Non solo la crisi. Le imprese piemontesi scoprono di avere un altro nemico insidioso: la solitudine. Lo svela la ricerca effettuata dal Censis per Compagnie delle Opere. Che è andata a esplorare un momento storico non banale.
“L’aggressività della Cina e dei dazi di Trump, l’approccio muscolare delle crisi internazionali in Medio Oriente e in Ucraina: sono tante le condizioni di difficoltà che oggi complicano l’attività degli imprenditori”, sottolinea Felice Vai, presidente di Cdo Piemonte e vicepresidente nazionale. “Mai come oggi l’imprenditore avverte una sensazione di solitudine: una paura legittima, ma non può rappresentare una barriera verso il futuro”.
Una generazione sparita
Tra le difficoltà che un imprenditore piemontese si trova ad affrontare, c’è l’effetto dell’inverno demografico: per ogni nato ne muoiono 7 in Piemonte e si perdono 200mila bambini ogni anno. E nei prossimi anni si pagherà un calo nella fascia tra i 12 e i 40 anni. In Piemonte, in particolare, negli ultimi 5 anni sono calati del 3,2% i titolari di impresa, ma sono addirittura del 14% i cali legati agli imprenditori tra i 30 e i 49 anni.
Crescono invece tra i 50 e i 69 anni (+5,8%) mentre sono stabili fino al 29 anni. Le province che pagano il conto più salato sono Biella e Vercelli. Chi invecchia di più opera invece a Torino (unica provincia in cui gli imprenditori sono aumentati nel quinquennio: +1,7%), Novara e Vco.
“C’è uno spirito del fare impresa che sta scivolando via - ammette Giorgio De Rita, segretario generale Censis - e se questo non vuol dire che i giovani non abbiano più voglia di fare impresa, è la loro dimensione numerica che sta diminuendo”.
Saltare da soli
Sentono poi il peso “di chi si trova a un salto di livello - prosegue - in cui bisogna ridisegnare un sistema che sia adeguato alla complessità che stiamo vivendo. E spesso servono spese e impegni che da soli è difficile affrontare”.
C’è poi la relazione con il territorio. “C’è chi si sente solo perché non riesce a restituire al territorio. Senza dimenticare l’importanza della qualità delle relazioni con fornitori, dipendenti e sistema creditizio: un’attività che richiede tempo, ma che sembra restituire risultati sempre più scarsi”.
“Siamo sensibili a questi temi, come Camera di Commercio - dice il vicepresidente Nicola Scarlatelli - condividere e collaborare è l’unico modo di intervenire. Un supporto necessario per sentirsi meno soli. Io rientro nel profilo che emerge dalla ricerca: la gestione dei corpi intermedi e l’uso del tempo nelle relazioni è stata la mia ricetta. E ho fatto rete con altre aziende, acquisendo elementi positivi che non si possono quantificare, ma valgono molto”.
“Lavorare insieme è fondamentale - concorda il governatore Alberto Cirio - ma non solo tra aziende: anche all’interno delle stesse aziende. Perché l’imprenditore ha la bussola, ma il manager ha la mappa”.
Giovani e donne
“Ci sono sfide che riguardano le donne e i giovani, in questa città, per questo le relazioni sono fondamentali in questa città - dice Michela Favaro, vicesindaco di Torino - Come città vogliamo creare un patto per il lavoro, per condividere obiettivi e orizzonti”.
Riuscire a mettersi insieme
“Il tessuto imprenditoriale del nostro territorio vive una flessione, legata anche al cambio generazionale - aggiunge il consigliere regionale Silvio Magliano - ma bisogna anche imparare a vincere la ritrosia nel mettersi insieme. Tante realtà associative e corpi intermedi stanno faticando: non bastano i servizi, ma bisogna puntare anche sull’unione delle persone. Si va ben oltre il profitto”.