verbania), Emilio De Vitto (Alba), Paolo Allemano (Saluzzo), Alice Bonivardo (già Alessandria), Alberto Valmaggia (Cuneo), Marisa Boccadelli (Biella), Paola Ferlauto (già Alba e Asti), Davide Petrini (già Alessandria), Paola Perinetto (già Ivrea), Manuela Leporati (già Vercelli), Mario Tretola (già Cuneo), Armando Michelizza (già Ivrea), Anna Cellamaro (già Asti), Marco Revelli (già Alessandria).
Una voce collettiva, dunque, che non rivendica privilegi, ma chiede coerenza tra ciò che si decide nei palazzi e ciò che accade tra le mura degli istituti. Perché – come scrivono – "non si gioca con la dignità delle persone private della libertà, e il Garante regionale non può essere solo una figura formale, ma una presenza vera, consapevole, competente. E profondamente umana".